Libertà di stampa. Perchè serve una Giornata…

di C. Alessandro Mauceri

giornalismoIl 3 maggio è la Giornata Internazionale per la Libertà di Stampa. Negli ultimi 23 anni, da quando, cioè, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dedicato questo giorno a questo tema, i problemi legati all’informazione e i rischi che comporta il mestiere di giornalista non sono migliorati.
Fatta eccezione per pochi paesi (sempre gli stessi: Finlandia, Paesi Bassi, Norvegia, Danimarca), e per poche eccezioni (come il Costarica, al sesto posto, o la Giamaica, al decimo), la situazione generale è grave e in netto peggioramento.
Alcuni dei paesi che, essendo piloni dell’economia mondiale, rivestono un ruolo fondamentale su tutte le decisioni globali, occupano le ultime posizioni della classifica. Come la Cina (176esima) o l’Arabia Saudita (165esima) o la Russia (148esima). E anche molti paesi, che pure si ergono a paladini della “democrazia” e del “vivere civile”, sono molto indietro in questa graduatoria: la Gran Bretagna è solo al 38esimo posto, gli Stati Uniti al 41esimo.
Non a caso nei giorni scorsi Reporters sans frontières (Rsf), che da sempre è in prima linea nel giornalismo d’inchiesta, ha lanciato una campagna da titolo “Un anno eccezionale per la censura”. In quasi tutti i paesi del mondo ormai si registrano casi di attacchi e di violenze nei confronti dei giornali e dei giornalisti “scomodi”. Attacchi che, in poche occasioni, riempiono i media per settimane (chi non ricorda l’attentato alla sede del giornale francese Charlie Hebdo?), ma che nella maggior parte dei casi non vengono neanche riportati dai tg: redazioni bombardate, come è avvenuto in Burundi; giornalisti arrestati o rinviati a processo perché scomodi ad un regime, come quello che vige in Turchia – 151esima su 180 paesi, che, però, fa comodo alla comunità internazionale; blogger condannati a frustate in piazza solo per aver espresso la propria opinione; iniziative di “rieducazione” nei campi militari in Thailandia – 136esima. L’Iran, che pure nell’ultima visita il premier Renzi ha lodato ampiamente, occupa uno degli ultimi posti in questa classifica, il 169esimo.
A proposito dell’Italia, non ha sorpreso la perdita di altre tre posizioni del Bel Paese nella classifica mondiale della libertà di stampa realizzata da Reporters sans frontières.
l’Italia è passata dal 74mo al 77mo posto. I ricercatori parlano di un livello “preoccupante” di violenza contro i giornalisti e, se servisse una conferma, questa è data dal fatto che pochi media ne hanno parlato. Dati confermati da un’altra ricerca, l’Index on Censorship’s Mapping Media Freedom, sulla tutela della libertà di informazione ed espressione in Europa, che, ha registrato in Italia ben 38 casi di minacce a giornalisti da maggio a settembre 2015.
Quello legato al controllo (e spesso alla negazione) dell’informazione non è un problema secondario , come certamente qualcuno dirà in Tv o sui social network….: la limitazione alla libertà di stampa comporta una intrinseca violazione dell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani, ovvero il diritto alla ricerca, alla ricezione e alla diffusione di informazioni attraverso ogni mezzo e senza frontiere.
Che la situazione sia ben più grave di quanto appaia lo confermano le parole dell’Alto rappresentante Federica Mogherini, che ha ribadito che “l’Europa intende ricordare i principi di mantenimento e promozione per una stampa indipendente, pluralista e libera; valori essenziali per lo sviluppo e il mantenimento sia della democrazia in una nazione, che per lo sviluppo economico”.
“Si tratta di un componente chiave della governance democratica e dello sviluppo”, ha affermato, “e le persone hanno bisogno di essere pienamente informate per potersi creare un parere personale, e di conseguenza partecipare ai processi decisionali che riguardano la loro vita”.
È significativo che non abbia detto niente proprio della situazione nel paese che dovrebbe conoscere meglio, l’Italia.
Ben più chiaro il commento di due eurodeputate socialiste, Elena Valenciano e Silvia Costa: “Nel mondo interconnesso di oggi, tra le varie crisi umanitarie, economiche e politiche, il libero accesso alle informazioni è più importante che mai”, “il 13 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi in cui i media sono considerati liberi, mentre l’intimidazione e la violenza fisica contro i giornalisti sono in aumento”.
Non sorprende, visti questi risultati, quanto è emerso da un recente studio, condotto negli USA da Career Cast: quella di giornalista è la peggiore tra tutte le professioni. Secondo la ricerca, i reporter che lavorano per i media hanno “poche prospettive di lavoro, bassi salari e il settore è stato caratterizzato negli ultimi anni dai licenziamenti”. La classifica, stilata considerando parametri come l’ambiente di lavoro, il livello di stress, la richiesta e la possibilità di essere assunti, oltre al guadagno medio, ha confermato (e per il terzo anno consecutivo), che quello di giornalista non è un lavoro ambito e che da soddisfazione. Meglio, secondo i ricercatori, il pompiere, il commerciante o il tassista.

