Libia: Macron organizza un incontro a Parigi fra Haftar e al-Serraj. Senza l’Italia

di Enrico Oliari –

Nonostante l’Italia abbia e sia incaricata di avere un ruolo di primo piano nella mediazione della complessa crisi libica, il presidente Francese Manuel Macron ha invitato a Parigi per il 25 luglio il premier libico Fayez al-Serraj e l’uomo forte di Tobruk, il generale Khalifa Haftar, il tutto senza  chiamare al tavolo la rappresentanza italiana.
La posizione della Francia sulla Libia è controversa, tant’è che non rappresenta un mistero il fatto che proprio in Cirenaica vi sia un’ufficiosa presenza di francesi, oppure basti vedere, tornando al 2011, l’inaspettato intervento di Parigi in Libia con il bombardamento degli obiettivi di Muammar Gheddafi, senza neanche aspettare il via libra delle Nazioni Unite.
Il desiderio di Parigi di mettere piede in Libia scansando gli italiani si spiega sia per le ricche risorse petrolifere, come pure va letto nel quadro di una sorta di ripicca per quanto avvenne nel 1987, quando il presidente tunisino Habib Bourghiba fu destituito con un piccolo golpe definito “dei camici bianchi”, cioè per “incapacità psicofisica”, ed al suo posto i servizi italiani misero Ben Alì, cosa confermata nel 1999 in audizione dal capo del Sismi Fulvio Martini: lo scopo era quello di strappare alla Francia la zona di influenza.
Se l’Italia non è stata invitata al vertice, ne sono stati invece avvertiti i britannici, ben presenti con al loro intelligence il Libia, come pure vi prenderà parte l’inviato dell’Onu per la crisi libica Ghassem Salemè, libanese ed ex professore universitario proprio a Parigi e succeduto al tedesco Martin Kobler.
Si tratterebbe del terzo incontro tra i due leader libici: il precedente si è tenuto ad Abu Dhabi ai primi di maggio, ma due giorni fa al-Serraj ha reso noto che in quell’occasione non furono raggiunti accordi, anche perché le proposte di Haftar, che conta quantomeno di divenire ministro della Difesa, sono risultate per Tripoli irricevibili.
Si noti che Haftar è malvisto specialmente dalle milizie islamiste, in quanto viene accusato di essere stato al soldo di Washington poiché, fatto prigioniero nel 1987 dall’esercito ciadiano in occasione della “Guerra delle Toyota”, è stato poi prelevato dalla Cia e portato negli Usa, dove vi è rimasto fino al 2011 per ricomparire in Libia a comandare la piazza di Bengasi nell’insurrezione che ha portato alla deposizione di Muammar Gheddafi.