Libia. Mosca riapre l’ambasciata a Tripoli e si propone come fattore di dialogo tra le parti

di Enrico Oliari

La Russia ha accolto la richiesta di Tripoli di riaprire la propria rappresentanza diplomatica, formulata nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri del Governo di accordo nazionale libico, Mohamed Taher Siala, il quale aveva notato che “Ci sono un sacco di voci secondo cui Tripoli non è sicura… È ora che l’ambasciata russa inizi a lavorare da Tripoli”.
Mosca si sta proponendo come fattore di mediazione per la risoluzione della crisi libica, ed oggi l’ambasciatore russo a Tripoli, Ivan Molotkov, ha affermato che “La Russia è pronta per la cooperazione con tutti i Paesi per cercare congiuntamente risoluzioni per la crisi libica, inclusi ovviamente gli Stati Uniti”.
La politica di dialogo proposta dalla Russia è stata annunciata in più occasioni nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov, il quale incontrando tre giorni fa a Mosca Siala ha fatto sapere che “Coopereremo per risolvere tutti i problemi nei colloqui tra Tobruk e Tripoli, con i quali avremo contatti regolari”. “La Russia – ha continuato – farà tutto il possibile per normalizzare completamente la situazione in Libia e gli aspetti internazionali del ripristino dei diritti del governo libico”.
La posizione della Russia era stata sottolineata ai primi di dicembre in occasione del Med Dialogues di Roma, sia durante l’incontro tra il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e Angelino Afano, sia in un’intervista della AskaNews al responsabile del gruppo di contatto russo per la Libia, Lev Dengov.
Alfano aveva osservato che “Fin dall’inizio il ruolo della Russia in Libia è stato positivo: per prima cosa, l’Onu, che ha legittimato il governo dell’Accordo di unità nazionale, vede nel Consiglio di sicurezza la Russia e quindi c’è stata una condivisione, dal momento che noi abbiamo sostenuto il governo legittimato dall’Onu”. “Per seconda cosa la Russia – aveva continuato Alfano – si è sforzata di coinvolgere la parte orientale del Paese. Penso che la Russia vi abbia svolto un ruolo positivo nell’orientare una volontà di accordo”. “Terzo elemento è questa nuova a fase di Ghassan Salamé. C’era una scelta da compiere fra il desiderio di continuare con i formati precedenti o versare tutto il lavoro nelle mani delle nuove capacità e funzioni del rappresentante del segretario generale dell’Onu. Noi e altri Paesi fra cui la Russia abbiamo operato per la seconda scelta e i primi risultati sono stati positivi”.
Dengov aveva precisato ad Askanews che “E’ già vecchio il concetto che vede alcuni media stranieri affermare che noi sosteniamo una delle due parti in causa. Noi abbiamo dimostrato a tutti di aver ricevuto sia Haftar, sia Fayez al-Sarraj, sia al-Bunian al-Mansour (della tribù di Misurata), e anche i libici del sud che con noi hanno contatti attivi. E la cosa più interessante è che tutti loro hanno un atteggiamento molto aperto con la Russia”.
Anche l’inviato dell’Onu per la crisi libica, L’atteggiamento costruttivo della Russia in merito alla crisi libica è stato sottolineato anche dall’inviato dell’Onu per la crisi libica, Ghassan Salamé, aveva notato la “maggiore convergenza internazionale”, che “renderà possibili le elezioni nel corso del 2018”, ed aveva confermato di “avere il pieno supporto di Mosca” alla sua opera.
I russi quindi come fattore di mediazione e non schierati con una parte, come aveva sperato il generale “di Tobruk” Khalifa Haftar, il quale si è recato prima Mosca a parlare con Sergei Lavrov e poi a Sochi con Vladimir Putin per ottenere armi ma soprattutto appoggio politico alla sua azione, arrivando a promettere addirittura una base militare in Cirenaica. La risposta (cortese) del Cremlino è sempre stata quella di invitarlo al dialogo con la controparte e di non appoggiarlo militarmente, anche perché difficilmente la Russia si sarebbe svenata in un ulteriore conflitto, per di più in un paese non di sua influenza, con già una base in costruzione ad Alessandria d’Egitto e andando a mettere i bastioni tra le ruote ad alleati commerciali come l’Italia.