La lista di Reporter senza frontiere:

La classifica:

1 Finlande
2 Pays-Bas
3 Norvège
4 Danemark
5 Nouvelle-Zélande
6 Costa Rica
7 Suisse
8 Suède
9 Irlande
10 Jamaïque
11 Autriche
12 Slovaquie
13 Belgique
14 Estonie
15 Luxembourg
16 Allemagne
17 Namibie
18 Canada
19 Islande
20 Uruguay
21 République Tchèque
22 Surinam
23 Portugal
24 Lettonie
25 Australie
26 Ghana
29 Samoa
31 Chili
32 Cap-Vert
34 Espagne
35 Lituanie
36 Bélize
37 Tonga
38 Royaume-Uni
39 Afrique du Sud
40 Slovénie
41 États-Unis
42 Burkina Faso
43 Botswana
44 Trinité-et-Tobago
45 France
46 Malte
47 Pologne
48 Mauritanie
49 Roumanie
50 Comores
51 Taïwan
52 Niger
53 Haïti
54 Argentine
55 Papouasie-Nouvelle-Guinée
56 Madagascar
57 Guyana
58 Salvador
59 Serbie
60 Mongolie
61 Maurice
62 République Dominicaine
63 Croatie
64 Géorgie
65 Sénégal
66 Malawi
67 Hongrie
68 Bosnie-Herzégovine
69 Hong Kong
70 Corée du Sud
71 Tanzanie
72 Japon
73 Lesotho
74 Arménie
75 Nicaragua
76 Moldavie
77 Italie
78 Bénin
79 Guinée-Bissau
81 Chypre
82 Albanie
83 Sierra Leone
84 Pérou
85 Kirghizistan
86 Côte d’Ivoire
87 Mozambique
88 Togo
89 Grèce
91 Panama
93 Liberia
94 Bhoutan
95 Kenya
96 Tunisie
97 Bolivie
98 Liban
99 Timor oriental
100 Gabon
101 Israël
102 Ouganda
103 Koweït
104 Brésil
105 Népal
106 Monténégro
107 Ukraine
108 Guinée
109 Équateur
110 République Centrafricaine
111 Paraguay
113 Bulgarie
114 Zambie
115 Congo-Brazzaville
116 Nigeria
117 Qatar
118 Macédoine
119 Emirats Arabes Unis
120 Afghanistan
121 Guatemala
122 Mali
123 Angola
124 Zimbabwe
125 Oman
126 Cameroun
127 Tchad
128 Cambodge
129 Algérie
130 Indonésie
131 Maroc
132 Palestine
133 Inde
134 Colombie
135 Jordanie
136 Thaïlande
137 Honduras
138 Philippines
139 Venezuela
140 Soudan du Sud
141 Sri Lanka
142 Ethiopie
143 Birmanie
144 Bangladesh
145 Gambie3
146 Malaisie
147 Pakistan
148 Russie
149 Mexique
150 Tadjikistan
151 Turquie
152 RD Congo
153 Swaziland
154 Singapour
155 Brunei
156 Burundi
157 Bélarus
158 Irak
159 Egypte
160 Kazakhstan
161 Rwanda
162 Bahreïn6
163 Azerbaïdjan
164 Libye
165 Arabie Saoudite
166 Ouzbékistan
167 Somalie
168 Guinée Équatoriale
169 Iran
170 Yémen
171 Cuba
172 Djibouti
173 Laos
174 Soudan
175 Vietnam
176 Chine
177 Syrie
178 Turkménistan
179 Corée du Nord
180 Erythrée