di Vanessa Tomassini –
Durante la scorsa notte le forze legate all’Operazione Dignità sotto l’egida del generale Khalifa Haftar hanno rilasciato il ricercato internazionale Mahmoud al-Werfalli, che si era consegnato ieri alle forze di polizia militare rispettando il mandato d’arresto dello scorso agosto emesso dalla Corte di Giustizia Internazionale.
Dopo la diffusione della notizia dell’arresto diversi manifestanti, alcuni ricollegabili alle forze speciali Saiqa e alla brigata Sahawat, hanno barricato le strade incendiando pneumatici e protestando a Bengasi e intorno al comando generale della polizia militare nella vicina città di Rajma, dove era stato trasferito il prigioniero, chiedendone l’immediato rilascio.
In un video diffuso immediatamente in rete ieri sera si vede un anziano compagno di armi di al-Werfalli comunicare con lui fungendo da mediatore con i manifestanti, pronti ad assaltare il quartier generali del Libyan National Army.
Le rivolte che si sono diffuse molto rapidamente sono un segnale molto importante che indica il livello di popolarità di cui gode il generale Haftar e sul suo decantato controllo del territorio. Già da tempo infatti il generale vicino alla Camera dei Rappresentanti di Tobruk si trova a gestire gravi problemi interni al suo stesso esercito, che oggi difendono al-Werfalli consapevoli del fatto che l’ufficiale ha solo eseguito i suoi ordini.
La candidatura politica di Haftar è anche mal digerita da diverse tribù che hanno visto i loro figli morire nella lotta contro Daesh ed Al-Qaeda, come testimoniato a Notizie Geopolitiche in una recente intervista da Mahdi al-Barghati, lo stesso ministro della Difesa prima di aggregarsi alla squadra del Governo di Accordo Nazionale aveva combattuto tra le file dell’esercito dell’Operazione Dignità.
Va ricordato inoltre che il generale Khalifa Haftar aveva visto diminuire il suo consenso già a fine luglio dell’anno scorso, a causa dell’incontro con il presidente Fayez al-Serraj a Parigi. Un’uscita di scena del poco diplomatico Haftar secondo diversi analisti faciliterebbe notevolmente i rapporti tra Tripoli e Tobruk, almeno per quanto concerne il controllo dell’esercito.