Libia. 7mo anniversario del 17 Febbraio. “Dalla Rivoluzione alla costruzione dello Stato”, ma la strada è ancora lunga

di Vanessa Tomassini

Esattamente sette anni fa, il 17 febbraio 2011, iniziava la guerra civile in Libia tra le forze lealiste del leader delle masse Muammar Gheddafi e quelle dei rivoltosi, riunite nel Consiglio nazionale di Transizione. È un anniversario in sordina, silenzioso nonostante i soldi spesi per allestire piazze e accendere luci nelle maggiori città come Tripoli e Misurata. “Ho visto alcuni celebrare, vorrei chiedere loro cosa stanno festeggiando. Perché?”, scrive un giovane libico su Facebook. “Sono stata da sempre una sostenitrice della Rivoluzione del 17 Febbraio, ma preferisco rispettare i morti che sono caduti in questi 7 anni senza motivo”, recita un altro post. Un anniversario dai toni pacati, quasi in sordina, perché quel conflitto in realtà non è mai finito e non c’è alcun vincitore.
“In questo settimo anniversario della Rivoluzione del 17 febbraio – scrive Unsmil, la missione di supporto in Libia delle Nazioni Unite nel suo messaggio al popolo libico – ricorda i sacrifici che i libici hanno fatto per vivere in dignità e in uno stato con istituzioni capaci, e ricorda che l’interesse nazionale sorge al di sopra di ogni considerazione, che la tolleranza è una virtù e che attraverso l’unità i libici possono sviluppare e elevare il loro paese. Unsmil rinnova il suo impegno a lavorare con tutta la Libia per far progredire il processo politico, porre fine alla successione delle transizioni e entrare in una fase di certezza attraverso un quadro costituzionale; elezioni credibili e riconciliazione nazionale”.
Ma quanto bisogna aspettare per questa riconciliazione? Secondo gli esperti delle Nazioni Unite ancora molto, “una soluzione politica in Libia rimane fuori dalla portata nel prossimo futuro” recita un rapporto indirizzato al Consiglio di Sicurezza descrivendo un quadro fosco del continuo disordine nel paese, affermando che la stabilità della Libia è sempre più legata alla stabilità regionale a cui si aggiunge la mancanza di servizi, la continua svalutazione del dinaro libico, la ferita del terrorismo che continua a mietere vittime e un profondo isolamento a cui i libici sono costretti dal 2011, seppur con un bagliore di speranza rappresentata dall’ambasciata italiana. In questo quadro di devastazione, non vanno dimenticati i flussi migratori che rappresentano un problema anche per la Libia, ancora incapace di controllare i suoi confini.
Così in un discorso di una decina di minuti trasmesso sulla pagina Facebook del Governo di Accordo Nazionale, il presidente Fayez al-Serraj ricorda che l’obiettivo principale della Rivoluzione di Febbraio è un vero stato democratico civile che tiene conto dei diritti e della dignità umani. “Il problema non è la differenza di situazioni, visioni e punti di vista – ha spiegato al-Serraj – questa differenza è necessaria per la costruzione della democrazia civile, ma il problema è che questo conflitto si trasforma in repulsione, odio e demonizza coloro che non sono d’accordo”. Al-Serraj ha anche parlato di riforme economiche e della prosecuzione dei progetti in stallo, ma anche della lotta al terrorismo che non è finita e della necessità dei rifugiati interni di far ritorno a casa, chiedendo la collaborazione di tutti i cittadini perché questo avvenga. “È giunto il momento di passare dalla rivoluzione alla costruzione dello Stato”, ha concluso.