Mondo arabo ed emancipazione femminile. Dagli arresti in Iran ai bar di Tunisi

di Vanessa Tomassini e Paolo Paluzzi –

In Iran la scorsa settimana le forze di polizia hanno arrestato sei giovani perché promuovevano la Zumba, danza sportiva fatta di esercizi a ritmo di musica latino americana.
Da anni l’Iran cerca di reprimere con l’arresto le influenze occidentali, e già nel mese di giugno il governo iraniano aveva vietato la Zumba e le ginnastiche non islamiche.
Il rapporto di giovedì afferma che tra i sei vi erano anche due donne: mentre si stavano riposando la Guardia Rivoluzionaria nella città di Shahr oud, a circa 400 chilometri a est della capitale Teheran, li ha fermati in occasione di una vera e propria incursione, come è solito accadere nel Paese fortemente restrittivo verso le donne e non solo. I giovani sono stati anche accusati di aver girato alcuni video durante le danze, i quali poi sono stati postati sui social network. Durante i filmati si vede le ragazze che mentre ballano, tolgono i copricapi in pubblico, cosa assolutamente vietata nella Repubblica Islamica, dove la legge prevede che le donne evitino abiti attillati e indossino un velo per coprire i capelli. 
Quello iraniano non è un caso isolato, o meglio, certe restrizioni anche se non così severe accadono anche in occidente, dove probabilmente sono mal sopportate per il caldo estivo. In Spagna, sulle spiagge dell’Asturia, a Gijon, delle bagnine in costume sarebbero state definite troppo sexy. Su twitter in diversi hanno cinguettato con immagini delle bagnine dal lato B elogiando le soccorritrici del Salvamento Maritimo delle spiagge della città asturiana, tweet entusiasti che sono stati immediatamente ripresi dalla tv privata La Sexta. Le immagini delle Pamele Anderson asturiane hanno provocato una preoccupata reazione della direzione del Salvamento Marittimo, che ha invitato le bagnine a indossare pantaloni per “evitare commenti sessisti”, secondo quanto riferisce il quotidiano spagnolo La Vanguardia.
Le notizie arrivano mentre in Arabia Saudita il parlamento, guidato dal principe Mohammed bin Salman, sta discutendo se permettere alle donne l’utilizzo del bikini nei resort. Dibattito nato non tanto per un avanzamento dei diritti delle donne nel Paese, quanto dalla preoccupazione di perdere milioni di dollari dal turismo, senza un adeguamento agli standard internazionali.
Ma tornando al velo, in arabo “jihab”, in Iran fortemente osservato tanto che la trasgressione porta all’arresto,…qual’è la situazione delle donne nel mondo arabo? Paese che vai, leggi che trovi: in Tunisia ad esempio la donna ha raggiunto una straordinaria emancipazione. Anche passeggiando per le vie di Tunisi è sempre più frequente incontrare giovani ragazze con addosso il copricapo hijab. Il fenomeno diventa ancora più evidente allontanandosi dal centro della capitale alla periferia. La cosa che colpisce però un osservatore attento e smaliziato è che negli uffici, nei bar, ai concerti, queste ragazze velate non si fanno problemi a fumare in pubblico oppure a comportarsi come se non avessero il velo o come i dettati religiosi suggerirebbero. Inoltre il velo spesso si abbina ad un look moderno e è dei colori più vari e accattivanti. Questo fatto suggerisce qualche riflessione: ovvero, portare il velo non è dunque sempre il riflesso di una convinzione religiosa ma spesso si può ricollegare ad una questione di costume o moda. A questo si aggiunga che sono in molte le ragazze inoltre che dichiarano di indossarlo per non avere problemi e non essere disturbate per strada, come se l’immagine rassicurante di essere una donna praticante allontanasse potenziali molestatori e fornisse loro una sorta di riconoscimento sociale. Insomma una specie di nuovo stile si è imposto tra le ragazze tunisine dalla rivoluzione del 2011, influenzato anche dalle fiction turche che hanno invaso progressivamente il piccolo schermo. Ci confida Aida, una ragazza seduta in un bar del centro che “l’Islam contempla la bellezza e che non è incompatibile con la modernità, anzi è una religione aperta e che non impedisce a noi donne velate di vestirci in maniera moderna, pur restando pudiche”. Ma il fatto che alcune di esse siano truccate in viso anche in maniera pesante indossando jeans stretti provoca anche qualche critica. Selma ad esempio, titolare di un negozio in centro è praticante e afferma che “le ragazze hanno superato ormai ogni limite alla decenza”, lei stessa infatti indossa il velo ma nella forma più tradizionale, si veste normalmente e si trucca poco. “Bisogna che la donna sappia esigere il rispetto altrui imponendo il rispetto per sé stessa” aggiunge Aicha, funzionario statale incontrata in un ufficio delle dogane alcuni giorni fa. Le donne tunisine insomma indossano sempre di più il velo ma lo fanno più per tradizione e convenienza che per convinzione religiosa, dice Imen, una cassiera di una grande supermercato, come se il velo avesse sostituito il tradizionale foulard delle nostre nonne. Del resto secondo l’islamologa tunisina, Mongia Nefzi Souhai, la divisione che oppone partigiani e detrattori del velo è una battaglia illusoria. “Il velo, che oggi caratterizza la donna musulmana, non è solo islamico: rimonta a tempi molto lontani della storia. Nell’antichità i greci, gli ebrei con Abramo e i cristiani hanno spinto in questa direzione. La frumka (il velo integrale) è citata esplicitamente nella torah”, sottolinea. Se il velo è menzionato nel Corano, le musulmane sono libere di portarlo o meno. “Ognuno è libero nelle proprie scelte e la questione dell’abbigliamento fa parte delle libertà fondamentali. Il problema della donna non è il velo ma l’analfabetismo o la scarsa conoscenza. Abbiamo bisogno di costruire il nostro paese dal punto di vista culturale, scientifico ed economico. Nessun bisogno di focalizzarsi su questa faccenda secondaria. Conviene che le donne musulmane si vestano in modo consono, ma solo per evitare, come raccomanda l’Islam, che il suo corpo non diventi un oggetto commerciale e non si esponga nudo per vendere un profumo o un sapone”.
L’esperienza unica di emancipazione della donna tunisina nel mondo islamico assume nella vita di tutti i giorni connotazioni sempre diverse, oggi legate ad una società che cambia restando in qualche modo sempre ancorata alle tradizioni, ma che è possibile scorgere solo dopo una conoscenza approfondita della stessa.