Onu. Sala vuota per lo stop alle armi nucleari, che evidentemente non interessa

di C. Alessandro Mauceri

Il 23 dicembre la Conferenza delle Nazioni Unite ha deciso di adottare una risoluzione (la A/RES/71/258) per proibire ed eliminare le armi nucleari. La votazione però non è stata adottata con voto unanime dall’Assemblea generale: tra i paesi che hanno espresso voto contrario o che si sono astenuti molti di quelli in possesso di ordigni nucleari, da Cina e Russia a potenze nucleari emergenti come India e Pakistan, ma anche (e questo avrebbe dovuto sorprendere) paesi come Francia, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Australia, Israele, Giappone, Corea del Sud e molti altri paesi europei.
“L’esistenza di armi nucleari è ancora una minaccia per l’umanità. La necessità di un passo avanti nel disarmo non è mai stata così urgente come oggi”, ha detto Kim Won-soo, sottosegretario generale delle Nazioni Unite.
Nonostante il boicottaggio di molti paesi importanti, come pure le pressioni esercitate dai paesi contrari all’accordo, la mozione è stata approvata. Per questo nei giorni scorsi si sono tenuti i primi incontri per definire i contenuti del trattato. A sorpresa perà la sessione si è svolta in un auditorio praticamente deserto: ben quaranta nazioni, tra cui tutte quelle sopra menzionate, hanno deciso di non partecipare ai lavori per il trattato sul nucleare considerando irrealistico lo scenario del disarmo. In discorso tenuto da Elayne Whyte Gómez, rappresentante permanente del Costa Rica alle Nazioni Unite, che ha presieduto la seduta è stato ascoltato solo da pochissime persone, e anche queste apparentemente disinteressate. Lo stesso sito ufficiale delle Nazioni Unite parla ufficialmente di “assenza di risultati concreti dopo due decadi di negoziati per il disarmo nucleare multilaterale”. Un’assenza che rischia di perpetuarsi in quella che è (o meglio era) “il primo vero dibattito per il disarmo nucleare in vent’anni”.
Gli esperti delle Nazioni Unite parlano di una “crescente frustrazione negli ultimi anni” dovuta al fatto che molti paesi continuano “a fare affidamento sulle armi nucleari nelle dottrine di sicurezza e a finanziare i programmi per modernizzare e potenziare le armi nucleari” disponibili, compresi gli Usa che con le B61-12, più che aggiornare le vecchie B-61, si sono dotati di quella che per molti è un nuovo tipo di arma nucleare. Oggi nel mondo esistono oltre 15mila armi nucleari (dati Onu), custodite negli arsenali di pochi paesi alcuni dei quali non hanno sottoscritto nemmeno il trattato di non proliferazione: Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord.
Le armi nucleari rimangono le uniche armi di distruzione di massa a non essere ancora state dichiarate fuorilegge a livello globale, come invece è stato per le armi biologiche, le armi chimiche, le mine antiuomo e le bombe a grappolo. Per le armi nucleari oggi esiste solo un divieto parziale e peraltro poco rispettato. E questo nonostante il disarmo nucleare fosse una priorità delle Nazioni Unite sin dalla loro nascita, nel 1945.
La decisione presa dalla maggioranza dei paesi delle Nazioni Unite non è servita a far capire la gravità della situazione e i pericoli connessi con le armi nucleari. Armi che non servono a combattere ma solo come deterrente: qualora malauguratamente un paese decidesse di utilizzarle, le possibilità di subirne le conseguenze derivanti dalla diffusione delle radiazioni sarebbero troppo elevate.
Inutili sono stati anche gli inviti del pontefice: parlando alle Nazioni Unite, papa Francesco ha ribadito che la pace non può essere basata sulla “minaccia di distruzione reciproca” e che occorrono “strategie lungimiranti” e la “piena applicazione del Trattato di non proliferazione nella lettera e nello spirito”.
Anche il precedente strumento multilaterale di disarmo nucleare, il Comprehensive Nuclear-test Ban Treaty, che risale al 1996, non è mai entrato in vigore per l’opposizione di una manciata di nazioni.
Quanto sta avvenendo nell’aula semivuota del Palazzo di Vetro dimostra che oggi più che mai gli stessi paesi che si ergono a paladini dei diritti civili, che combattono guerre in tutti i continenti per portare la pace e che mettono alla gogna i paesi che cercano di dotarsi di queste armi, anche molto meno potenti e pericolose, non hanno alcuna intenzione di ridurre i propri arsenali ne’ tanto meno di adottare misure per vietare a livello internazionale la proliferazione degli ordigni nucleari. Ma le sedie vuote sono la dimostrazione anche del fatto che il potere reale delle Nazioni Unite negli anni è diminuito, anno dopo anno fino ad essere, forse insufficiente in casi importanti.