La seta al centro dei rapporti tra Italia e Uzbekistan

di Domenico Letizia *

Si è svolta a Roma presso la sede dell’ambasciata della Repubblica dell’Uzbekistan un briefing dedicato allo sviluppo contemporaneo del settore della seta in Uzbekistan e ai progetti bilaterali commerciali reciprocamente vantaggiosi e d’investimento tra Italia e Uzbekistan. L’evento è stato presieduto dal presidente del Consiglio dell’associazione “Uzbekipaksanoat” responsabile dell’intera industria della seta dell’Uzbekistan, Bakhrom Sharipov, che nel suo intervento ha riservato una particolare attenzione agli aspetti riguardanti l’organizzazione delle visite d’affari per gli imprenditori interessati al settore della seta, delle produzioni congiunte e alla modernizzazione degli impianti in Uzbekistan. Ai lavori ha partecipato anche il console onorario della Repubblica dell’Uzbekistan in Caserta, avvocato Vittorio Giorgi. Oggi, più di 80 milioni di piantagioni lineari e 51 mila ettari di piantagioni di gelso forniscono allevamento di 450 mila scatole dei bachi da seta che producono circa 26 mila tonnellate di bozzoli dei bachi da seta. Ogni anno l’Uzbekistan importa dalle 230 alle 250 mila scatole di uova di baco, per coprire il deficit fino al 50% del fabbisogno del settore. L’associazione “Uzbekipaksanoat” sta lavorando alla creazione di cinque società regionali con la partecipazione delle banche, e con l’assegnazione dei settori di attività economiche delle imprese regionali del settore che assicurano il coordinamento del lavoro:

– “Zhanubipaksanoat” (fondata dalla società Bukhara Brilliant Silk e altre organizzazioni del settore nelle regioni di Bukhara, Kashkadarya e Surkhandarya);
– “Shimolipaksanoat” (“Asaka Bank” e le organizzazioni nelle regioni di Karakalpakstan e Khorezm);
– “Markazipaksanoat” (“Agrobank” e le organizzazioni nelle regioni di Samarcanda, Navoi e Jizzakh);
– “Vodiyipaksanoat” (Banca nazionale per gli affari economici esteri e organizzazioni nelle regioni di Ferghana, Andijan e Namangan);
– “Toshkentipaksanoat” (“Uzpromstroybank” e le organizzazione nelle regioni di Tashkent e Syrdarya).

