La Turchia sospende le relazioni con l’Olanda. Ma sono screzi da propaganda elettorale

di Francesco Cirillo –

La crisi diplomatica tra la Turchia e l’Olanda è arrivata al punto di rottura, con Ankara che, per voce del vicepremier Numan Kurtulmus, ha ufficialmente chiuso le relazioni diplomatiche con il paese europeo. Il governo turco ha dichiarato inoltre che verranno attuate diverse misure di ritorsione tra cui la sospensione ad alto livello dei rapporti diplomatici e la chiusura dello spazio aereo turco ai diplomatici olandesi. Sempre il governo ha impedito inoltre il rientro nella capitale turca dell’ambasciatore olandese Cornelis Van Ri da una vacanza all’estero ed ha annunciato che chiederà di abrogare il Trattato di amicizia turco-olandese.
Il ministro degli Affari europei turco, Omar Celik, ha affermato che “La Turchia dovrebbe riesaminare la clausola sul transito per via terra” dell’accordo sul trattenimento dei migranti, ed è stato fatto sapere che verranno inoltrate proteste ufficiali all’Onu, all’Osce e al Consiglio d’Europa.
Alla base della schermaglia vi è il doppio caso di divieto agli esponenti del governo turco imposto dal premier Mark Rutte di tenere comizi in Olanda in vista del referendum costituzionale in senso presidenzialista che si terrà a breve in Turchia, voluto dal presidente Recep Tap Erdogan.
All’aereo del ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, che sarebbe dovuto intervenire a Rotterdam, è stato impedito l’atterraggio, mentre la ministra turca della Famiglia Fatma Betul Sayan Kaya è stata espulsa in quanto ospite “indesiderata”.
Domani in Olanda si vota per le politiche ed un atteggiamento ferreo nei confronti del “sultanato” turco sta aiutando i popolari di Rutte a tornare in vantaggio sull’estrema destra xenofobica ed islamofobica di Geert Wilders, ma le parole girate sono grosse, anche perché il proposito del primo ministro olandese di mostrare un filino di nazionalismo (senza essere “sovranista”) si è consolidato con quello turco, paese chiamato a decidere su una riforma che se approvata prevederebbe il passaggio al presidenzialismo ed Erdogan diverrebbe di fatto il “sultano” del paese, con la permanenza al potere garantita fino al 2029.
Pesanti le parole volate, al di là delle minacce di azioni diplomatiche e commerciali che, passate le consultazioni elettorali, con tutta probabilità rientreranno, anche perché la Turchia ha una lunga letteratura di parole grosse che poi non si sono tradotte nei fatti: il presidente Erdogan ha definito il comportamento dell’Olanda “fascista”, “nazista” e “anti-democratico”, un’offesa per l’Olanda alla quale ha risposto Rutte affermando che si tratta di “affermazioni folli” in quanto “l’Olanda è stata bombardata dai nazisti”.
L’Olanda è il principale esportatore europeo in Turchia con oltre 4 miliardi di euro l’anno, mentre importa dalla Turchia beni per 1,6 miliardi; ogni anno sono 1,2 milioni gli olandesi che si recano per turismo in Anatolia o a Istambul: un giro di affari enorme, che difficilmente verrà schiacciato da qualche screzio da propaganda elettorale.