Libia: Toaldo (Ecfr), ‘Il vertice ha dato ad Haftar la legittimità internazionale che gli mancava’

di Vanessa Tommasini * –

Il 25 luglio il neo presidente francese Emmanuel Macron ha incontrato nel castello di La Celle Saint Cloud, nel gran parco di Versailles, il rappresentante del governo “di Tripoli”, Fayez al-Sarraj, e il comandante dell’Esercito nazionale libico Khalifa Belqasim Haftar, uomo forte della Cirenaica. L’incontro è il secondo tentativo di pacificazione tra le due amministrazioni rivali, dopo quello del 2 maggio ad Abu Dhabi, e la risoluzione ottenuta a Parigi prevede l’impegno ad abbandonare i combattimenti per giungere a delle elezioni politiche presidenziali entro il 2018.
Per comprendere l’importanza del meeting è bene spendere due parole sull’attuale situazione libica, fortemente instabile. Il potere, di fatto in balia delle milizie, è ufficiosamente rappresentato da un lato proprio da al-Sarraj, fino ad oggi appoggiato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite; dall’altro dalla Camera di consiglio di Tobruk, di fatto controllato dal generale Haftar. In questa situazione frammentaria tutti i governi si sono dimostrati interessati ad una riunificazione del Paese, ciascuno a suo modo. Haftar, gode del supporto politico e militare del presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi, ed anche se Francia e Russia sono ufficialmente dalla parte di Tripoli, è noto il loro sostegno ad Haftar già dal golpe militare del 2014 “Karama”, che in arabo significa “dignità”, che si consumò con l’assalto alla sede del parlamento libico di Tripoli.
Al termine del vertice diplomatico, al quale in molti hanno notato la grande assenza dell’Italia, i due avversari hanno dichiarato che “Ci impegniamo per un cessate il fuoco e ad evitare ogni ricorso alla forza armata per qualsiasi motivo, che non sia di antiterrorismo”. L’accordo prevede inoltre la smobilitazione dei combattenti delle milizie attive in Libia, sollecitando la formazione di un esercito legittimo. La grande assenza dell’Italia e la mancanza di un coordinamento europeo hanno fatto subito nascere dubbi su questa mossa del presidente parigino, in quanto i precedenti per gli interessi petroliferi nell’ex colonia italica sono ampiamente documentati.
Sulla questione abbiamo chiesto il parere di uno dei massimi esperti di Libia e politiche europee nel Sud Mediterraneo, Mattia Toaldo, Senior Policy Fellow all’European Council on Foreign Relations (ECFR.EU). Toaldo sulla questione ci ha confermato che “la riunione di Parigi è stata vista in Italia come il risultato di specifici interessi francesi in Libia”. Ha poi aggiunto che “Può essere che un “ritorno” diplomatico della Francia porti con sé nuovi contratti in Libia, ma non è detto che si concretizzino in tempo, per fare la differenza per Macron”.
Secondo l’esperto “la riunione di Parigi è il risultato della convergenza francese con gli Emirati Arabi Uniti, grandi sponsor di Haftar. Il vertice ha dato ad Haftar la legittimità internazionale che gli mancava”. Sulla dichiarazione di un “ambiguo cessate il fuoco’” che esclude le operazioni anti-terrorismo, il ricercatore crede che “lascerebbero mano libera militarmente ad Haftar e ai suoi alleati egiziani ed emiratini”.
Sulla prospettiva delle elezioni che permetterebbero ad Haftar di coltivare anche ambizioni politiche, Toaldo è molto scettico: “Non è chiaro chi dovrebbe convocare le elezioni, visto che in Libia per ogni votazione bisogna fare una legge e la Camera dei Rappresentanti non è in grado di legiferare per assenza costante del numero legale. Eventuali elezioni senza una divisione chiara dei poteri, o senza garanzie sul rispetto dei risultati, potrebbero condurre a nuova violenza, così come successo nel 2014”.
Toaldo, che è anche membro del “Council of the Society for Libyan Studies”, conclude dicendo che “solo il tempo dirà se a Parigi è stata trovata la chiave del processo politico o si è costruito il piano inclinato verso una nuova ondata di violenza”.
Quel che è certa, per il momento, è la grande trovata di protagonismo per il giovane Emmanuel Macron, che fin dall’elezione ha dimostrato di voler riaffermare “la Republique” come potenza nello scenario internazionale.

* laintervista.eu.