Libia. Haftar pronto a bombardare le navi italiane. Ma si metterebbe in un cul de sac

di Enrico Oliari

L’Italia procede con il piano di portare navi militari nelle acque libiche per contrastare i traffico dei migranti, operazione che ha preso il via a seguito della richiesta ufficiale del governo “di Tripoli”, riconosciuto dalla comunità internazionale e con a capo Fayez al-Serraj e del via libera del Parlamento di Roma.
Come ha spiegato la ministra della Difesa Roberta Pinotti, le navi italiane dovranno “assicurare un sostegno di natura logistica, tecnica e operativa alle unità navali libiche, accompagnandole e sostenendole mediante attività congiunte e coordinate e assicurando il mantenimento o il ripristino dell’efficienza degli equipaggiamenti”, e le attività “si svolgeranno sulla base delle esigenze formulate dalle autorità libiche e quindi nel più stretto coordinamento e le unità navali impiegate in Libia saranno tratte dal dispositivo nazionale Mare Sicuro, già operativo nelle acque internazionali”.
Il pattugliatore “Comandante Borsini” è già giunto nella zona costiera di Tripoli.
L’iniziativa italo-tripolina non è andata giù all’uomo forte di Tobruk Khalifa Haftar, che in realtà comanda al posto del governo di facciata di Abdullah al-Thinni. Il suo portavoce, Khalifa al-Obeid, ha ieri riferito che “Il maresciallo Khalifa Haftar ha dato ordine al personale della Marina di impedire l’ingresso alle navi straniere in acque territoriali libiche senza il permesso dell’Esercito nazionale libico”, cioè di quello comandato dal generale stesso.
Poco dopo lo stesso Haftar ha spiegato che “Noi siamo impegnati in prima linea nella lotta contro il terrorismo. Ci stupisce dunque che un Paese amico come l’Italia interferisca tanto indebitamente nelle nostre operazioni. Non posso dunque che confermare che qualsiasi nave militare italiana o di qualsiasi altro Paese che entrerà nelle nostre acque senza la nostra autorizzazione verrà bombardata dalle nostre forze”.
In realtà è difficile che le navi di Haftar possano intervenire contro quelle italiane in quanto esigue sia per qualità che per quantità e per di più lontane ore da Tripoli, tuttavia Haftar dispone di aerei, ma un attacco innescherebbe una situazione imprevedibile in quanto verrebbero colpite navi alleate del governo riconosciuto dalla comunità internazionale ed il governo “di Tobruk” verrebbe automaticamente classificato come nemico. Haftar si metterebbe quindi in un cul de sac, dal quale non potrebbe essere tirato fuori neppure dagli amici francesi, egiziani, emiratini o russi.
Una situazione complessa, che dimostra il totale fallimento dell’incontro tra i due leader libici organizzato da Manuel Macron a Parigi.

Il pattugliatore “Comandante Borsini”. (Foto Marina Militare).