Il quadro generale legato alla lavorazione e produzione della seta e la riforma dell’industria della seta, che sta conoscendo un rapido sviluppo grazie alla presidenza Shavkat Mirziyoyev, prevede la creazione di un’unica catena completa organizzativa e tecnologica per lo sviluppo intensivo delle riserve alimentari, il miglioramento dei processi di allevamento e raccolta dei bozzoli, l’introduzione di metodi efficaci di produzione e trasformazione di bozzoli, seta grezza, filati di seta, stabilendo la produzione di prodotti finiti di seta e aumentando il potenziale d’esportazione. La collaborazione Italia Uzbekistan soprattutto nel settore dei macchinari, della formazione del personale e dell’esperienza nel settore risulta essenziale. L’Uzbekistan punta all’Italia per l’acquisizione di capitale e conoscenza che possano far crescere il settore attraverso la modernizzazione tecnologica delle imprese esistenti. Nel quinquennio 2017-2021 è prevista l’attuazione delle misure tese allo sviluppo dell’industria della seta, alle politiche d’investimento, risorse scientifiche, tecnologiche e di esportazione, al pieno sostegno del quadro normativo. A tal fine, è stato creato un gruppo speciale di lavoro e approvata una risoluzione importante per gli imprenditori esteri. La risoluzione prevede delle esenzioni dal pagamento dell’imposta unica e sociale fino al 1 gennaio 2023 per le organizzazioni che producono bozzoli dei bachi da seta, e le esenzioni doganali sulle attrezzature e materiali importati. Inoltre, si prevede di esonerare dal pagamento dell’IRPEF i lavoratori a domicilio, impegnati nella coltivazione di bozzoli vivi. Per i lavoratori di bachicoltura e lavoratori a domicilio il periodo di lavoro stagionale verrà contato come un anno lavorativo ai fini della determinazione della pensione. Le origini della bachicoltura sono molto antiche se si pensa che in Cina già dal III millennio si utilizzava il baco per il filo che prese il nome di seta. Anche i Romani conoscevano la seta e la usavano per il loro abbigliamento. Marco Aurelio inviò una spedizione in Oriente per ottenere il segreto dell’allevamento senza però riuscirvi. La bachicoltura si diffuse in India nei primi secoli dell’era attuale e, nel sec. VI, fu introdotta in Europa. In un primo tempo la bachicoltura fu limitata alle sole aree sudorientali dell’Impero bizantino; successivamente si estese in Grecia, in Italia e in Francia; quindi, dall’Asia, Europa e Africa nel resto del mondo. L’Italia, dove l’allevamento del baco da seta fu introdotto per iniziativa di Ruggero II, re di Sicilia, divenne ben presto il principale produttore europeo di bachi da seta. Seppure limitata, la bachicoltura ebbe notevole importanza economica fino a circa venti anni fa; la diffusione di fibre sintetiche artificiali e la carenza di manodopera specializzata hanno causato una notevole crisi di questo settore. Il maggior produttore europeo è la Bulgaria, seguita dalla Romania, dalla Grecia e dall’Italia. Allo scopo di assicurare la sopravvivenza di questa produzione, tipica di alcuni Paesi aderenti alla Comunità Europea, la Politica Agricola Comune (PAC) concede particolari aiuti agli allevatori. In tale settore l’incrocio tra Italia e Uzbekistan potrebbe essere vitale per riavviare anche la produzione tipica in Italia e trasferendo l’esperienza italiana del settore agli imprenditori e alle istituzioni proposte in Uzbekistan. Nell’affermare tale visione, importante è stato il contributo del Console Vittorio Giorgi che ha ricordato l’importanza di Caserta in tale settore. Nata come riserva di caccia, il Complesso Monumentale del Belvedere di S. Leucio, Caserta, chiamato “Belvedere” per la vista panoramica sulle campagne, il Vesuvio e Capri, si trasformò nel 1178 in una fabbrica della seta, una sorta di comunità con tanto di case e scuole il cui funzionamento era legato ad uno specifico Codice delle leggi che sanciva l’autonomia del piccolo borgo e ne regolamentava il funzionamento. All’interno di questa città/fabbrica si svolgevano tutte le fasi del processo produttivo, dall’allevamento dei bachi da seta alla produzione del prodotto finale. La richiesta dei manufatti in seta era davvero cospicua, il mondo intero acquistava questi tessuti che uscivano dalla “Real Colonia Serica di San Leucio”, pezzi unici, sublimi tra tende, arazzi e broccati in grado di vestire ogni dimora di eleganza: basti pensare che validi esemplari di seta di San Leucio tutt’oggi arredano la Reggia di Caserta oltre alle stanze del Vaticano, al Quirinale e ancora lo Studio Ovale della Casa Bianca nonché le bandiere, comprese quelle che sventolano a Buckingham Palace. Oggi, a San Leucio vivono e lavorano alcune società raggruppate nel Consorzio San Leucio Silk, presieduto dall’ingegnere Gustavo Ascione e il marchio del Consorzio è di proprietà della locale Camera di Commercio. Attualmente, nel Palazzo del Belvedere sorge il “Museo della seta”, un prezioso contenitore di meraviglie che permette di rivivere e ripercorrere le tappe salienti del successo serico di questa realtà, tra antichi macchinari, telai, manufatti, torcitoi o ancora mediante la visita degli appartamenti reali con sale affrescate, i giardini del Belvedere e la Casa del Tessitore, valido esempio di abitazione operaia. Tale esperienza storica della provincia di Caserta dovrebbe essere rivitalizzata grazie al contributo che potrebbe nascere tra imprese casertane e uzbeke, per la valorizzazione non solo commerciale di tale patrimonio storico e di conoscenza legato alla lavorazione e alla produzione della seta. Durante l’autunno in collaborazione con l’Ambasciata dell’Uzbekistan e ​Rustam Kayumov, segretario e incaricato d’Affari Ambasciata, si prevedono alcune missioni commerciali per gli imprenditori e gli analisti del settore interessati al settore della seta. Oggi l’Uzbekistan è il terzo produttore di seta più grande del mondo, dopo la Cina e l’India. Il suo centro della seta è l’Uzbekistan orientale. Bakhrom Sharipov, inoltre, ha sottolineato l’importanza economica dell’Uzbekistan in rapporto alla seta e alla Cina, elencando, dati alla mano, tutti i vantaggi per le imprese italiane nell’investire direttamente in Uzbekistan e non in India o in Cina. La Cina, ricorda sempre il ministro, acquista la seta dall’Uzbekistan per poi rivendere il prodotto finito in Europa. Una sincera e concreta collaborazione tra Italia e Uzbekistan potrebbe bypassare tale rapporto con la Cina e sviluppare un prodotto di eccellenza, dai costi più contenuti e frutto della collaborazione storica, di conoscenza e manageriale tra la nostra penisola e la perla centroasiatica.

*Presidente dell’Istituto di Ricerca di Economia e Politica Internazionale (Irepi).