Madagascar. Impeachment di Rajaonarimanpianina: le conseguenze della decisione della Corte costituzionale

di Valentino De Bernardis –

rajaonarimanpianinaA quasi due settimane dalla bocciatura dell’Alta Corte Costituzionale (HCC) malgascia sulla procedura di impeachment mossa dal parlamento nei confronti del presidente della repubblica in carica Hery Rajaonarimanpianina (12 giugno), continua il braccio di ferro tra le due principali cariche istituzionali.
La tanto attesa sentenza n°24-HCC/D3 della HCC, sebbene abbia sottolineato come le istituzioni repubblicane (Presidenza, Governo e Assemblea Nazionale) esercitino pienamente le loro funzioni conformemente a quanto previsto dalla costituzione (articolo 3) e di come i soggetti in questione rispettino regolarmente la separazione dei poteri (articolo 4), non è riuscita a mettere un punto definitivo alla crisi politica aperta.
La sconfitta subita il 12 giugno non è stata digerita completamente dai deputati che avevano votato la risoluzione contro Rajaonarimanpianina, e il 16 giugno, ad inasprire ulteriormente la “guerra tra le istituzioni” è giunto l’annuncio da un gruppo di parlamentare, per bocca del loro portavoce Jean Jacques Rabenirina, di voler denunciare il presidente della HCC, Jean Eric Rakotoarisoa, all’Alta Corte di Giustizia, ai sensi dell’articolo 133 della costituzione, per quanto concerne la conformità del suo operato nel processo decisionale che ha portato all’annullamento della messa in stato d’accusa.
Sebbene l’unica via percorribile sembra essere rappresentata dall’attuazione dell’articolo 5 della sentenza, in cui si auspica il ricorso ad un “patto di responsabilità” per assicurare il normale funzionamento della macchina statale malgascia, la strada è alquanto tortuosa. La maggioranza parlamentare che ha votato la messa in stato di accusa presidenziale, non è ufficialmente intenzionata a cedere sulla defenestrazione di Rajaonarimanpianina, e portare il paese ad elezioni anticipate.
Circa la possibilità di arrivare ad un “patto di responsabilità” un flebile spiraglio è stato aperto dal presidente del partito Malagasy Miara-Miainga (MMM), Hajo Herivelona Andrianainarivelo, a margine dell’inaugurazione del nuovo quartier generale del MMM a Tsiadana lo scorso 19 giugno. Ribadendo la linea politica del suo partito di elezioni presidenziali anticipate, si è dichiarato disponibile a dialogare, sottolineando però come il primo passo debba essere fatto da chi ricopre una posizione di potere, dimettendo così de facto la palla nel campo del Presidente.
Rajaonarimanpianina da parte sua potrebbe giocare la carta dello scioglimento dell’Assemblea Nazionale (di cui per costituzione ha il pieno diritto una volta riconosciuta la procedura di impeachment nei suoi confronti) e riportare il paese a nuove elezioni legislative, ma molto difficilmente deciderà di imboccare la strada di elezioni legislative anticipate dagli esiti incertissimi. A far rumore rimane il silenzio dell’esercito che per il momento ha deciso di ricoprire un ruolo di super partes, ma la sua incognita avrà un peso rilevante nelle prossime mosse di tutti gli attori protagonisti.
Lo scenario che ad oggi sembra prendere sempre maggiore consistenza è quella di un governo di unità nazionale, che possa incontrare il favore del parlamento, in grado di guidare il paese in questa delicata fase di transizione, per poi magari traghettare il paese ad elezioni anticipate, evitando così il ricorso a mezzi non democratici, come la storia recente malgascia ha insegnato.
L’ultimo auspicio sarebbe che un accordo di riconciliazione nazionale possa essere fissato prima della celebrazione della festa nazionale del prossimo 26 giugno, in modo da poter significare un punto di partenza al paese.

@debernardisv