Libia. Haftar controlla la maggior parte del paese

di Vanessa Tomassini – 

“La dimensione della Libia è di 1.760.000 kmq. L’esercito ha attualmente il controllo di 1.730.000 kmq” a dichiararlo è stato, in un vertice con i propri comandanti, il generale Khalifa Haftar, aggiungendo che anche la città di Zawia, a circa 30 chilometri a ovest dalla capitale, sarà in pochi giorni sotto il suo controllo.
Sono effettivamente poche le zone non ancora sotto l’egida dell’autoproclamato Libyan National Army ed in molti hanno intuito l’obiettivo del cirenaico di dirigersi verso Tripoli. Tuttavia, il generale che vede arruolati tra le sue file giovani di diverse tribù, non avrebbe da queste il sostegno necessario per combattere nella capitale, soprattutto vedrebbe venir meno il consenso delle famiglie orientali, ben poco interessate a combattere nella zona occidentale.
Già lo scorso dicembre l’uomo forte di Tobruk aveva chiesto ai suoi uomini di tenersi pronti per un’offensiva a Tripoli, rinunciandovi spontaneamente dopo aver capito che tale operazione militare avrebbe visto tutte le milizie della città contro i suoi uomini.
Haftar non ha fatto invece alcun riferimento nel suo discorso a Misurata. Il centro, che si affaccia sul Golfo della Sirte, conta oltre 400mila abitanti ed è il terzo agglomerato urbano dopo Tripoli e Bengasi.
Misurata resta infatti il vero problema di Haftar, da sempre focolaio di scontri tra milizie islamiste e non, ma unite su un unico punto: il disprezzo verso il generale e i suoi uomini. Mentre Haftar si prepara a nuove battaglie, sempre in nome della lotta al terrorismo, a Tunisi va in scena il secondo round del processo di dialogo, sostenuto dal rappresentante speciale della missione in Libia delle Nazioni Unite, Ghassan Salamè, tra le due commissioni che rappresentano l’Alto consiglio di Stato e la Camera dei Rappresentanti. Sul tavolo, questa volta, la discussione dell’articolo 8 dell’accordo di riconciliazione nazionale firmato a Skhirat nel 2015, che disciplina proprio il comando dell’esercito che dovrebbe spettare al Consiglio presidenziale permettendo quell’equilibrio politico-militare che è alla base della stabilità libica.