Libia. A sud di Tripoli aumentano le tensioni, barriere di sabbia anti milizie

di Vanessa Tomassini

C’è molta attesa tra i libici per vedere in quanti risponderanno all’appello di Basit Igteet che ha invitato i suoi connazionali in Piazza Martiri nella capitale sotto lo slogan “Lottare contro la corruzione e alleviare le sofferenze dei cittadini”. Se in un primo momento il comandante della brigata rivoluzionaria di Tripoli aveva avvertito di essere pronto ad impedire qualsiasi manifestazione che avesse portato scompiglio nella capitale, sembra fare un passo indietro dopo che il Direttorio alla sicurezza di Misurata ha concesso l’autorizzazione ad Igteet per lo svolgimento di una manifestazione pacifica.
Mentre l’Onu accelera con la nuova road map affinchè il 2018 sia l’anno della stabilità, a sud della Capitale si incendiano nuovi scontri: a Manta al-Sabia, nei pressi dell’aeroporto di Hawalat tra milizie del posto e quelle di Tarjouna. A Sidi Sidour, nella zona di Qasr Ben Gashir, sono arrivate barriere di sabbia per fermare le milizie di Misurata dirette verso Tripoli per la manifestazione in piazza Martiri.
Come avevamo spiegato in un precedente articolo, il rischio è che quella che dovrebbe essere una manifestazione pacifica, si trasformi in un bagno di sangue tra milizie e civili, tra i quali potrebbero nascondersi islamisti abituati ad approfittare del caos.
I legami tra Basit Igtit e l’Islam politico sono pochi chiari, nei giorni scorsi era apparsa una foto proprio d Igteet con il leader del partito dei Fratelli Musulmani, Mohamed Sowan. Secondo alcuni il legame è da escludere per via dei rapporti con gli Stati Uniti e del matrimonio con Sara Bronfman, di origini ebraiche, ma dimenticano che Hassan Igtit, padre di Basit, è stato un predicatore radicalizzato estremista negli anni ottanta in Libia, morto durante la guerra, in Afghanistan. Una fonte molto vicina a Mohammed Sowan ci ha detto da Instambul che “Non credo che mio padre sostenga Igteet. La soluzione in Libia inizia con la fine di tutte le guerre e conflitti che ostacolano la stabilità del Paese, e sostenendo i programmi completi di riconciliazione nazionale tra le varie parti della Nazione. Oggi non esiste una soluzione alternativa, credo, all’accordo tra i libici come quello di Skhirat che ha portato il Consiglio Presidenziale e il governo di riconciliazione. Il progetto di governo militare guidato da Khalifa Haftar non ci porterà alla stabilità, ma rafforzerà la divisione e la frammentazione sociale. E’ vero che il Consiglio di Presidenza, guidata da Sarraj ha dato ai libici un sacco di carenze nella fornitura di servizi ai cittadini e ai problemi di liquidità, ma la situazione della sicurezza a Tripoli, in particolare la regione occidentale è diventata più stabile, e non c’è dubbio ci vorrà ancora del tempo per normalizzare la situazione in Libia, dopo 40 anni di tirannia e arretratezza”.