Le ambizioni neo-ottomaniste di Erdogan nella regione

di Francesco Cirillo

erdogan putin 2 grandeLe purghe di Erdogan sembrano non avere fine. L’arresto dei deputati curdi e la chiusura del quotidiano laico Cumhuriyet sono l’ennesima prova della deriva autoritaria del presidente turco. Il fallito golpe del 15 luglio e la repressione compiuta da Recep Tayyp Erdogan dimostrano il disegno neo-ottomanosta del “sultano” turco. Il fronte kemalista, cioè quello laico, in tre mesi è stato duramente ridimensionato e l’opposizione non sembra in grado di contrastare il potere del presidente.
Mentre continua la guerra contro il Pkk e mentre l’operazione militare in Siria sta ottenendo il successo sperato, Ankara si prepara alle prossime tre mosse: l’attuazione di una cooperazione russo-turca in Medio Oriente, l’inizio di una possibile invasione preventiva del Kurdistan iracheno e la modifica della costituzione per una forma repubblicana di stampo presidenziale, con tanto di referendum che ne confermi le modifiche.
Se l’ultimo punto per Erdogan è normale amministrazione, la possibile invasione o invio di truppe turche nel nord dell’Iraq è la mossa più pericolosa della sua politica estera.
Baghdad ha anche di recente condannato la presenza di truppe di Ankara sul territorio iracheno nelle vicinanze di Mosul, ed in tutta risposta dalla Turchia è stato risposto che le proteste irachene erano solo aria.
L’assedio di Mosul ha riacceso lo scontro Ankara-Baghdad. Le forze alleate anti-Isis, formalmente sotto comando Iracheno, hanno affermato che non avrebbero acconsentito alla presenza di truppe turche nella battaglia per liberare la città dalla presenza dei miliziani del califfato.
Agenzie di stampa hanno diffuso la notizia che diverse unità militari turche, composte da mezzi blindati e carri armati , sono affluite al confine turco-iracheno pronte ad entrare in Iraq come in Siria. Erdogan considera la città di Mosul parte integrante della sfera di influenza turca e teme che la stessa possa diventare una possibile roccaforte del Pkk da utilizzare come quartier generale per compiere attentati nel paese. Per realizzare il progetto Erdogan ha tuttavia bisogno di due alleati, cioè laRussia e l’Iran.
Il riavvicinamento a Mosca è stato raggiunto tra agosto e ottobre del 2016. Il disgelo dei rapporti, complice il sostegno del Cremlino al presidente Erdogan contro i golpisti, ha rafforzato i rapporti tra i due paesi. L’Intesa è stata suggellata con la ratifica dell’accordo commerciale per la costruzione del Turkish Stream, il gasdotto che dovrebbe portare il gas dalla Russia all’Italia del sud, che attraversa sia la Turchia sia la penisola balcanica. Altro obiettivo futuro dell’asse Mosca-Ankara è una possibile cooperazione militare tra i due paesi, come pure venire a capo delle questioni Isis e crisi siriana. Il riavvicinamento a Vladimir Putin rafforza le possibilità di far rimanere il presidente siriano Bashar al-Assad a Damasco.
Erdogan desidera far diventare la Turchia una potenza regionale del Medio Oriente e il nuovo “arbitro” per le controversie tra i paesi del mondo arabo, togliendo sia agli Usa sia all’Egitto quel ruolo.