Onu. Approvato documento per vietare le armi nucleari

di C. Alessandro Mauceri –

Mentre i partecipanti al G20 davano prova (l’ennesima) dell’inefficacia di questi incontri, per di più spendendo una cifra esorbitante, dall’altra parte dell’oceano, a New York, alle Nazioni Unite veniva approvato un documento storico: più di 70 anni dopo che il mondo ha assistito al potere devastante delle armi nucleari, è stato approvato un trattato globale che vieta tutte le armi nucleari.
“Siamo riusciti a seminare i primi semi di un mondo libero da armi nucleari”, ha detto Elayne Whyte Gomez, presidente della conferenza delle Nazioni Unite che sta negoziando il trattato giuridicamente vincolante. “Noi (stiamo) dicendo ai nostri figli che, sì, è possibile ereditare un mondo libero da armi nucleari”. “Il mondo ha aspettato questa norma giuridica per 70 anni”, dalle bombe atomiche lanciate dagli Usa su Hiroshima e Nagasaki nel 1945.
Si tratta di un evento che potrebbe (e dovrebbe) avere conseguenze epocali, e per diversi motivi. Innanzitutto perché questo documento, approvato da 122 paesi, è diventato esecutivo nonostante il parere contrario di tutte le maggiori potenze economiche mondiali. Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia, India e Pakistan e Cina hanno tutte votato contro, insieme ai loro alleati. Ma la loro ferrea opposizione e le pressioni esercitate sui tutti gli altri paesi non sono bastate. Neanche l’appoggio dei loro alleati, tra cui l’Italia, è servito a molto.
Ora tutti i paesi membri dell’Onu saranno chiamati a sottoscrivere il trattato di 10 pagine sul divieto delle armi nucleari entro il 20 settembre, durante l’assemblea generale annuale.
Proprio questo aspetto, tra l’altro, apre la porta a scenari ancora imprevedibili: molte delle testate nucleari di paesi come gli Usa si trovano sul territorio di altri paesi. Ad esempio, c’è chi è pronto a giurare che in Italia, nascosti nelle basi americane, si troverebbero una novantina di missili balistici con testate nucleari. Tutte armi che ora dovranno essere finalmente rimosse e disarmate.
“È un divieto in linea con altri divieti sulle armi di distruzione di massa”, ha detto Beatrice Fihn alla campagna internazionale per abolire le armi nucleari a Ginevra. “Abbiamo bandito armi biologiche 45 anni fa, abbiamo bandito le armi chimiche 25 anni fa, e oggi si vieta l’arma nucleare”.
È questo un altro aspetto importante legato alla decisione sottoscritta nei giorni scorsi: per entrare nel diritto internazionale il trattato dovrà essere ratificato da almeno 50 stati entro due anni. Cosa
non impossibile ma che creerebbe un effetto a catena tutt’altro che secondario. In passato alcuni paesi pur non avendo sottoscritto e ratificato i trattati dell’Onu, si sono sentiti in dovere di rispettarli, almeno sulla carta. Gli Stati Uniti ad esempio, anche non avendo firmato il trattato sulle mine antiuomo, avevano adottato politiche che ne vietavano l’uso. “Questi tipi di trattati hanno un impatto che costringe i paesi a cambiare il loro comportamento. Non succederà velocemente, ma li riguarda”, aveva detto la Fihn quando era stata avviata la procedura per la messa la bando.
Secondo il trattato approvato mentre i leader mondiali ad Amburgo dimostravano la loro incapacità di gestire le problematiche del pianeta, i paesi firmatari si impegnano a non sviluppare, testare, produrre o possedere armi nucleari, ne’ minacciare di utilizzarle, ne’ permettere che le armi nucleari siano posizionate sul loro territorio.
Un effetto ben diverso da quello fino ad ora troppo semplicistico e inutile del Trattato di Non Proliferazione Nucleare sottoscritto nel 1968, che si limitava ad impedire la diffusione delle armi nucleari. Ora, con il nuovo accordo internazionale i paesi economicamente più poveri del pianeta chiedono ai paesi più ricchi di attuare un vero disarmo nucleare.
Un aspetto che dovrebbe far riflettere molti leader mondiali. E che potrebbe far cambiare il ruolo delle stesse Nazioni Unite a livello globale dopo che, negli ultimi anni, erano diventate una sorta di giustificazione per le missioni di pace o poco più.