di Giorgia Pilar Giorgi * e Domenico Letizia ** –
Dopo aver ritrovato l’indipendenza il governo dell’Azerbaigian ha definito come primari l’obiettivo della promozione di partenariati energetici con i paesi sviluppati e una politica volta a garantire sicurezza e diversificazione degli approvvigionamenti energetici. Fra i numerosi paesi con cui l’Azerbaigian ha stretto importanti legami commerciali e diplomatici emerge, come uno dei principali partner, l’Italia con una quota del 17,57 per cento. Da quando l’Italia ha riconosciuto l’indipendenza dell’Azerbaigian il 1 gennaio 1992, tra i due paesi si è instaurato un solido rapporto di amicizia e cooperazione economica e a oggi, il volume degli scambi commerciali ammonta a otto miliardi di dollari l’anno. L’Italia e l’Azerbaigian oggi sono sempre più vicini e, rispetto al 2016, il fatturato del commercio bilaterale è aumentato del 41,4 per cento. Sebbene gli scambi commerciali tra i due Paesi si basino in gran parte sull’esportazione dall’Azerbaigian verso l’Italia del petrolio e dei prodotti petroliferi, (attualmente l’Azerbaigian è uno dei più grandi fornitori di greggio dell’Italia), sono sempre di più le aziende italiane profondamente interessate al settore non petrolifero dell’Azerbaigian in particolare, agricoltura, trasformazione alimentare, trasporti, turismo, edilizia, tecnologie dell’informazione e altri settori. Negli anni della loro cooperazione, Azerbaigian e Italia hanno firmato molteplici documenti bilaterali fra cui: la Dichiarazione Congiunta sulla cooperazione economica del 25 settembre 1997 e, nello stesso anno, l’Accordo sul trasporto aereo e la Dichiarazione comune sulla cooperazione economica, il Protocollo sulla collaborazione tra i rispettivi ministeri degli Esteri del 1998, l’Accordo sulla prevenzione delle violazioni doganali del 2005, il Memorandum di Cooperazione Economica del luglio 2014.
Il governo dell’Italia ha giocato un ruolo importante nel processo decisionale relativo a due progetti concorrenti, il Trans Adriatic Pipeline (TAP) e il Nabucco, pensati per erodere la quota degli scambi detenuta sui mercati europei dalle esportazioni russe. Fermo restando la maggiore sostenibilità economica del TAP, questo progetto di gasdotto ha avuto la meglio sul Nabucco, troppo ambizioso e troppo legato a logiche politiche prima ancora che economiche, grazie anche al fermo sostegno assicurato dai rappresentanti governativi dei paesi coinvolti dal transito, fra cui per l’appunto l’Italia. Sostegno che si è tradotto presto in una riduzione dei rischi per gli investimenti nelle infrastrutture.
La realizzazione del progetto TAP (in realtà Btc/Tanap/Tap) fornirà all’Italia gas naturale proveniente dal grande giacimento di Shah Deniz e, a partire dal 2020, l’Italia riceverà 8 miliardi di metri cubi annui di gas. In questo modo aumenterà il ruolo dell’Italia nella regione come hub energetico per l’Europa. Tra le aziende partner di questo progetto spiccano per importanza l’azera SOCAR e l’italiana SNAM, mentre altre imprese italiane potranno intervenire e investire in qualità di sub-contractors.
Sono numerose le imprese italiane che operano come sub-contractors nel settore energetico in Azerbaigian. L’Eni partecipa con il 5% al progetto Baku-Tblisi-Ceyhan (BTC) che trasporta il greggio azerbaigiano in Turchia e verso i mercati mondiali, attraverso la Georgia, altro paese che recentemente ha rafforzato molto i rapporti economici e diplomatici con l’Italia. Nel corso del 2015-2016 sono stati firmati tre grandi contratti tra le azerbaigiane SOCAR e SOCAR POLYMER e le italiane MAIRE TECHNIMONT e TECHNIP nel settore energetico e petrolchimico, per un valore complessivo di oltre 500 milioni di Euro. Secondo tali contratti le imprese italiane svilupperanno, engineering, procurement and construction per la costruzione e la ricostruzione di impianti petrolchimici. Recentemente, l’italiana SAIPEM, insieme ai partner BOS, SHELF e STARGULF, ha ottenuto un contratto quinquennale del valore di 1.5 miliardi di dollari. I lavori consistono nel trasporto e nell’installazione di sofisticati e tecnologici sistemi di produzione, strutture sottomarine, posizionamento di cavi in fibra ottica e l’installazione di 90 chilometri di infrastrutture per oleodotti.
L’interesse mostrato da un numero sempre più crescente di aziende italiane, intenzionate a voler investire in Azerbaigian rivela come, sebbene l’impatto delle infrastrutture caspiche risulti marginale rispetto al volume dei consumi europei, attraverso la sua politica di diversificazione, l’Azerbaigian è in grado di moltiplicare i propri potenziali clienti e offrire un’alternativa alle forniture russe.
L’analisi delle relazioni tra i due paesi aiuta a comprendere la profonda amicizia e il proficuo rapporto di collaborazione economica che li lega e rivela come in futuro i loro destini continueranno a intrecciarsi anche grazie al processo di diversificazione economica in corso nel Paese che, già ora, permette alle imprese italiane di poter diffondere e far conoscere le eccellenze e le potenzialità del “Made in Italy”.
* Analyst and Researcher Energy Security and Unresolved Conflicts in the South Caucasus. Political Analyst dell’Associazione “Amici dell’Azerbaigian Centro Sud Italia.
** Political Analyst e Pubblicista. Presidente dell’Associazione “Amici dell’Azerbaigian Centro Sud Italia”.