Kurdistan. Il governo sciita di Baghdad compatto contro i curdi

di Shorsh Surme

I curdi hanno dato una risposta netta al referendum sull’indipendenza con un “sì” che ha trionfato con il 92,73% delle preferenze, per realizzare il loro sogno di un kurdistan libero ed indipendente, per dire basta ai massacri e ai genocidi, ma soprattutto per dare una risposta ai 182mila desaparecidos curdi (donne, bambini, disabili, anziani e malati) che con la maladdetta operazione al-Anfal (il Bottino) sono stati sepolti anche vivi nel desserto iracheno, come pure ai 5mila gasati nella cittadina di Halabja, nel 1988.
Gli ayatollah iracheni, in prims Haider al-Abadi, primo ministro iracheno che non dorme più dal 25 settembre, continua con le sue minacce alla Regione del Kurdistan. E’ addirittura arrivato a dire che bisogna catturare Massoud Barzani, il presidente della Regione del Kurdistan, ed ha descritto il voto come “incostituzionale”; non solo: il gruppo sciita al parlamento iracheno ha chiesto sia l’arresto dei parlamentari curdi sia il ritiro di tutte le missioni diplomatiche ad Erbil, la capitale della Regione del Kurdistan .
Il parlamento a maggioranza sciita, il Consiglio Supremo per la Rivoluzione Islamica in Iraq (Sciri) e del Partito islamico Da’wa (Appello), entrambi con forti legami con l’Iran. hanno invitato il governo iracheno a chiudere tutte le frontiere internazionali con il Kurdistan e hanno chiesto ai vicini iracheni di bloccare l’esportazione di merci verso la regione del Kurdistan. infine hanno chiesto al governo di adottare misure per far rispettare gli ordini emessi dal governo iracheno, dal legislatore e dalla magistratura. Ciò includerebbe la decisione fatta all’inizio di questo mese di rimuovere il governatore della città curda di Kirkuk, Najmaldin Karim, dal suo posto per aver tenuto il voto nella città ricca di petrolio.
Bisogna dire che nessuno si aspettava questa rezione da parte di un governo sciita, prima guidato da al-Maliki e poi da al-Abadi, i quali fino 2003 erano sostenuti dai curdi e conducevano la loro lotta proprio dal territorio del Kurdistan,