Libia. Minniti alle prese con l’immigrazione, ‘le tribù del sud elemento di forza di una guardia di frontiera coordinata’

di Vanessa Tomassini –

Il Partito Radicale italiano ha presentato un esposto alla Procura di Roma affinché venga accertato se il nostro Governo abbia pagato o meno le milizie in Libia nel tentativo di arginare l’immigrazione incontrollata dall’Africa verso le nostre coste. Dopo che ad agosto il ministro dell’Interno, Marco Minniti, esultava per essere riuscito nell’impresa di fermare i flussi migratori con il codice di condotta per le Ong e la missione navale italiana di supporto alla Guardia costiera libica, in questi ultimi giorni la Sicilia è di nuovo invasa dai migranti.
Così Minniti, tra le critiche della stampa internazionale dopo i servizi dell’Associated Press e di Middle East Eye che denunciavano gli accordi italiani con le brigate e con gli stessi scafisti, questa volta gioca la carta di un’intesa con il governo di accordo nazionale su un progetto italiano, finanziato dall’Unione Europea, per sostenere gli sforzi delle autorità libiche nel controllare il confine meridionale del paese, come riporta il canale di informazione libico 218.tv.
Anche se alcuni media arabi parlano addirittura di una base aerea nella parte meridionale dell’ex colonia, il progetto firmato venerdì al Viminale prevede ufficialmente l’invio di una nuova missione con la costruzione di una base logistica per le attività operative della guardia di frontiera. La terza missione italiana avrà anche il compito di tutelare il personale Unhcr e Oim che andrà in territorio libico per migliorare le condizioni dei centri per migranti e degli stessi libici. Ricordiamo che l’Italia è già impegnata in Libia con l’ospedale da campo a Misurata, oltre che con le navi in supporto alla Guardia costiera locale, il cui invio aveva innescato l’ira del generale “di Tobruk” Khalifa Haftar tra la fine di luglio ed i primi di agosto. L’iniziativa è stata concordata in una riunione tra il ministro Minniti e una delegazione libica composta da rappresentanti del ministero dell’Interno, della Difesa e degli Affari Esteri. Minniti aveva già sottolineato in diverse occasioni che il confine sud della Libia rappresenta “la porta di accesso al complesso dell’Africa settentrionale, ma è in qualche modo la porta d’accesso all’Europa. Quel confine è importantissimo sia per il contrasto ai trafficanti di essere umani sia per il contrasto al terrorismo, nel momento in cui abbiamo il rischio di una fuga di massa dei foreign fighters, ed il modo più semplice per arrivare in Europa potrebbe essere quello di seguire i flussi migratori”. Minniti al termine del vertice ha spiegato che lo scopo dell’accordo prevede “di far diventare le tribù del sud un elemento di forza di una guardia di frontiera coordinata con Niger, Ciad e Mali, cioè avere una guardia di frontiera che controlli insieme le nuove frontiere, anche con le nuove tecnologie, dai sensori laser sino ai droni”. In questo articolo avevamo parlato, già a luglio, di uno dei programmi per arginare l’immigrazione nel sud.
Dopo i report di Unicef e Oim che hanno denunciato la situazione dei migranti nei centri di detenzione, Minniti ha spiegato che questa nuova missione avrà anche lo scopo di migliorare le condizioni di degrado denunciate dalle agenzie delle Nazioni Unite. Per questo motivo Oim e Unhcr hanno partecipato alla riunione. “Nel pieno rispetto della sovranità nazionale” libica, l’agenzia Oim ha già realizzato quest’anno oltre 7.300 ritorni volontari assistiti con il reinsediamento nei Paesi di origine e prevede di realizzarne altri 15mila entro dicembre. L’Unhcr invece tra i vari compiti avrà anche quello di velocizzare il processo di selezione dei migranti realmente bisognosi di protezione, assicurandone il trasferimento dai centri in altri Paesi. Entrambe le agenzie saranno impegnate in operazioni congiunte a fine di aiutare le autorità libiche ad adeguare le strutture di accoglienza agli standard internazionali. La missione italiana, attraverso la presenza militare, assumerebbe inoltre il ruolo di “force protection”, indispensabile all’Onu per operare in condizioni di sicurezza nel caos libico. Intanto a Tripoli gli accordi tra Italia e l’esercito libico hanno montato le polemiche in rete, dove alcuni post tradotti anche in italiano affermano che “la collaborazione con il governo legittimo è ciò che ha ridotto i numeri degli immigrati clandestini e non Haftar”. Dall’altra parte non hanno dubbi su chi abbia pubblicato questi messaggi: sono le milizie, o peggio ancora gli islamisti.

Vedi anche: Libia. Minniti incontra Haftar.

Nella seconda foto: Marco Minniti con Khalifa Haftar.