Libia. Il ritorno di Saif al-Islam. Ne parliamo con l’avvocato della famiglia Gheddafi

a cura di Vanessa Tomassini

“Il dottor Saif al-Islam Gheddafi sta bene e apparirà in pubblico e ai media secondo il suo programma per portare tutto il popolo libico ad un tavolo. Lui ora sta discutendo di questo con le tribù. Il vero processo politico è con i libici e le forze patriottiche. Il processo di dialogo a Tunisi, dove si discute sull’accordo di Skhirat, tiene conto delle persone che riconoscono la legittimità delle Nazioni Unite, non del popolo libico. Ciò che sta accadendo viene fatto per interessi personali e per rubare i soldi dei libici, questa non è la reale soluzione e il popolo libico non si aspetta nulla da questo processo. Saif al-Islam Gheddafi gode del grande supporto dei libici e delle tribù. È l’unico in grado di riportare la sicurezza nel Paese”. A dire questo a Notizie Geopolitiche è Khaled al-Zaidy, portavoce e rappresentante legale del dottor Saif al-Islam Gheddafi, il titolo è importante sottolinearlo vista la laurea del figlio preferito del compianto rais, conseguita alla celebre Università di Economia di Londra. L’erede quindi della Jamahiriya araba libica è in buona salute ed è pronto, come era stato anticipato sulle nostre pagine, a riprendere in mano la situazione, ma quello che tutti si stanno chiedendo è come potrà aggirare la condanna della Corte Internazionale di Giustizia di cui, come ci ha ricordato il nostro ambasciatore a Tripoli Perrone, l’Italia è un Paese fondatore. A tal proposito il portavoce della Corte Internazionale (Cpi) ha detto a questo giornale che “i giudici hanno riconosciuto gli sforzi della Libia per ripristinare lo stato di diritto. Tuttavia la Camera ha concluso che la Libia non era in grado di svolgere correttamente il processo a Gheddafi e ha scoperto che le prove presentate non sono sufficienti per ritenere che il tribunale libico e le indagini della CPI possano coprire lo stesso caso. Il 21 maggio 2014 la Camera d’appello Cpi ha confermato la decisione della Camera Preliminare, dichiarando chiuso il caso contro Saif Al-Islam Gheddafi. La Libia ha ancora l’obbligo di cooperare con la Cpi nell’arresto e la consegna immediata del sig. Gheddafi alla Corte”. Abbiamo fatto vedere questo dialogo a Khaled al-Zaidy, che ci ha spiegato la linea difensiva del suo assistito e i prossimi progetti della “Spada dell’Islam”.

– Cosa risponde alla Corte Internazionale di Giustizia? Cosa pensa Saif al-Islam di questa condanna?
“Innanzitutto bisogna dire che le accuse e il giudizio della Corte di Giustizia Internazionale verso il mio assistito non sono molto credibili, la condanna è molto sospetta soprattutto dopo che la stampa internazionale e i media di tutto il mondo hanno rivelato il coinvolgimento dell’ex procuratore generale, Louis Moreno Ocampo, in un’indagine di corruzione che dimostra come l’ex procuratore abbia ricevuto tangenti proprio per il fascicolo libico. Le accuse della Corte erano accuse politiche, visto l’uso della politica e della giustizia allo stesso tempo da parte di Ocampo. D’altra parte la Corte non è competente a giudicare Saif al-Islam per due motivi. In primo luogo il processo di Saif al-Islam si è svolto davanti al giudice naturale, ossia quello nazionale libico, che è quello originariamente competente a processarlo. Il sistema giudiziario nazionale è stato destatalizzato ed ha emanato la sua sentenza. Pertanto, la persona non può essere processata due volte, lo stesso Statuto di Roma adottato dalla Icc e tutte le altre convenzioni internazionali stabilisce che una persona non può essere giudicata due volte per lo stesso reato. La seconda ragione è che il Tribunale penale internazionale integra la giurisdizione del giudice nazionale, ma non può sostituirlo. Per questo la Icc non ha nessuna competenza per giudicare Saif al-Islam Gheddafi. Ad ogni modo, tutto ciò non impedisce a Saif di esercitare il suo diritto politico e legale in Libia, questo diritto deriva dalla piena legittimità”.

– Cosa si aspetta Saif dalla Comunità Internazionale?
“La Libia è diventata un paese fonte di terrorismo, di contrabbando di esseri umani e droghe a causa dell’intervento straniero nel 2011, così Saif al-Islam si aspetta che la comunità internazionale riformi quello che ha fatto e aiuti il popolo libico a lavorare sulla stabilità del proprio Paese e a tornare in sicurezza per poter iniziare il processo di sviluppo e ricostruzione”.

– E in particolare dall’Italia?
“L’Italia è un paese importante per la Libia e viceversa. Penso quindi che sia nell’interesse degli italiani aiutare i libici ad eliminare il terrorismo, le milizie e i trafficanti di esseri umani altrimenti sarebbero quelli che ci perdono di più”.

– Abbiamo visto che la città di Zintan ha fatto un comunicato, come può vedere, che sembra prendere le distanze da Saif. Vuol commentare?
“La città araba di Zintan ha tutto il nostro rispetto. Questo comunicato non è contro Saif, ma prende le distanze da tutte le parti politiche”.

– Saif tornerà presto sulla scena politica? C’è già una data?
“Come le dicevo, Saif è già sulla scena politica. Lui sta lavorando tantissimo con gli anziani delle tribù per cercare di trovare una soluzione ai problemi del popolo libico”.