Luttwak, ‘la Libia? L’italia deve muoversi ed occuparla!’

a cura di Vanessa Tomassini

“La mossa italiana deve essere appoggiata ed è una risposta enormemente tardiva al problema specifico delle migrazioni illegali. Ad oggi l’Italia ha tollerato grandi flussi di migranti per ragioni politiche, che non permettono apparentemente allo Stato italiano di proteggere le proprie frontiere, come invece fanno tutti gli Stati. Già curioso questo fatto, o forse no, c’è anche l’aggravante della Guardia Costiera italiana e della Marina italiana che hanno partecipato a questo traffico, perché sono andati a cercare gli illegali sotto costa, fino in Libia. Fatto ancora più straordinario, l’Italia ha accettato lo sbarco, nei suoi porti, di immigranti illegali che erano stati raccolti da navi di Paesi terzi che hanno la possibilità di accogliere ugualmente questi migranti, forse anche meglio. Io trovo stranissimo che la Capitaneria di Porto permetta ad una nave turca di far sbarcare 500 persone recuperate in mare, invece di portarli in Turchia. Teoricamente se arriva una nave con 500 illegali dovrebbe essere mandata via, invece l’Italia li accetta e accoglie. Questi stranissimi comportamenti italiani hanno provocato, de facto, una revoca dei Trattati di Shengen, che prevedono l’impegno di proteggere il proprio perimetro. Questi comportamenti nessuno li capisce, non hanno alcun senso né costituzionalmente, né politicamente. Finalmente ora si agisce e spero che si agisca ancora di più. In Libia non esiste uno Stato, ci sono solo tribù che si combattono. Queste varie figure che si sono riunite a Parigi, controllano forse il 6% della totalità del territorio”.
E’ un fiume in piena l’economista, politologo e saggista Edward N. Luttwak, esperto di strategia militare e di politica internazionale, il quale è intervenuto sulle pagine del nostro giornale a seguito dell’incontro tra il presidente francese Manuel Macron, il premier del consiglio libico “di Tripoli” Fayez al-Serraj e l’uomo forte “di Tobruk”, il generale Khalifa Haftar. E davanti alla prospettata operazione navale italiana che si prospetta in Libia ha osservato che “Le dico una cosa, anche io e lei possiamo fare il nostro incontro-vertice e decidiamo di portare la democrazia in Cina, di portarla in Russia e così via; dopodiché siamo uniti. Io non rappresento nessuno, lei non rappresenta nessuno e possiamo fare un ottimo vertice. Questi signori, non possiamo dire che non rappresentano nessuno, ma pochi. La Libia è frantumata, vede nel suo territorio scorribande di tribù che si combattono e questi signori non sono riconosciuti, se non in maniera molto limitata, da piccoli gruppi”.
Già consulente strategico del Governo degli Stati Uniti, Luttwak ha le idee chiare sui rapporti tra Libia e Italia e su come si possa giungere attraverso un’occupazione militare italiana ad una riunificazione politico-sociale dell’ex colonia. Con lui abbiamo cercato di fare una sintesi dello scenario geopolitico internazionale delle ultime due settimane e anche se le sue idee possono apparire più o meno condivisibili, aprono sicuramente ad ampi spunti di riflessione.

– Quindi per Lei come si può arrivare alla stabilizzazione della Libia?
”L’unico Stato al mondo che ha la conoscenza, la capacità e la necessità di organizzare la Libia è l’Italia. Gli italiani hanno creato la Libia. La Libia non è mai esistita nella storia fino a quando l’Italia non l’ha costruita. La Cirenaica e la Tripolitania erano divisi perfino all’epoca degli antichi romani: una era provincia greca, l’altra era una provincia che parlava latino. È stata l’Italia che poi ha aggiunto il sud, il Fezzan. L’unico Paese che può portare alla stabilizzazione della Libia è l’Italia e lo può fare molto facilmente perché è un Paese con oltre 60 milioni di abitanti, ha la perfetta capacità di reclutare un esercito sufficiente di 100 – 120 mila soldati. Non queste missioni dove si mandano 173 soldati in Asia, non cretinate di questo tipo, non con mezzi militari, io parlo di occupazione militare. Questa occupazione verrà immediatamente appoggiata da moltissimi libici. Questa cosa andava fatta dall’inizio. I francesi in Libia ci vanno ‘con la mano sinistra’, con lo scopo di mettere le mani su qualche affare: commercio petrolifero o la vendita di qualche aeroplano. I francesi non hanno alcun interesse alla riunificazione della Libia: avere la Francia in Libia, vuol dire avere un Paese non stabilizzato che continua a riversare i suoi problemi sull’Italia. Mentre le poche ciliegie e qualche torta, che ci sono, se le mangiano i francesi. L’Italia è di fronte alla Libia, l’ha creata, ha capacità di stabilizzare la sua ex colonia. In Italia ci sono moltissimi disoccupati che si arruolerebbero ben volentieri nelle forze armate. Andare in Libia con un contingente di 100-120mila uomini significa non incappare in combattimenti e non avere perdite, se ne manda 12 li attaccano, se ne manda 1.200 li attaccano, ma se ne manda 120mila nessuno li attaccherà. È una sfida nazionale che l’Italia deve affrontare e se non lo farà continuerà a pagarne il prezzo. Anche la Finlandia non si occupa della Libia, ma la Finlandia non sta ricevendo flussi migratori come l’Italia, barconi libici non arrivano in Finlandia. I finlandesi non hanno creato la Libia, come l’Italia ha fatto e non la conoscono”.