Libia. Il ministro per i Migranti a Ng, ‘Dal 1 febbraio i Tawergha torneranno a casa’

a cura di Vanessa Tomassini –

Nell’agosto del 2011 la città di Tawergha, a soli 38 Km dal centro di Misurata che ne detiene ancora la giurisdizione, è divenuta letteralmente una città fantasma dopo aver subito una vera e propria pulizia etnica da parte delle forze anti-Gheddafi. Di recent, il presidente del Consiglio del Governo di Accordo Nazionale, Fayez al-Serraj, ha annunciato che la popolazione potrà presto far ritorno a casa a partire dal primo febbraio 2018. Visto l’avvicinarsi della tanto attesa data, abbiamo deciso di verificare la situazione con il ministro di Stato per i Migranti e gli Sfollati del Governo di Accordo Nazionale a Tripoli, Yousef Abubakr Jalal, il quale ci ha confermato che “con il consenso del sindaco di Misurata e il presidente del Consiglio locale di Tawergha, insieme con i membri dei comitati di dialogo di Tawergha e Misurata, con il comando della zona militare centrale e la brigata locale, il prossimo primo di febbraio la popolazione Tawergha inizierà a fare ritorno in città mano a mano che i quartieri vengono ripristinati dei servizi sanitari e residenziali, grazie al coordinamento e la consultazione di tutte le parti coinvolte nell’attuazione dell’accordo concluso tra di loro”.

– Qual è questo accordo?
Dopo oltre cinque anni dall’allontanamento del popolo Tawergha dalla propria città e gli sforzi del Governo per la Riconciliazione Nazionale in Libia, delle varie città libiche e le richieste delle istituzioni della società civile, degli organismi per i diritti umani locali ed internazionali di intervenire per risolvere il problema delle difficili condizioni e delle sofferenze subite dagli sfollati nei campi d’estate e in inverno, è stato costituito un comitato per il dialogo tra le due città di Tawergha e Misurata, con l’appoggio del consiglio municipale e del consiglio locale. I dialoghi informali sono iniziati senza interferenze da parte della Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL, ndr.) nei buoni salotti delle due città. Successivamente il primo incontro dei dialoghi ufficiali si è tenuto a Ginevra, per poi proseguire in Tunisia e a Tripoli per oltre un anno e mezzo. Il 31 agosto 2016 sono riusciti a raggiungere un accordo che consiste in 14 articoli, sottoscritto dai capi delle Commissioni di dialogo rappresentanti i consigli di Tawergha e Misurata. L’accordo è entrato in vigore il 19 giugno dello scarso anno quando alcuni terreni sono stati assegnati ai ministeri e alle agenzie di sicurezza per proteggere temporaneamente i rifugiati mentre la città veniva preparata ad accogliere il suo popolo”.

– Come lei ha anticipato i cittadini di Tawergha non sono stati in grado di tornare nella loro città dalla guerra civile del 2011. Mi può aiutare a raccontare perché?
Il motivo del loro mancato ritorno è la fuga di tutti i residenti a seguito degli eventi della rivoluzione del 17 febbraio 2011 che ha portato alla distruzione della maggior parte degli edifici residenziali e di servizio della città in generale. La città è deserta e l’acqua non c’è più a causa della distruzione dopo che le mine e le bombe hanno distrutto le infrastrutture, le reti elettriche, idriche e fognarie”.

– Qual è la situazione generale degli sfollati e dei rifugiati in Libia?
“La situazione generale degli sfollati e dei rifugiati in Libia e all’estero è pessima, in quanto sono costretti a vivere in condizioni davvero difficili sotto l’aspetto sociale, psicologico, materiale e di vita in generale. La loro situazione è anormala tra la loro gente, i loro vicini e le loro tribù che vivono nelle loro città, villaggi e campagne in modo stabile e sicuro. È necessario sforzarsi con tutte le conoscenze, capacità e poteri per porre fine a queste spinose questioni il più presto possibile, in nome della fratellanza, della giustizia sociale e per una completa riconciliazione nazionale”.

– Ci sono altri casi come quello dei Tawergha?
Certamente ce ne sono diversi, tutti gli esodi e le migrazioni sono simili nella sofferenza vissuta da queste persone a livelli diversi, indifferentemente dalla durata dello spostamento o del trasferimento fra le varie regioni”.