LIBRI. Laura Tangherlini, ‘Siria in fuga’

recensione a cura di Daniele Priori –

siria in fuga fuoriLaura Tangherlini –

Siria in fuga, il viaggio tra i profughi di una guerra senza vincitori

Dimenticati dall’Occidente, maltollerati dai libanesi, tra emergenze sanitarie e incoerenze del sistema mediorientale dove il conflitto da cui fuggono può sconfinare da un momento all’altro

Mondi dentro mondi. Non sempre coerenti. Spesso in conflitto. Guerre calde e fredde. Odi grandi ma anche piccoli. Storie di tristezza ordinaria dentro una vicenda straordinaria che minaccia di debordare da un momento all’altro. C’è tutto questo nel libro di Laura Tangherlini “Siria in fuga” edito da Poiesis (Euro 15).
Laura Tangherlini è una giornalista televisiva. I telespettatori di RaiNews, prima di leggere questo libro denso di emozione, pur nella professionalità della cronista, hanno potuto già vedere coi loro occhi e vivere il viaggio dell’inviata Rai, compiuto nel primo trimestre di quest’anno, e divenuto oggi un libro perché – evidentemente – c’era da dire qualcosa di più, qualcosa da aggiungere al quadro fornito dalle sole immagini.
Tangherlini, infatti, nel libro racconta la Siria che vede negli occhi dei tanti profughi intervistati. Si fa parte del loro dolore in prima persona e, parlando loro in arabo, riesce a cogliere il dolore delle ferite di una terra intera.
Non prende una posizione politica. E’ cronista fino in fondo, Laura. E lo dice a chi glielo chiede. Raccontare, del resto, il più delle volte è l’obiettivo più complicato da raggiungere.
Dietro le parole scritte dalla giornalista c’è il tormento tradotto dall’arabo all’italiano. Un dolore che rende il lettore vicino al popolo siriano, protagonista di una guerra probabilmente più grande della Siria stessa.
E Tangherlini per capire e interpretare sulla pelle viva delle persone quello che gli analisti descrivono con i verbi della geopolitica ha viaggiato tra il Libano e la Giordania. Il Libano che non ha campi profughi, forse anche a causa del numero spropositato di rifugiati, in aumento di settimana in settimana, la Giordania che invece li ha organizzati ma sta conoscendo tutte le difficoltà di un fenomeno nato come un’emergenza ma pronto a deflagrare ulteriormente.
Fino ad arrivare alla radice di problemi che è offensivo edulcorare come correlati, in quanto anche da questi aspetti crescono ragioni di odio e incompatibilità, sebbene a molti possa sembrare paradossale.
Ci sono, infatti, queste comunità (tre non due) costrette a coabitare in Libano. I libanesi, coi siriani, coi palestinesi. E tra loro quella che può diventare l’ennesima mina: l’emergenza sanitaria con il  problema dell’assistenza che non è contemplata, in Libano, per i palestinesi  come per i libanesi che tornano a casa.
Così i tre giorni di Tangherlini tra Amman, Mafraq e Za’tari in Giordania, poi sei giorni in Libano, da Beirut alla Beqaa, da Tripoli al villaggio al confine sirolibanese di Arsal, per dare voce al popolo siriano in fuga diventano parole urlanti alle quali non bastava più un microfono o una telecamera ma serviva la solenne staticità di un libro. Per passare dal momento dell’emozione a quello del ragionamento e alla certezza che la parola scritta rimane.
La fuga del popolo siriano, infatti, non finisce solo in Libano. Tuttavia il valore delle storie e delle testimonianze, grazie a opere come quella di Laura Tangherlini rimarrà oltre l’istante e la cronaca. Ma anzi si tratta di racconti di cronaca pronti segnare l’inizio di quella che sarà comunque una storia diversa. E i passi compiuti da un popolo, da una massa così numerosa di persone, vada come vada, non si cancelleranno.
La cronista lo sta sperimentando ora, a taccuino chiuso, e nei viaggi che a Roma e nel resto d’Italia la stanno mettendo a confronto con la realtà dei siriani in Italia. La cronista non si mette nel ruolo della relatrice ma in quello della donna pronta ad ascoltare per poter scrivere e raccontare ancora. Lo lascia intendere ai suoi interlocutori nei momenti di confronto dal vivo o su Facebook..
Nel cuore la bellezza artistica e umana di una Siria vissuta ancora integra nel 2009. Nella mente la consapevolezza di una complessità politica più forte delle emozioni.
Quella complessità che sta mostrando alla cronista di ritorno dal Medio Oriente come in realtà ci siano tante Sirie in giro per il mondo. Anche in Italia. Anche nella sola Roma dove c’è chi sta con il regime di Assad, chi contro. E magari sempre in ogni caso in buona fede. Un solo popolo pronto a dividersi sulle ragioni di una guerra dimenticata dall’occidente che si riunisce, però, sulla triste constatazione che, ad oggi, non c’è stato ancora un vincitore. Anzi ci sono stati praticamente solo vinti. E una vittima illustre: la Siria.

Acquistabile su Unilibro