Paesi Bassi. Le mafie come strumento per i regimi autoritari: il caso della Mocro Maffia

di Simone Cavagnoli * –

La relazione della Direzione Investigativa Antimafia del primo Semestre 2021 sottolinea la presenza delle organizzazioni mafiose italiane anche in territorio olandese. Oltre alle note Cosa nostra, ‘Ndrangheta, Sacra corona unita e Camorra, risultano operanti nei Paesi Bassi anche organizzazioni composte da soggetti di origine albanese, polacca, pakistana, afghana, turca, irachena e marocchina. Di rilievo è anche la presenza delle motorcycle gangs, le quali hanno attirato l’attenzione delle autorità olandesi. L’attrattività dei Paesi Bassi è dovuta, oltre che per la facilità con cui riciclare denaro derivata da un regime fiscale particolarmente favorevole e per l’effettiva mancanza di una legislazione antimafia specifica, alla presenza dei più importanti scali portuali (come quelli di Amsterdam e Rotterdam) e aeroportuali (come l’aeroporto di Schiphol) europei, presso cui importare stupefacente (nello specifico cocaina, cannabis, eroina e droghe sintetiche) rivendibile in ogni parte del continente e presso mercati extraeuropei. Inoltre, l’Olanda si caratterizza per l’avere un sistema penale estremamente mite, nel quale la pena detentiva non risulta essere la principale forma di punizione legale, a causa di preoccupazioni legate alla deflazione della popolazione carceraria.
Dinamiche confermate anche nel rapporto di Europol del 2021 sulla criminalità organizzata, l’European Union Serious and Organised rime Threath Assesment (SOCTA 2021), nel quale si riporta la funzione di raccolta dello stupefacente in Olanda prodotto in Sudamerica e in altri Paesi europei, ma anche la presenza di laboratori per la produzione di metanfetamine sul territorio nazionale, i cui precursori necessari provengono da Stati come la Polonia. La presenza di tali centri dediti alla fabbricazione di MDMA fa dell’Olanda un territorio colpito dalla presenza ingente di rifiuti tossici.
La criminalità organizzata in Olanda si è espansa anche sul “Dark Web”, non solo per quanto riguarda il traffico di droga, ma fornendo ad esempio la possibilità di usufruire di sicari in cambio di denaro. Si riscontra anche l’uso di applicazioni mobili crittografate utilizzate per la comunicazione tra i membri delle diverse organizzazioni coinvolte nelle differenti attività criminali.
Recenti operazioni supportate dalle agenzie Europol ed Eurojust hanno mostrato come l’Olanda funga anche da base per il traffico illegale di migranti, provenienti nello specifico dal Medioriente, attraverso la presenza entro i suoi confini di sistemi sotto copertura per la raccolta dei pagamenti necessari al loro trasporto.
Tra le organizzazioni di stampo mafioso che risultano particolarmente attive in territorio olandese spicca per ferocia la “Mocro Maffia”. Questa organizzazione criminale, nata nel quartiere Diamantbuurt presso Amsterdam all’inizio degli anni Duemila, si caratterizza per la sua matrice etnica, essendo prettamente composta da cittadini olandesi di origine marocchina o, più generalmente, nordafricana (pur affiliando anche giovani con ascendenze congolesi, slave e surinamesi). Il suo rapido successo criminale l’ha vista evolversi da semplice insieme di bande di strada composte da ragazzi molto giovani dediti ad atti di teppismo, molestie, furti, rapine e spaccio di stupefacenti a mafia attiva nel narcotraffico transnazionale. Dal 2012 la “Mocro Maffia” si è resa responsabile di almeno venti omicidi compiuti nell’ambito di faide interne legate alla spaccatura dell’organizzazione in due differenti fazioni, la prima guidata da Gwenette Martha, ucciso nel 2014 da Benaouf Adoui, uno dei due capi della seconda fazione assieme a Houssine “il Sindaco” Ait Soussan. Quest’ultimo risulta latitante in territorio marocchino, mentre la scarcerazione di Adoui è stata posticipata a causa del suo plateale tentativo di evasione dal carcere di Roermond mediante l’utilizzo di un elicottero, evento al seguito del quale è stato incarcerato nel penitenziario di massima sicurezza di Vught. Un altro esponente di spicco, Said Razzouki, è stato rintracciato in Colombia, Paese in cui aveva deciso di spendere la propria latitanza grazie ai rapporti con il “Cartello di Sinaloa” e il “Clan del Golfo”, molto attivi nello Stato sudamericano.
