Libia tra conflitto ed economia. Incontro con Arnaldo Guidotti delle EMACO Group Libya

a cura di Giuliano Bifolchi

La Primavera araba e la destituzione di Muammar Gheddafi nel 2011 hanno gettato la Libia nel caos più totale dovuto sia agli scontri interni tra i miliziani e le diverse tribù, sia dall’interesse dei gruppi jihadisti operanti in Nordafrica, legati sia ad al-Qaeda che allo Stato Islamico.
La Libia di oggi è presentata come un paese dove vige l’anarchia, dove non esiste un governo centrale ed una figura unica a cui fare riferimento e dove gli scontri armati ed il pericolo attentati e rapimenti sono all’ordine del giorno. È quindi possibile in questa situazione complessa avviare attività in loco e fare business oppure questa eventualità è soltanto un’utopia? Abbiamo incontrato l’ingegner Arnaldo Guidotti, direttore della Emaco Group Libya, azienda italiana specializzata nell’attività di costruzione edilizia e nella realizzazione di infrastrutture, per avere una panoramica dell’attuale situazione dello Stato libico e del mercato economico nazionale.

– Dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi e con il prorogarsi del conflitto la Libia ha perso le credenziali per favorire le attività imprenditoriali in loco e diverse compagnie internazionali hanno preferito lasciare il paese per motivi di sicurezza. Come avete affrontato voi quest’emergenza? Non avete mai pensato di lasciare la Libia almeno fino alla risoluzione della crisi?
“La cosiddetta Primavera araba, che ha interessato anche la Libia, non ha influito immediatamente sulla nostra attività, ed il problema della sicurezza non era stato avvertito subito. Invece nel 2012 siamo stati costretti a chiudere i nostri cantieri a causa dei mancati pagamenti da parte degli enti pubblici che hanno seguito il furto – saccheggio direi – ai danni della nostra base logistica situata vicino l’aeroporto internazionale di Tripoli.
Questi episodi non hanno scoraggiato la nostra presenza in loco ed infatti nel 2012 abbiamo preso degli appalti nel settore Oil & Gas e delle infrastrutture pubbliche a dimostrazione che esistono delle possibilità e potenzialità di business in Libia che possono essere sfruttate seguendo però degli accorgimenti particolari per quel che concerne la sicurezza”
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– Il governo di unità nazionale, quello “di Tripoli”, al momento non offre garanzie di stabilità, per quanto sostenuto dalla comunità internazionale: spesso le milizie delle diverse tribù e sigle politico-religiose si scontrano e ad ogni momento c’è il rischio che Fayez al-Serraj salti: ritiene che le commesse in atto siano comunque garantite o avete messo in conto una certa dose di rischio?
“È vero che il governo ‘di Tripoli’ non offre garanzie agli investitori attualmente ed è possibile che questo salti in futuro. Occorre però sottolineare come la Banca Centrale della Libia (BCL) funge da garante per le imprese e, come successo in precedenza, anche oggi questo organismo ha il potere e la liquidità per saldare i vecchi crediti.
Anche per quanto riguarda Emaco Group a partire dal 2012 la BCL ha saldato gli impegni economici presi in passato dal governo di Tripoli”

– La Libia è un paese da ricostruire e ci sarà bisogno di progetti di sviluppo locale per riportare la situazione almeno ai livelli pre-rivoluzione. Tuttavia la manodopera dell’epoca pre-rivoluzionaria era soprattutto straniera, proveniente dal continente africano, dal Caucaso e dai paesi dell’Europa dell’est. Sono poche le aziende straniere che oggi operano in Libia: nell’eventualità di un aumento delle commesse, come contate di organizzarvi?
“Per quel che concerne la nostra esperienza diretta nel mercato del lavoro libico è possibile affermare che questo si basa su due componenti principali dal 2013: lavoratori semplici o specializzati provenienti dal Bangladesh, mentre per le figure dirigenziali oppure per i capi cantieri vengono preferiti lavoratori provenienti dall’Europa orientale”.

– Oltre ad essere spaccata in due governi, la Libia è frammentata in 135 tribù che di fatto si autogovernano: operate solo nell’area di Tripoli o anche in altre parti del paese? Come garantite la vostra sicurezza?
“Emaco Group opera in diverse aree del paese e vede tra i propri clienti sia le tribù libiche che i miliziani. Entrambi, infatti, pagano bene per il lavoro svolto e fungono da ‘elemento di sicurezza’ per gli attori economici in loco.

– Avete mai sentito di un attacco ai campi petroliferi dell’Eni o nell’area di Melitah? La risposta è negativa e sottolinea come queste zone siano ben controllate.
Per garantire la sicurezza ai nostri dipendenti ed anche ai nostri affari, oltre ai buoni rapporti esistenti con le milizie oppure con alcune tribù, ci avvaliamo in alcuni casi specifici dell’esperienza di una società di sicurezza irlandese specializzata in questo settore”.

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