Mozambico. Nyusi prova a rilanciare la sua leadership

di Valentino De Bernardis

Conclusa venerdì 17 marzo la visita ufficiale del presidente del Mozambico Felipe Nyusi in Giappone. Una vera e propria “missione di sistema” dato che ad accompagnare la più alta carica dello Stato vi erano anche il responsabile del dicastero degli Esteri Oldemiro Balói, dell’Agricoltura José Pacheco, dell’Energia Leticia Klemens, dell’Industria Ragendra de Sousa e il viceministro dei trasporti-telecomunicazioni Manuela Rebelo (oltre al solito seguito di imprenditori africani). Una missione preparata in pochissimo tempo, in cui l’obiettivo dichiarato della compagine mozambicana era di rilanciare i rapporti di cooperazione economica e commerciale tra i due paesi, stretti da una pluriennale amicizia. Ennesimo tentativo per provare ad uscire dall’angolo del mero assistenzialismo internazionale (ricordiamo che lo scorso anno Tokyo aveva assicurato un piano di 2,7 milioni di dollari per la sicurezza alimentare a favore del Mozambico).
Parlando al Business Forum Mozambico-Giappone tenuto a Tokyo, il presidente Nyusi ha avuto possibilità di mostrare agli investitori del sol levante come il Mozambico di oggi e del futuro rappresenti un enorme potenziale inespresso, non solamente in termini delle già note risorse di gas off-shore non ancora sfruttate, ma anche in termine di settore infrastrutturale, trasporto, telecomunicazioni e turismo.
Strizzare l’occhio al mondo asiatico rappresenta ormai una chiara direzione di Maputo, obbligata a cercare nuovi investitori per uscire dal vicolo cieco di una crisi economico-commerciale-sanitaria in cui è rimasta incastrata da circa tre anni. La missione in Giappone difatti giunge a circa un anno di distanza da una simile iniziativa di sistema intrapresa in Cina (16-21 maggio 2016), che lo stesso Nyusi aveva guidato, giungendo alla firma di vari trattati di cooperazione e sostegno economico.
Da parte sua Maputo, oltre al sopracitato potenziale, può offrire una invidiabile posizione strategica in termini commerciali e geo-strategici, che fanno sempre più gola a chi mira a espandersi in un continente da cui non si può più prescindere nello scacchiere internazionale. A parlare sono poi i numeri che, ad esempio, solo per la Cina parlano di investimenti totali pari a US$ 6 miliardi e di oltre 100 aziende operanti nel paese dal campo energetico a quello agroalimentare secondo fonti dell’ambasciata cinese in loco.
L’attivismo internazionale di Nyusi oltre ad avere l’importante funzione di ricostruire la reputazione del Mozambico in campo internazionale dopo lo scandalo del 2016, in cui sembrerebbe che il paese abbia nascosto circa un miliardo di dollari di debito pubblico al Fondo Monetario Internazionale, anche una precisa valenza in politica interna.
In vista del congresso del Frelimo, previsto per settembre 2017, c’è da pensare che la strategia del presidente in carica sia quella di arrivare con il vento in poppa di importanti riconoscimenti in campo internazionali e di aver posto importanti basi per il risanamento dei conti pubblici, per poter agilmente incassare la riconferma alla testa del partito, e mettere una importante ipoteca sulla ricandidatura alle presidenziali del 2019.
Sebbene il Frelimo sia obbligato a mostrarsi come partito monolitico all’esterno, per non mostrare il fianco nella lotta, politica e armata, del maggior partito di opposizione (cioè la Renamo), al suo interno persistono importanti divisioni di carattere tradizionalmente regionale, linguistico e generazionale. Componenti uscite fuori già nel 2014, quando la cooptazione di Nyusi da parte dell’anziano leader Armando Guebuza alla propria successione, su da più parti contestata ed ottenne il completo appoggio del Frelimo solo sei mesi prima del voto. Nyusi infatti provenendo dal nord del paese (Cabo Delgado) ha rappresentato una rottura con la tendenza “maputocentrica” del Frelimo, e iniziato una fase maggiormente diplomatica con la Renamo, che proprio nel nord ha la sua storica base logistica. Quel nord-centronord di cui viene poi rivendicata una maggiore autonomia amministrativa (se non anche la secessione), e in cui sono maggiori le ricchezze di maniere prime.
Qualora tali distinguo all’interno del Frelimo dovessero platealmente mostrarsi nel medio periodo, rimane da capire se le opposizioni, sia Renamo che il Movimento Democratico di Daviz Simango, siano in grado di rappresentare, al netto di un potenziale ritorno alla lotta armata, una valida alternativa di governo per il bene del Mozambico e per la stabilità di tutta la regione dell’africa australe.

@debernardisv
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