Queste figure, assieme a quelle di altri importanti appartenenti all’organizzazione, risultano particolarmente attrattive agli occhi delle nuove leve della stessa, spesso provenienti da famiglie con ingenti problematiche alle spalle e attratti dal traffico di stupefacenti quale fonte di guadagno “facile”.
La “Mocro Maffia” ha raggiunto una notevole notorietà al di fuori dei propri confini nazionali per l’uccisione del giornalista investigativo Peter Rudolf de Vries, colpito a 64 anni nel centro di Amsterdam, la sera del 6 luglio 2021, con diversi colpi di pistola e morto dopo nove giorni di agonia, il giorno 15 dello stesso mese. De Vries, il cui omicidio, avvenuto appena fuori dagli studi di una nota emittente televisiva olandese presso cui aveva appena presenziato in qualità di ospite, è stato definito dal Re dei Paesi Bassi Guglielmo Alessandro come un attacco allo Stato di diritto olandese, non è tuttavia la prima vittima eccellente dell’organizzazione mafiosa di origine magrebina. Nel settembre 2019 la stessa sorte è toccata all’avvocato Derk Wiersum, legale del testimone chiave nel processo “Marengo”, il più grande contro la “Mocro Maffia” (coinvolgendo infatti trentasei suoi membri), Nabil Bakkali, molto vicino allo stesso giornalista de Vries. Il fratello di Bakkali medesimo è stato ucciso per ritorsione da sicari legati all’organizzazione.
Altre gravi azioni di tipo criminale compiute da affiliati di questa giovane mafia contemplano l’omicidio, avvenuto nel 2016, di Martin Cook, blogger ed ex criminale coinvolto in attività di narcotraffico, e gli attacchi ad attività commerciali, ristoranti e sedi di giornali, come gli attentati avvenuti nel 2018 alla sede olandese del “De Telegraaf”, ubicata ad Amsterdam, per mezzo di un furgone fatto esplodere a seguito dell’accensione di un incendio, e alla sede della rivista Panorama, mediante l’utilizzo di un missile anticarro.
L’uccisione di Peter Rudolf de Vries è stata materialmente compiuta da un giovane rapper di vent’anni, Delano G., e da un altro ragazzo di trentacinque anni, Kamil E., di origine polacca, membri del gruppo denominato “Angeli della Morte”, legato al nuovo capo della “Maffia”, Ridouan “Kleine” Taghi. La sua uccisione è stata motivata dalla conoscenza del giornalista, dovuta alle confessioni del pentito Bakkali, dei forti legami di tipo criminale intrattenuti dall’organizzazione guidata da Taghi con soggetti legati alla Camorra campana, alla ‘Ndrangheta calabrese, ai clan nigeriani e albanesi, oltre che con un cartello composto da narco-criminali di origine bosniaco-montenegrina, da anni presenti in territorio olandese. Ma oltre a ciò, de Vries era anche a conoscenza della latitanza presso Dubai dello stesso Taghi, che aveva sfruttato per entrare in contatto con il broker della camorra Raffale Imperiale, anche lui latitante. Una latitanza, sotto falsa identità, conclusasi il 16 dicembre 2019 con il suo arresto avvenuto per mano della polizia emiratina. L’accusa è quella di aver messo a disposizione la propria organizzazione mafiosa per gli obiettivi del regime iraniano, collaborando con i suoi servizi segreti. Su Taghi pendeva una taglia di centomila euro offerta dal Dipartimento di Giustizia dei Paesi Bassi per chi fosse riuscito ad arrestarlo.
Risale infatti al dicembre 2015 l’omicidio del dissidente 56enne Mohammad Reza Kolahi Samadi presso la località olandese di Almere. Rifugiatosi nei Paesi Bassi a seguito dell’attentato di Teheran, presso il quartier generale del “Partito Islamico Repubblicano”, avvenuto il 28 giugno 1981, Samadi ha vissuto fino al giorno della sua morte sotto la falsa identità di Ali Motamed. La sua eliminazione sarebbe stata dovuta alla sua appartenenza al “Mojahedin Khalq Iran” (MKO), un’organizzazione avversa al regime instaurato dal “Partito Islamico Repubblicano” al potere nel Paese mediorientale, e alla morte, provocata nell’attentato del 1981, dell’ayatollah Mohammad Beheshti, numero due del regime islamico, assieme ad altre 69 persone.
Due più tardi anche un altro dissidente iraniano, Ahmad Ahmad Maula Abu Nahd, noto come Ahmad Nisi, viene ucciso presso L’Aia a colpi di arma da fuoco all’età di 52 anni per aver fondato nel 1997 il movimento “Al-Ahwaz Liberation Movement” (ALM), avente come obiettivo la secessione di una parte dell’Iran sud-occidentale denominata Khuzestan, la principale regione produttrice di petrolio nel Paese.
