Nato. L'”America first” di Trump non era solo uno slogan elettorale

E l'Ue rischia di essere schiacciata tra due blocchi.

di Giovanni Perrino

Al vertice Nato di Bruxelles gran parte dei leader presenti si sono chiesti, come riportato dal presidente bulgaro Rumen Radev, quanto Trump fosse serio nel chiedere agli alleati l’innalzamento della spesa militare al 4% del Pil, quando la maggior parte dei 28 paesi membri non ha finora neanche raggiunto la quota prestabilita del 2% (fanno eccezione solo la Gran Bretagna, l’Estonia, la Grecia e la Lituania). L’Italia, anche in questa classifica, è tra gli ultimi, sotto quota 1,5%.
Eppure già si è visto che il presidente degli Stati Uniti non è soltanto un comunicatore di cambiamenti radicali, ma anche e soprattutto un esecutore di essi: le barriere commerciali sono già una realtà, come lo sono tutte le politiche contro le istituzioni internazionali. “America First” non era un semplice slogan da campagna elettorale, bensì il titolo di una nuova strategia delle relazioni internazionali.
L’obiettivo di Trump sembra essere quello di indebolire l’Europa a guida tedesca (ma è possibile un’altra Europa?) e privilegiare allo stesso tempo le relazioni bilaterali tra stati nazionali, a cominciare dal ruolo della Russia: la Nato è l’ombrello sotto il quale si è potuta sviluppare quell’Unione Europea che non si adatta alla nuova visione degli interessi americani e quindi deve essere indebolita.
Nessun governo oggi in Europa ha l’autorevolezza politica di Trump e di Putin, che godono di un consenso sicuro nei loro rispettivi paesi: per questo l’incontro tra i due che si svolgerà il 15 luglio a Helsinki diventa un segnale di amicizia tra le due potenze una volta nemiche che impensierisce gli alleati storici e deboli dell’America.
L’Europa che non ha una voce univoca in politica estera, né un sistema di difesa autonomo, è una potenza commerciale che non vuole né può diventare politica, un ostaggio conteso e un partner frustrato. Se Trump dovesse decidere di abbandonare l’Alleanza Atlantica, se dovesse prevalere l’”hard Brexit” (caldeggiata allo stesso Trump), se la Russia dovesse riuscire ad accreditarsi come partner degli Stai Uniti, allora l’Europa diventerebbe anche un soggetto politico accerchiato da potenze ostili. C’è che almeno allora questa vecchia culla di civiltà batta un colpo e dimostri la sua utilità nel mondo contemporaneo.