Nigeria. Buhari si insedia ufficialmente

di Valentino De Bernardis –

Buhari muhammaduIl 29 maggio si candida a diventare una data da ricordare nella storia politica nigeriana, con l’insediamento ufficiale di Muhammadu Buhari alla presidenza della repubblica federale, dopo la vittoria alle elezioni dello scorso 28 marzo.
Successo giunto dopo tre precedenti sconfitte elettorali dello stesso ex generale Buhari, nel 2003 contro Olusegun Obasanjo, nel 2007 contro Umaru Yar’Adua e nel 2011 contro Goodluck Jonathan. Importanza ancora maggiore perché va a interrompere il quasi ventennale controllo del People Democratic Party sulle istituzioni federali a favore dell’All Progressive Party.
La maggiore abilità del neo presidente eletto è stata nell’intercettare il sentimento di malcontento attorno alla gestione del potere del presidente uscente Jonathan, rimarcandone l’incapacità di risolvere i conflitti economico-sociali che hanno fatto rallentare la Nigeria, e creato una maggiore instabilità politica, oltre ad aver ottenuto il sostegno di esponenti politici di primo piano come, ad esempio, quello dell’ex
presidente Obasanjo, il cui gruppo etnico Yoruba ha rappresentato un importante bacino elettorale nel Sud-Ovest del paese.
Ad ogni modo, la delicata e pacifica alternanza al potere, che la Nigeria sta sperimentando in questo periodo, rappresenta una cartina di tornasole importante per misurare il grado di maturità di un paese tornato alla democrazia solo nel 1999.
Ad ogni modo, l’esito positivo della transizione non sembra così scontato, specialmente se si vanno ad analizzare le faglie politico-etnico-religiose-economiche che dividono il paese, cioè a dire Sud-Nord, produttori di petrolio-non produttori di petrolio, cristiani-musulmani, ricchi-poveri.

Le maggiori sfide del futuro governo.
La campagna elettorale di Buhari è stata centrata sul mantra del cambiamento. Sebbene egli stesso non rappresenti una novità assoluta nel panorama politico nigeriano (nel 1983-1985 aveva ricoperto la carica di presidente in seguito ad un colpo di stato), il diffuso desiderio popolare di voltare pagina, e i numerosi errori strategici dei suoi competitori, gli hanno garantito una vittoria al primo turno.
E’ ora giunto il momento di riempire di contenuti le molte promesse elettorali fatte, come la creazioni di 720 mila posti di lavoro nel settore pubblico, il rilancio del settore agricolo attraverso l’erogazione di presiti agevolati, lotta senza quartiere alla corruzione e sopratutto al terrorismo.
Sicurezza. Il tema della sicurezza è stato forse quello che maggiormente ha contribuito all’affermazione dell’APC. Nei diciotto mesi antecedenti le elezioni generali l’azione terroristica di Boko Haram ha conosciuto un notevole salto di qualità, conquistando sempre maggiori territori nel nord del paese (in particolare negli stati di Borno, Yobe e Adanawe), fin casi a sostituirsi allo Stato. Situazione testimoniata, ad esempio, dalla ritrosia dell’ex presidente Jonathan a recarsi nel nord per la campagna elettorale. Buhari con il suo passato di ex militare di carriera rappresenta quella figura di presidente forte ci cui la popolazione aveva bisogno.
La lotta contro Boko Haram non potrà però prescindere dalla ricerca di una maggiore cooperazione militare regionale con i paesi limitrofi (Chad, Niger e Camerun) e un
pieno sostegno logistico e di fornitura militare da parte di Inghilterra e Stati Uniti (non a caso prima dell’insediamento si è recato in visita al numero 10 di Downing
Street). In quest’ottica l’annuncio di voler insediare il comando militare per le operazioni nel nord Nigeria a Maiduguri, capitale dello stato di Borno, rappresenta un forte impegno nella lotta al terrorismo, per arrivare alla vittoria finale nel minor tempo possibile.
Economia. Dall’aprile 2014 la Nigeria è diventata ufficialmente la prima economia africana, relegando il Sud Africa in seconda posizione. Secondo i dati del Fondo
Monetario Internazionale il sorpasso era avvenuto già da qualche anno, ma solamente nel 2014 si è provveduto ad un aggiornamento dei dati di alcuni macro indicatori e settori che contribuiscono alla creazione del Pil, come quello delle telecomunicazioni, delle vendite on-line o dell’industria cinematografica.
Nonostante la posizione di leadership economica continentale la Nigeria presenta ancora un problema di forte sperequazione sociale, con quasi il 70% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà (cioè con meno di due dollari al giorno). Tema che alimenta una forte tensione sociale, a cui il nuovo governo dovrà trovare una soluzione nella cornice di una congiuntura economica negativa, con il
calo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali, la cui esportazione rappresenta l’80% delle entrati statali, cruciale per una economia scarsamente diversificata. La
scarsa redditività del petrolio, sommata alla fine delle importazioni degli USA dal luglio 2014, per precise scelte strategiche energetiche statunitensi, hanno causato
inoltre un consistente depauperamento delle riserve in valuta estera.
Sono quindi molti le questioni che il nuovo esecutivo nigeriano si troverà ad affrontare nei prossimi quattro anni. Difficile dire se Muhammadu Buhari possa far fronte a tutto, ma se dovesse riuscire a garantire la totale pacificazione nazionale, avrà centrato l’obiettivo più difficile e ipotecato un secondo mandato.

@debernardisv