Libia. Gentiloni vede Salamé, ‘obiettivo sono elezioni entro il 2018’

di Ghazy Eddaly

TUNISI. In occasione della sua visita a Tunisi il premier italiano Paolo Gentiloni si è incontrato con l’inviato speciale delle nazioni Unite per la crisi libica Ghassan Salamé per discutere della situazione “difficile e fragile”, anche in vista della scadenza degli accordi di Skhirat del dicembre prossimo.
Salamé, che nella sua opera è succeduto a Martin Kobler e prima ancora a Bernardino Leon, conta di mettere tutte le parti attorno ad un tavolo nel tentativo di promuovere per l’anno prossimo un’Assemblea nazionale, “tutte le parti – ha sottolineato Gentiloni – non solo quelle con ruolo politico, bensì anche quelle attive in tutti i settori della società libica, per promuovere una ownership libica e un sentimento di riunificazione nazionale”.
Un’operazione che l’Italia appoggia, anche perché, ha spiegato Gentiloni, “La stabilizzazione della Libia ha effetti diretti sulla sicurezza in Italia e serve per consolidare i passi in avanti fatti nella lotta ai trafficanti di esseri umani”.
Salamé ha detto a Gentiloni che l’obiettivo è “Arrivare entro il 2018 a elezioni a suffragio universale diretto”, cosa che per il premier italiano sarebbe “straordinaria”, dal momento che “il trovare equilibrio tra le parti renderebbe la situazione meno fragile”.
Gentiloni e Salamé hanno convenuto sul fatto che sarebbe “molto sbagliato mettere in discussione” gli accordi di Skhirat, dal momento che se è vero che non bisogna essere ancorati al passato e guardare avanti, è necessario anche “non perdere quello che c’è”, cioè quanto si è fino ad oggi conquistato.
I due hanno parlato anche di terrorismo, tema già trattato ieri con il premier tunisino Youssef Chahed: “L’esaurirsi del conflitto in Libia e in Siria può provocare fenomeni di ritorno di elementi radicalizzati e foreign fighters, e questo può essere un fattore di rischio in tutta la regione del Nord Africa, come pure il fatto che gruppi radicali, dall’Isis ad al-Qaeda, trovino terreno su cui coalizzarsi”.
Sul tema dei migranti e dei diritti umani, per cui migliaia di persone sarebbero sì trattenute in Libia ma sarebbero oggetto di violenze e soprusi, Gentiloni ha fatto notare che “la situazione è tale da 4 anni e che grazie proprio all’azione italiana svolta in particolare negli ultimi 6 o 7 mesi si è riusciti a consentire alle organizzazioni umanitarie di accendere un riflettore su quanto sta accadendo. Ed ora, grazie a tutto ciò, le autorità libiche hanno iniziato a fare quei passi avanti che finora non avevano fatto”.
Domani il premier italiano sarà in Angola e poi in Costa d’Avorio.