Libia. Trump rinnova le sanzioni. È un crimine essere un Gheddafi?

di Vanessa Tomassini

In un documento indirizzato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il presidente statunitense Donald Trump ha esteso di un anno le sanzioni contenute nella risoluzione 1970 del 2011 contro la Jamahiriya di Gheddafi. Era il febbraio 2011 quando il suo predecessore, Barack Obama, aveva dichiarato l’emergenza nazionale per affrontare l’inusuale e straordinaria minaccia alla sicurezza e alla politica estera degli Stati Uniti rappresentata dal colonnello Muammar Gheddafi, dai suoi familiari e dai suoi stretti collaboratori. “La situazione in Libia continua a rappresentare una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti, e sono necessarie misure per proteggerle contro la diversione di attività o altri abusi da parte dei membri della famiglia di Gheddafi, dei loro associati e di altri che ostacolano la riconciliazione nazionale libica, quindi ho determinato che è necessario continuare l’emergenza nazionale nei confronti della Libia “, ha dichiarato oggi il Tycoon. La decisione arriva dopo un’indagine del “Politico.eu” che ha rivelato che i fondi congelati dei Gheddafi starebbero in realtà producendo milioni di interesse per misteriosi beneficiari. L’indagine su 16 miliardi di euro detenuti a Bruxelles ha rivelato ampi e regolari flussi di dividendi azionari, reddito da obbligazioni e pagamenti di interessi che indicano una chiara scappatoia nel regime delle sanzioni, cifre che sono andate a depositarsi in diversi conti bancari in Lussemburgo e Bahrein.

Ma quali sono queste sanzioni?
La risoluzione 1970 adottata durante il 6491mo meeting del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il 26 Febbraio del 2011, prevede il rinvio alla Corte Internazionale di Giustizia per tutti i casi libici, l’embargo sulle armi da e verso la Libia; incoraggia gli Stati membri ad adottare misure per scoraggiare fortemente i loro cittadini dal viaggiare nella Giamahiria araba libica per partecipare ad attività a nome delle autorità libiche che potrebbero ragionevolmente contribuire alla violazione dei diritti umani; decide che tutti gli Stati membri adottino le misure necessarie per impedire l’ingresso o il transito nel loro territorio di tutti i familiari del Rais, compresa moglie, figli, cugini, parenti, collaboratori ed esponenti politici e militari del regime ed impone il congelamento di tutti i fondi, le altre attività finanziarie e le risorse economiche che si trovano sul territorio degli Stati membri, che sono posseduti o controllati, direttamente o indirettamente dai Gheddafi. Così come è accaduto per l’embargo, così anche il congelamento dei fondi sembra non essere stato rispettato e sicuramente non dalla famiglia Gheddafi.

È un crimine essere un Gheddafi?
Sebbene lo “Stato di diritto” renda inaccettabile la penalizzazione di qualsiasi persona per motivi di religione, colore della pelle, nazionalità, genere, convinzioni politiche o legami familiari, i Gheddafi rappresenterebbero un’eccezione. Nella lista infatti compaiono nomi di donne e persone totalmente estranee alla politica e alle scelte del rais, come nel caso della moglie Safia Farkash e la figlia Aisha, senza parlare di Mutassim Gheddafi. Il figlio del rais è ancora incluso nelle liste sanzionatorie delle Nazioni Unite nonostante la sua morte per mano dei ribelli oltre 6 anni fa. La sua famiglia “che ha costruito (una fortuna) senza avere tempo per godersela – scriveva l’avvocato Oiknomopoulos sull’Huffington Post nel 2015 – è costretta a nascondersi, alla povertà, all’anonimato e al costante rischio di estinzione”. Anche la vedova di Mutassim, Lisa van Goinga e suo figlio, sembrano rappresentare una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali per il semplice legame familiare e il cognome che portano e non hanno avuto diritto a ricevere alcuna eredità e nessun accesso al patrimonio del defunto, per via del congelamento dei fondi imposto dalle Nazioni Unite.

Il caso: Saif al-Islam Gheddafi
Malgrado la dichiarazione di Trump sembrerebbe andare contro l’apertura della Comunità internazionale e delle Nazioni Unite alla partecipazione dei Gheddafi al processo di Riconciliazione, ieri la Camera dei Rappresentanti di Tobruk ha approvato la legge di amnistia, confermando l’ammissibilità di Saif al-Islam alle prossime elezioni. In molti tuttavia temono che il nome di Saif stia venendo strumentalizzato da più fronti per cercare di portare a registrarsi come elettori il maggior numero possibile di libici.