Pakistan. Acqua all’arsenico per decine di milioni di persone

di C. Alessandro Mauceri –

Circa un terzo della popolazione del Pakistan, 60 milioni di persone, rischia seri danni alla salute a causa dell’arsenico contenuto nelle acque. A lanciare l’allarme i ricercatori di Science Advances, dopo aver analizzato le acque sotterranee di mille e duecento pozzi in tutto il paese, a profondità variabili dai 3 ai 70 metri. I livelli di arsenico contenuti nelle falde acquifere e nel fiume Indo, che scorre da nord a sud, e nei suoi affluenti, sarebbero “allarmanti”. Ma soprattutto sono molto più elevati rispetto al limite ammesso dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Secondo l’Oms la concentrazione massima nell’acqua per evitare danni alla salute dell’uomo dovrebbe essere 10 microgrammi per litro (μg/L). I dati rilevati dai ricercatori invece parlano di concentrazioni pari ad almeno 200 microgrammi di arsenico per litro, ma in alcune zone sono stati rilevati picchi anche di 972 μg/L. Joel Podgorski, tra gli autori della ricerca e membro dello Swiss Federal Institute of Aquatic Science and Technology, ha detto che lo studio “è il primo lavoro davvero completo su questo problema in Pakistan”. La causa principale di questo inquinamento è dovuta alla giovane età dei sedimenti: una falda acquifera che ha avuto origine alla fine dell’ultima era glaciale, circa 10mila anni fa, “è più probabile che presenti alti livelli di veleno rispetto ad una più antica e profonda, dove la maggior parte degli elementi chimici si sono ormai disciolti”.
Inutili quindi le misure adottate dal governo di Islamabad che da tempo ha fissato la soglia tollerabile in 50 μg/L, ben cinque volte il valore limite imposto dall’Oms. Proprio l’Oms recentemente aveva lanciato l’allarme denunciando la contaminazione da arsenico delle acque utilizzate da almeno 150 milioni di persone in paesi, come Argentina, Cile, Cina, Messico, Stati Uniti d’America, India – in particolare nel Bengala occidentale –, Bangladesh e, ovviamente, Pakistan. I risultati della ricerca dimostrano che la situazione potrebbe essere molto più grave di quanto si pensava.
L’arsenico contenuto nelle acque della falda e nei fiumi finisce velocemente nel ciclo alimentare: “Lo studio ha riscontrato una forte correlazione tra alti livelli di acidità del suolo e la concentrazione di arsenico”, ha detto Podgorski, che ha aggiunto “nella valle dell’Indo c’è un massiccio sistema di irrigazione, a causa del clima secco e arido. Ciò significa che se si inonda la superficie in maniera abbondante, è più probabile che le sostanze velenose vengano filtrate fin nelle falde acquifere”. L’abitudine di irrigare i campi allagando le pianure per coltivare riso, grano e altri generi alimentari sta favorendo la diffusione dell’avvelenamento tra la popolazione. Tra i grandi centri abitati più a rischio le città di Hyderabad (nel sud del Pakistan) e Lahore (nel nord). In queste zone la percentuale di rischio avvelenamento è di oltre mille persone per chilometro quadrato.
L’arsenico, elemento semi-metallico molto diffuso in natura, filtra nelle falde acquifere attraverso rocce e sedimenti. Se ingerito per lunghi periodi può provocare malattie della pelle, tumore ai polmoni e alla vescica e complicazioni cardio-vascolari. Ma anche diabete e cancro e problemi dello sviluppo.
A questo tipo di avvelenamento delle falde acquifere e delle fonti idriche in Pakistan si deve aggiungere quello dovuto inquinamento dovuto a scarichi domestici ed industriali, all’inappropriata gestione dei rifiuti solidi, ad un inadeguato smaltimento dei rifiuti ospedalieri e pericolosi, ad un uso inappropriato di pesticidi e a inquinanti organici persistenti o POP (acronimo inglese di Persistent Organic Pollutants).
Una situazione critica e nota da molti anni. Da quando il Pakistan ha introdotto nel 1997 i National Environmental Quality Standards (NEQS), i progressi sono stati pochi a causa della mancanza di reale volontà politica, ma anche di pressioni da parte di autorità influenti e di un vasto sistema di corruzione. Già un decennio fa il WWF (Fondo Mondiale per la Natura) / WWF in Pakistan denunciava l’inquinamento delle acque di scolo urbane causato da milioni di tonnellate umide di escrezioni umane annualmente prodotte e delle quali circa il 50% finisce nei corpi acquatici inquinandoli. La National Conservation Strategy (NCS) sostiene che almeno il 40% dei decessi nel paese sono legati a malattie legate all’acqua. Le acque di scarico domestiche sono raccolte in strada e nelle zone pianeggianti più basse.
Secondo Clean Air Initiative / Clean Air Initiative Asia, i livelli di inquinamento nelle principali città del Paese sono tra i più elevati al mondo. E l’incremento delle domanda energetica industriale e domestica e la rapida crescita del settore dei trasporti non potranno che peggiorare la situazione.