La Terra si surriscalda: siccità e poche piogge sono sotto gli occhi di tutti

di C. Alessandro Mauceri

fameNei giorni scorsi, in un’intervista a Euronews, Christiana Figueres, responsabile delle Nazioni Unite per il clima, ha detto che l’accordo sottoscritto dai paesi che hanno partecipato al COP21 di Parigi “si fonda su basi molto solide”. E ha aggiunto che “Abbiamo 188 contributi in materia di cambiamento climatico, circa 188 paesi che studiano, dal punto di vista dei loro interessi nazionali”.
Il problema è che gli “interessi nazionali” spesso sono basati più sulle pressioni delle grandi aziende che sulla presa di coscienza delle condizioni del pianeta e delle cause.
Gli eventi che dimostrano che il pianeta versa in condizioni ben più gravi di quelle presentate e che le promesse fatte (ammesso che mai saranno trasformate in realtà) sono solo dei palliativi, sono già sotto gli occhi di tutti.
In alcune regioni del nord, dell’est e del sud dell’Etiopia la siccità è già oggi un problema di vita o di morte per milioni di persone: in molte regioni servono due giorni di cammino solo per raccogliere l’acqua necessaria a dissetare la propria famiglia e i propri animali. È la “peggiore siccità che abbia colpito il Paese negli ultimi trent’anni” come ha denunciato Oxfam. E nei prossimi mesi la situazione non potrà che peggiorare: secondo il governo etiope, quest’anno 10,2 milioni di persone necessiteranno di assistenza umanitaria.
Lo stesso dall’altra parte del pianeta. In Tasmania, a causa della temperatura elevata e della siccità, le foreste stanno andando a fuoco. “Stanno morendo alberi millenari. Il suolo che brucia in questi giorni ha bisogno di più di mille anni per formarsi”, ha detto David Bowman, professore di biologia dei cambiamenti climatici all’università della Tasmania. “Siamo ormai in un luogo diverso”, ha aggiunto, “Temo che dobbiamo semplicemente accettare l’idea che sia stato superato un punto di non ritorno. Ecco che aspetto hanno i cambiamenti climatici”. Gli incendi sono stati preceduti e aggravati dalla presenza di due eventi climatici naturali: il dipolo (la variazione di temperatura sulla superficie dell’acqua) nell’oceano Indiano ed El Niño nel Pacifico.
E anche in Australia il riscaldamento climatico sta provocando incendi catastrofici. “Ci saranno più incendi, su aree più ampie, con maggiore frequenza e intensità” ha detto David Lindenmayer, professore d’ecologia e biologia della conservazione all’Australian national university di Canberra.
Stando a un recente rapporto delle Nazioni Unite, la temperatura sta aumentando su tutta la Terra e più velocemente di quanto pensano i politici che hanno preso parte alla riunione di Parigi: il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1880. Come ha detto Compton Tucker, ricercatore della NASA, “Il 2015 sarebbe stato l’anno più caldo mai registrato anche senza ‘El Nino’, tuttavia la sua presenza a partire dalla fine 2015 ha spinto le temperature globali ancora più in alto rispetto a quello che si sarebbe verificato”.
“Ci sono già molte iniziative e azioni in corso, dunque l’implementazione in parte è fatta. Bisogna solo assicurarsi che tutto continui secondo i piani. E poi, a un livello più alto, bisogna far convergere la forza e lo slancio della tecnologia, della finanza e la politica, alla de-carbonizzazione”, ha detto la Figueres.
Peccato che a smentire il suo ottimismo sia la stessa FAO. Secondo gli esperti i cambiamenti climatici avranno ripercussioni significative sulle produzioni di alimenti in Africa meridionale e “potrebbe avere un forte impatto sulla situazione della sicurezza alimentare” già nel 2016. Ed anche il Sudafrica, che di solito esporta alimentari, si è trovato costretto a importare sei milioni di tonnellate di mais. Cambiamenti che avverranno molto prima di quando i politici di Parigi hanno deciso di cominciare a fare i primi passi per la riduzione dell’aumento della temperatura del pianeta. Ma conseguenze immediate si avranno anche sulla produzione agricola nel nord dell’Australia, in parti dell’Indonesia e in una vasta fascia del Centro America e del Brasile.
Ma i segnali che questi cambiamenti stanno avvenendo più rapidamente di quanto si pensasse sono evidenti anche in Europa e in Italia. Nei giorni scorsi, la quota dello zero termico (ovvero la quota in cui si registrano 0° C in libera atmosfera) era simile a quella che solitamente viene raggiunta a Luglio: 4200 metri s.l.m. in Sardegna, in altre regioni più in basso, tra 3700 e 4000 metri. Un valore che è più del doppio di quello che sarebbe normale attendersi in questo periodo in Italia, 2200/2000 metri.
La conseguenza immediata sono minori piogge: in Italia si è avuto un -90 per cento di precipitazioni nel mese di novembre, -87 per cento nel mese di dicembre e -67 per cento nel mese di gennaio.
E le conseguenze non tardano a farsi sentire: molti bacini idrici sono vuoti (in questo periodo dovrebbero essere quasi colmi) anche in regioni generalmente piovose. A Udine non piove da troppo tempo e a Treviso l’Ats ha lanciato un appello per ridurre i consumi di acqua per non consumare tutte le riserve.
Secondo alcuni studi, l’inquinamento globale è così elevato che, rispetto a quanto avveniva solo pochi decenni fa, il 30 per cento dei raggi del sole non riesce più a passare. Si tratta di quello che gli scienziati chiamano “global dimming”, ossia “oscuramento globale”. Le precipitazioni diminuiscono a causa dell’eccessiva quantità di nuclei di condensazione e della loro dimensione troppo ridotta. Ciò impedisce la formazione di gocce abbastanza grosse e pesanti da trasformarsi in “pioggia”. Se a questo si aggiungono fenomeni come l’evapotraspirazione, il calo del vento e molti altri tutti riconducibili, in un modo o nell’altro, all’eccessivo inquinamento del pianeta, la situazione appare tutt’altro che rassicurante.
E far fronte a questi fenomeni richiederà interventi costosi. In Etiopia, ad esempio, è stato stimato che questa improvvisa siccità aumentata costerà non meno di 1,4 miliardi di dollari.
La Terra sta cambiando e anche chi dice che va tutto bene e che “l’accordo di Parigi si fonda su basi solide”, presto dovranno ammettere che non era vero.