L’Ucraina e i dipinti italiani

di Dario Rivolta *

Che sorpresa! Il governo ucraino è, molto probabilmente, un cultore di opere d’arte!
I lettori ricorderanno la storia dei quadri secenteschi rubati anni fa in Olanda e di cui seppe la presenza in Ucraina solo quando un gruppo di malviventi, con il sospetto ausilio dei servizi segreti di quel Paese, per restituirli chiese un riscatto all’ambasciata olandese. La cosa divenne pubblica, L’Aia protestò e gli ucraini assicurarono che il problema sarebbe stato risolto. In effetti la polizia riuscì a rintracciare alcuni di quei dipinti e promise la prossima restituzione al museo olandese, legittimo proprietario. Sono passati molti mesi ma i quadri sono ancora in Ucraina.
Qualcosa di simile è accaduto anche a noi. Nel novembre dello scorso anno diciassette quadri di Mantegna, Pisanello, Bellini e Tintoretto furono rubati presso il Museo di Castelvecchio di Verona e i nostri Carabinieri non ci misero molto a capire che la refurtiva si trovava in Ucraina. Il 16 marzo di quest’anno, con la collaborazione della polizia di Kiev, i ladri furono arrestati e il maltolto recuperato. Dopo che esperti italiani si recarono a Kiev per sincerarsi delle condizioni in cui erano le opere, il sindaco di Verona Flavio Tosi andò pure lui in quella capitale e attribuì al presidente Petro Poroshenko la cittadinanza onoraria della città scaligera quale segno di ringraziamento per l’aiuto ottenuto. Si concordò perfino che, prima del ritorno delle opere in Italia, esse sarebbero state esposte in un museo ucraino e così fu fatto.
Poi, però, i contatti con le autorità di quel Paese s’interruppero e, nonostante le promesse di rimandarci il tutto prima di novembre, dei dipinti non si è saputo più nulla fino a pochi giorni fa. C’e’ voluta una denuncia penale di un avvocato veronese contro Poroshenko con l’accusa di appropriazione indebita e ricettazione (e un articolo dell’Espresso) per costringere allo scoperto le autorità ucraine. Il 30 novembre l’ambasciatore ucraino a Roma, Yevhen Perelygin, a margine di una visita alle Camera di commercio di Padova e sollecitato dai presenti, ha dichiarato che i quadri (tutti?) torneranno in Italia “probabilmente” entro al fine di dicembre. Staremo a vedere se questa volta gli impegni saranno mantenuti o se anche i nostri dipinti faranno la fine di quelli olandesi.
Purtroppo non c’e’ da stupirsi di quello che accade in quel Paese, a suo tempo parte dell’ex Unione Sovietica, ove, è notorio, la corruzione è diffusissima e il vero potere continua a restare nelle mani di pochi oligarchi. L’ha detto senza mezzi termini anche l’ex presidente della Georgia Mikheil Saakashvili, nominato un anno e mezzo fa dallo stesso Poroshenko quale governatore della regione di Odessa e dimessosi polemicamente all’inizio di questo novembre. In conferenza stampa, con toni accesi, ha sostenuto di essere stanco di promesse non mantenute dallo stesso Poroshenko e indirizzandosi a lui ha detto che “Per quanto puoi ancora mentire e prenderci in giro?”. In forma anonima qualcuno dello staff presidenziale ha confessato che, prima delle dimissioni, Saakashvili si era lamentato molte volte con lo stesso presidente per l’enorme corruzione diffusa tra i membri dello stesso partito di Poroshenko chiedendogli di “fare pulizia”. Tuttavia, di là da vaghe promesse, quest’ultimo aveva continuato come se nulla fosse.
Ucraina opere olandesi tubateL’accusa lanciata contro il governo centrale e il presidente stesso è stata di “disonestà e sabotaggio delle necessarie riforme”, mentre la goccia che ha fatto traboccare il vaso sembra essere stata la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi di vari politici “riformisti” da cui risultavano redditi ufficialmente quasi “miserabili”, mentre notoriamente gli stessi possedevano milioni di dollari in cash e in varie proprietà. Tutto ciò accadeva e accade, mentre si continua a piatire l’aiuto del Fondo Monetario Internazionale e il Paese non paga i debiti accumulatisi.
Pochi mesi fa era stato il turno dell’allora ministro dell’Economia Alvaras Abromavicius, un ucraino nato in Lituania, a dare le dimissioni. Anch’egli lo aveva fatto giustificandosi pubblicamente con l’impossibilità di poter realizzare le dovute riforme causa l’ostruzionismo di molti alti livelli nell’amministrazione e nel governo e per la diffusa corruzione alimentata, tra l’altro, dall’uso improprio degli aiuti internazionali. Interrogato sulla rinuncia di Saakashvili ha detto che ” Un sacco di giovani ed energici riformisti stavano con lui in Odessa. Tuttavia, chiaramente, com’è sempre stato il caso (allude anche ai suoi frustrati tentativi di riforma, ndr), non c’è stato per loro il supporto del governo centrale”.
Mentre anche l’implementazione degli accordi di Minsk2 trova lo stesso tipo di ostacoli e l’Ucraina non rispetta gli impegni assunti quali una riforma costituzionale in senso federale e il riordino dell’economia, sembra invece ci sia stato un consenso e siano stati trovati i fondi necessari per le esercitazioni militari al confine con la Crimea. Il canale televisivo 112 Ukraina ha riferito che sono previsti il lancio di missili terra-aria S300 e che le manovre si svolgeranno a “meno di 30 chilometri dallo spazio aereo della penisola”. Ciò non ha mancato di causare la reazione russa. Sono quindi state schierate lungo le coste occidentali della Crimea, in funzione antiaerea e per la protezione delle rotte di volo in arrivo e in partenza verso la madre patria, alcune navi da guerra della flotta del Mar Nero. Le esercitazioni dell’esercito e dell’aviazione ucraine sono iniziate il 1 dicembre.
Quanto ciò sia utile a stemperare i toni del confronto in atto e a trovare una soluzione al conflitto lo si può immaginare.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.