Libia. “Come ci si può aspettare da milizie ostili alle forze dell’ordine il controllo delle frontiere?”. Intervista a Touati Hamad Ali Alaadh

a cura di Vanessa Tomassini –

Touati Hamad Ali Alaadh è stato membro del Congresso Nazionale di Tripoli, parlamentare e rappresentante della regione di Cufra. “La zona di Kufrah è di 500.000 km, essa rappresenta un terzo della Libia ed è la regione più ricca nel Paese e in Medio Oriente in termini di petrolio, gas, oro, acqua, terreni agricoli e molto altro ancora”, ci dice aprendoci le porte – virtualmente – di casa sua alle 2.45 del mattino. Oltre ad essere la zona più ricca ed estesa dell’ex colonia italica, Cufra è tristemente nota perché tappa obbligata per i migranti in fuga dal Continente africano verso l’Europa. Nella regione non è presente un solo centro di detenzione. Ce ne è uno gestito dal governo libico, ma sono presenti anche varie strutture detentive gestite dai trafficanti di esseri umani. Talora i migranti non riescono a distinguere le diverse strutture presenti, alcuni dicono che il centro gestito dal governo di Tripoli sia molto simile a una casa, piuttosto che a una prigione. Mentre altri sostengono che i guardiani delle strutture private indossino uniformi dell’esercito. Supponendo, la maggior parte dei migranti, che trafficanti e polizia lavorino insieme. In questo caos nei giorni scorsi alcuni media internazionali come l’Associated Press e Middle East Eye hanno sostenuto che l’Italia finanziasse e prendesse accordi direttamene con le milizie, per una spesa di circa 5 milioni di dollari. In attesa di ricevere una risposta anche dal nostro ambasciatore a Tripoli (che abbiamo contattato via mail per un’intervista circa dieci giorni fa) Touati Hamad Ali Alaad ci ha aiutato a capire qualcosa in più, in una conversazione durata qualche ora.

– Signor Alaadh è vero che il Governo italiano ha preso accordi con le milizie per fermare il traffico di migranti dalla Libia verso le coste italiane?
Ha già risposto alla sua domanda chiedendomi se il governo italiano finanzia le milizie. Come può aspettarsi da delle milizie, ostili alle forze dell’ordine e alle forze militari, il controllo delle frontiere? Non è nell’interesse delle milizie applicare la legge per implementare la sicurezza“.

– L’Associated Press sostiene che le milizie siano sotto il controllo del governo di Tripoli. È davvero così?
Solo sulla carta, ma in realtà non è il governo tripolino a controllare le brigate, anzi, il contrario. È il governo ad essere sotto il controllo dei miliziani. Sono stato un testimone oculare quando a Tripoli le milizie hanno rapito alcuni funzionari, fotografandoli in situazioni che violano la morale per poi ricattarli. Tutti i funzionari governativi sono sotto il controllo delle milizie, che sono a loro volta controllate direttamente dal Qatar. Esse eseguono gli ordini dell’agenda qatarina. Il sud libico è diviso in due parti, sud-est e sud-ovest. Il confine sud-orientale è il confine con il Sudan e il Ciad nordorientale, il sud-est è all’interno dei confini amministrativi del comune di Kufra: ad est del monte Awainat e ad ovest della base militare di Sara. Bloccare l’immigrazione dal sud-est non è difficile, anzi è molto facile porsi davanti ai migranti per bloccarne il passaggio. Il sud-ovest invece va dal confine nord-occidentale con il Ciad a quello con la Nigeria, questo è sotto il controllo dell’opposizione ciadiana e delle milizie ciadiane e nigeriane e fuori dal controllo dei libici. Purtroppo, abbiamo visto alcuni paesi europei incontrarsi con queste milizie. Il governo italiano sta sostenendo coloro che provocano il popolo libico. Soltanto i libici resistono alle milizie e ai loro sostenitori. È necessario che il vostro governo inizi a rispettare il nostro popolo“.

– Come?
Ci sono interessi comuni tra libici e italiani, questi interessi saranno tutelati solo attraverso canali legittimi. C’è un esercito nel processo di stabilizzazione libico, nel quale abbiamo assistito a scivoloni e diversi errori, ma stiamo lavorando per riformarlo. Il Libyan National Army è molto popolare. Non abbiamo altra scelta che questo esercito, ecco di cosa dovrebbe occuparsi il governo. Esso non è soltanto un esercito, ma una autorità legittima del Paese“.

– Come crede che la Libia possa raggiungere una riunificazione e una stabilità nazionale? Ma soprattutto crede che Saif al-Islam Gheddafi dovrebbe fare parte di questo processo?
La Libia non riuscirà a stabilizzarsi fino a quando Khalifa Hafter, Saif al-Islam, Mahmoud Jibril e i moderati dalla città di Misurata non si siederanno intorno allo stesso tavolo“.

– E Fayez al-Serraj?
L’interlocutore principale dell’Italia, Fayez al-Serraj, non è un rappresentante del nostro Paese. Lui non è riconosciuto dal popolo libico, in quanto è stato imposto dall’esterno. È una marionetta e non durerà molto in questo ruolo. Io so benissimo da dove è arrivato. L’ambasciatore italiano in Libia è molto più forte dell’ambasciatore americano (sorride). Deve essere interesse dell’Italia che la Libia torni ad essere unita. Se l’Italia continua con questa politica, non farà altro che dividere ancora di più il nostro Paese“.

– Molti sostengono che la soluzione al traffico di umani passi dal Sud della Libia. Qual’è la situazione nella regione?
“Siamo ancora fermi di fronte all’opposizione ciadiana e noi a Kufra stiamo portando avanti una feroce guerra contro le milizie del Ciad, dall’11 novembre 2011 e senza sostegno da nessuna altra parte in Libia. Questa guerra non viene trattata dai media, poiché la caduta dello stato libico non esiste e non trova un canale satellitare libico che parli di quello che sta accadendo nel sud del Paese. A causa di ciò che sta succedendo nel nord, la maggior parte dei guerrieri del nord hanno usato l’opposizione ciadiana per aiutarli a combattere contro l’avversario. Tutti ci dicono che quando finiremo la guerra a nord, andremo a sud per espellere l’opposizione ciadiana, ma queste forze sono sostenute dalla Francia, che ha un programma nel sud libico. Certamente non resteremo fermi a guardare questo limitato sostegno francese. Ci sono grandi Paesi nemici della Francia pronti a darci tutti i tipi di supporto se dovessimo chiederlo“.