Libia. Haftar pronto a fermare i migranti, ma vuole gli elicotteri

di Vanessa Tomassini –

In un’intervista al Corriere della Sera il generale Khalifa Haftar esprime soddisfazione per la sua recente visita a Roma. “Finalmente abbiamo avuto un colloquio chiarificatore in questa vostra magnifica capitale. Era necessario ed è stato utilissimo per appianare le tante incomprensioni reciproche”. Ha dichiarato l’uomo forte di Tobruk. Il generale, che ha ricambiato la visita del ministro degli Interni Marco Minniti di inizio mese, dice “di aver parlato a lungo con il ministro della Difesa Roberta Pinotti, quello dell’Interno Minniti, il capo di Stato maggiore Graziano e il capo dei servizi segreti”, e “più che prendere decisioni, ci siamo spiegati a vicenda”. Il cirenaico ha così rivelato il tema dei meeting, di cui fino ad oggi era stato reso noto ben poco. Abbiamo parlato dell’impegno comune nella lotta contro il terrorismo e della necessità di fermare l’immigrazione illegale. In proposito ho presentato un piano elaborato, ben consapevole che la Libia non è il punto di arrivo, ma solo un corridoio per i migranti che vengono in Europa”. Ha affermato.
Riferendosi al piano per arginare i flussi migratori, il generale ha fatto sapere che esso “comprende la necessità di trattare con i Paesi confinanti con la Libia, da cui partono i migranti. Quanto al controllo delle frontiere sud, le mie forze possono fornire manodopera, ma voi europei dovete inviare aiuti: droni, elicotteri, visori notturni, veicoli”. Il generale dell’autoproclamato Lybian National Army non dimentica che l’Italia rispetta l’embargo previsto dalla risoluzione 2292 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che condanna il flusso di armi da e per la Libia. “Da tempo chiedo che tale embargo va cancellato nei riguardi del nostro esercito nazionale – ha affermato il generale Haftar, aggiungendo che – tutti i Paesi europei interessati a fermare i migranti dovrebbero revocarlo”. Infine ha rivelato che il ministro Pinotti ha già accettato un programma di addestramento dei soldati libici in Italia, anticipando anche che ci saranno altri incontri per approfondire la collaborazione, ricordando tuttavia che saranno loro a decidere se e in quali circostanze dovranno “ricorrere alla forza per combattere il terrorismo e difendere i libici in casa loro”. Chi garantirà che queste armi verranno utilizzate solo nella lotta contro il terrorismo? Non si rischia di dare più forza ad una fazione, tra l’altro non proprio ben vista dai libici? A meno che nel gioco delle parti l’Italia non ha già previsto di dare una botta al cerchio e una alla botte, o meglio un elicottero ad Haftar e una nave a al-Serraj.