L’Olanda ha reagito agli omicidi di entrambi i dissidenti politici con la convocazione dell’ambasciatore di Teheran e l’espulsione di due funzionari dell’ambasciata iraniana nel giugno 2018, annunciando poi la decisione dell’Unione Europea di imporre delle sanzioni al Paese dall’8 gennaio 2019.
Pur non potendo dimostrare il coinvolgimento diretto del regime iraniano durante il processo conclusosi ad Amsterdam il 18 luglio 2019 con la condanna di tre uomini provenienti da uno dei quartieri della città considerato un fortino della “Mocro Maffia”, Bijlmer, l’attivista politico di origine iraniano Morteza Sadeqi, anch’egli rifugiatosi in Olanda per la sua opposizione al regime di Teheran, ha dichiarato come l’impossibilità di verificare il ruolo dei servizi di sicurezza iraniani sia stata dettata del pesante onere della prova presente nel diritto olandese. Anche alcuni esperti di sicurezza olandesi hanno confermato come il regime iraniano sia solito reclutare soggetti di origine straniera per compiere omicidi in territorio estero. Tesi questa espressa a inizio 2019 anche dal ministro degli Esteri olandese Stef Blok, il quale si era espresso affermando come vi fossero “forti indicazioni” rispetto al coinvolgimento dei servizi di sicurezza iraniani nei due omicidi del 2015 e del 2017, oltre che dai servizi di intelligence olandesi e da molti analisti iraniani.
Gli uomini condannati per gli omicidi di Samadi e Nisi sono il 28enne Anouar A.B. e il 35enne Moreo M. (rispettivamente a 20 e 25 anni di detenzione), i quali risultano essere stati reclutati dal 38enne Nouafel F. (condannato al carcere a vita), pluripregiudicato in passato alle dirette dipendenze del capo della “Mocro Maffia” Rouad Taghi.
Durante il processo Nouafel F. non ha voluto rispondere alle domande relative ad un coinvolgimento del regime iraniano negli omicidi. Contemporaneamente il “De Telegraaf”, già colpito nel precedente anno dall’attentato organizzato dalla “Mocro Maffia”, ha riportato la notizia secondo cui Taghi si sarebbe nascosto proprio in Iran nel periodo di latitanza non trascorso presso Dubai (dove sarà poi catturato nel dicembre successivo). Pur non potendo avere quindi delle certezze, sussistono indizi di una certa entità nell’avvalorare il legame tra l’organizzazione mafiosa olandese e i servizi segreti iraniani.
Nello stesso anno i governi di Albania, Danimarca e Francia hanno permesso l’avvio di indagini che hanno portato all’arresto di soggetti reclutati dal regime iraniano con il preciso compito di eliminare obiettivi del governo di Teheran su suolo europeo. In almeno un caso ad essere coinvolta è stata una cellula dei “Forza Quds”, una componente d’élite dei “Guardiani della rivoluzione” (più noti con nome di “Pasdaran”) il cui attacco è stato sventato il 23 ottobre 2019 dalla polizia albanese.
Non è tuttavia una dinamica nuova quella che vede una commistione di interessi tra regimi autocratici e organizzazioni criminali di tipo mafioso. Si pensi all’omicidio dell’anarchico italoamericano Carlo Tresca, ucciso l’11 gennaio 1943 a New York per mano del boss mafioso Vito Genovese su ordine del regime fascista italiano, il quale vedeva in Tresca un fiero e scomodo oppositore presso la comunità italoamericana, divenendo anche membro dell’Anti-Fascist alliance of North America.
Uno strumento di attacco alle società democratiche, quello delle mafie, che Stati di tipo autoritario o totalitario sembrano quindi prediligere da sempre. Allo stesso tempo, il pericolo per la democrazia olandese non deriva soltanto da quanto ispirato dal governo di Teheran, ma anche dalle autonome politiche criminali della “Mocro Maffia”. Il riferimento è alle ostilità nei confronti del premier Mark Rutte, a cui dal 2021 è stata potenziata la sicurezza, a causa delle minacce proferite nei suoi confronti dall’organizzazione mafiosa. Si tratta della prima volta nella storia dei Paesi Bassi.

* Laureato magistrale presso l’Università di Bologna in “Scienze Criminologiche per l’Investigazione e la sicurezza”, con una tesi inerente alla presenza della ‘Ndrangheta calabrese in Germania. Master in Criminologia e Psichiatria Forense conseguito presso l’Università degli studi della Repubblica di San Marino.