Mozambico. Prove tecniche di ricostruzione

di Valentino De Bernardis –

Si è concluso nel fine settimana l’undicesimo congresso del partito di governo, Frelimo, a Matola. Un appuntamento importante se non per i contenuti, già ampiamente dibattuti in altre sedi e sui giornali, per le decisioni ratificate e le nomine dei nuovi corpi decisionali del partito, come il comitato centrale, la commissione politica e il segretario. A queste va aggiunta l’elezione alla presidenza del partito che, con una maggioranza che ha sfiorato il 100% (mancata solo a causa di cinque schede bianche e una nulla su quasi 2000 voti), è stata riconsegnata nelle mani del presidente uscente Filipe Nyusi.
Una vittoria mai messa in dubbio e forse, per certi aspetti, persino obbligata, unica strada
percorribile dal Frelimo per dare continuità al progetto politico intrapreso nel 2014, evitare
spaccature interne e non lasciare pericolosi spazi politici alle opposizioni.
Proprio queste sono le tre chiavi di lettura principali che riverbera il personaggio pubblico Nyusi. Esponente del nord del Mozambico (nato nella provincia di Cabo Delgado), in un partito che ha le sue roccaforti elettorali attorno a Maputo, rappresenta idealmente il senso di unità statuale, capace (nelle speranze dei suoi sostenitori) di neutralizzare sul nascere le velleità autonomiste-secessioniste del maggior partito di opposizione (Renamo), che propriamente nel nord ha il maggiore bacino di sostenitori sia nell’elettorato attivo che passivo.
Potrà solo questo essere sufficiente a rilanciare l’immagine di un partito logorato dopo tanti anni di potere, messo all’angolo da una crisi economica che negli ultimi anni ha messo in ginocchio ampie fasce della popolazione sempre più povere e reso più freddi i rapporti con i donatori internazionali? Certamente no, la strada fino alle prossime elezioni municipali (ottobre 2018) e presidenziali (ottobre 2019) sarà molto lunga e i problemi da affrontare apparentemente insormontabili. L’unica certezza è quella che al momento Nyusi sembra essere l’unico in grado di poter scalare una montagna tanto impegnativa. Dopotutto la sua storia politica è sinonimo di successi (inaspettati) e di colpi di scena repentini, capaci di sparigliare le carte e lasciare gli avversari senza possibilità di contromosse. Basta ricordare come fino al 2012 non era mai stato eletto al comitato centrale del Frelimo, per poi ritrovarsi nel breve volgere di due anni come candidato ufficiale del partito alla guida del paese, vincere le successive elezioni, e ridurre al minimo l’emorragia di voti.
Primo obiettivo del Frelimo (e quindi del governo) per uscire dall’angolo sarà la  normalizzazione, per quanto possibile, con la Renamo, per evitare una nuova escalation della violenza e tornare alla guerra civile.
Far abortire qualsiasi possibile riapertura di un nuovo fronte critico è obbligatorio per affrontare successivamente in completa sicurezza i problemi politici-sociali-economici del Mozambico. A tal proposito l’incontro di agosto 2017 a Gorongosa, provincia centrale di Sofala, tra Nyusi e Dhlakama, leader storico della Renamo, ha rappresentato certamente un primo passo importante.
La fiducia totale riposta dal Frelimo nel suo presidente uscente con la rielezione, oltre ad avallare la politica della negoziazione, rappresenta anche un nuovo mandato per proseguire sulla via del dialogo e, ove possibile, poter fare delle concessioni di sostanza alle istanze dell’opposizione, specialmente in ambito di maggiore indipendenza decisionale per le regioni del nord.
Il primo banco di prova per il vecchio-nuovo presidente Nyusi sarà la capacità di  coinvolgere la Renamo alle prossime elezioni amministrative, dopo il boicottaggio del 2013, e gestire il post-elezioni. Manca ancora un anno alla fatidica data, e tutto è possibile, nel bene e nel male.

Twitter: @debernardisv

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