Kazakistan. Nulla di fatto al vertice dei leader dell’Asia centrale sulla sicurezza

di Alberto Galvi

I leader dell’Asia centrale si sono incontrati il 21 luglio scorso a Cholpon-Ata, nella regione di Issyk-Kul del Kirghizistan, per la quarta riunione consultiva dei capi di Stato dei paesi dell’Asia centrale: Emomali Rahmon del Tagikistan, Sadyr Japarov del Kirghizistan, Serdar Berdimuhamedov del Turkmenistan, Kassym-Jomart Tokayev del Kazakistan e Shavkat Mirziyoyev dell’Uzbekistan. Il vertice si è svolto mentre la Russia, lo storico partner strategico della regione, sta conducendo una guerra in Ucraina e per questo deve affrontare severe sanzioni occidentali che ne minano l’economia.
Dall’ultimo vertice in Turkmenistan, due dei cinque paesi dell’Asia centrale, Kazakistan e Uzbekistan, sono stati scossi dal cambio di potere nel vicino Afghanistan e dai rischi derivanti dalla presenza di gruppi terroristici, che rappresentano una minaccia per l’intera regione. In questo contesto, è abbastanza comprensibile che i capi di Stato abbiano mostrato la loro determinazione a portare avanti la cooperazione in materia di sicurezza. I leader delle cinque nazioni dell’Asia centrale si sono mossi verso una cooperazione più stretta, ma rimangono ben lontani dalla comunità integrata che è stata un obiettivo nella regione per decenni.
Il presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev e i presidenti di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan hanno sottolineato i progressi compiuti in materia di legami economici e connettività, clima ed energia verde, turismo, condivisione dell’acqua e investimenti nell’energia idroelettrica. Le speranze di una maggiore cooperazione tra i cinque paesi dell’Asia centrale nel prossimo futuro sono state deluse quando il Tagikistan e il Turkmenistan hanno rifiutato di firmare un nuovo accordo di amicizia e cooperazione.
Questo vertice sarebbe stata un’opportunità per i paesi dell’Asia centrale per una maggiore unità e cooperazione senza bisogno di fare affidamento su Cina e Russia.