Pakistan. Proteste e disordini dopo l’ennesima violenza sessuale e uccisione di una minore

di C. Alessandro Mauceri

Non si placano le proteste per la morte di Zainab Ansari, la bambina di sei anni trovata morta martedì in una discarica a Kasur nella provincia del Punjab, in Pakistan, dopo essere stata violentata. La piccola, affidata ai parenti mentre i genitori erano in Arabia Saudita per eseguire l’Umrah, il pellegrinaggio islamico alla Mecca, era stata vista l’ultima volta durante una recita. Poi di lei si erano perse le tracce. Inutili le ricerche della polizia, nonostante le telecamere a circuito chiuso mostravano un uomo che la porta via. Poi il ritrovamento del cadavere: “La scorsa notte il corpo della ragazza è stato trovato da un mucchio di spazzatura nella zona di Saddar della città”, ha detto due giorni fa Zulffiqar Hameed, ufficiale di polizia. “Il rapporto autoptico iniziale suggerisce che la bambina sia stata strangolata dopo lo stupro”, ha confermato la polizia che ha arrestato quattro persone che potrebbero essere coinvolte nella vicenda.
Due giorni fa, subito dopo il ritrovamento del cadavere, erano state organizzate alcune manifestazioni. Alle lacrime dei manifestanti ieri si è sostituita la rabbia. I manifestanti hanno lanciato pietre verso una stazione della polizia, verso gli uffici di un ufficiale di polizia distrettuale e dell’ufficiale dei coordinamento distrettuale di Kasur. Decine e decine i feriti e almeno due persone sono rimaste uccise negli scontri con la polizia. Causa dell’inasprirsi delle proteste la presunta poca efficienza della polizia. Secondo quanto riportato da un giornale, il padre di Zainab ha riferito ai media locali che la famiglia aveva denunciato la scomparsa della figlia, ma che la polizia non avrebbe fatto abbastanza per ritrovarla”.
Il primo ministro del Punjab, Muhammad Shehbaz Sharif ha ordinato alla polizia di arrestare gli assassini di Zainab entro 24 ore e ha detto di voler monitorare personalmente questo caso e di non volersi fermare finché i colpevoli non saranno assicurati alla giustizia. Inoltre avrebbe offerto una ricompensa di 10 milioni di rupie pakistane (pari a circa 90mila sterline) per chiunque aiuti a identificare i responsabili.
Il vero motivo delle proteste, però, non è legato solo al caso della piccola Zainab, ma alla situazione in cui si trova il paese: solo nel Kasur, almeno 12 bambine sono state stuprate e uccise nell’ultimo anno. E senza arresti da parte della polizia o condanne da parte della magistratura.
Purtroppo in alcuni paesi come l’India o il Pakistan la violenza fisica nei confronti delle donne (anche quando sono ancora solo delle bambine) è un problema irrisolto. Poco tempo, fa la comunità locale del Kasur era rimasta sconvolta dall’arresto da parte delle autorità di una banda che aveva operato dal 2009 al 2014 producendo video pedopornografici in cui venivano coinvolti dei bambini. Un problema analogo a quello rilevato nella vicina India, dove per cercare di arginare le violenze sessuali è stato istituito addirittura un corpo speciale di polizia formato da sole donne, 600 agenti che agiranno nei vicoli di Delhi, città che, secondo la Fondazione Thompson Reuters, è la capitale mondiale dello stupro in pari grado con San Paolo, in Brasile.
Secondo il rapporto appena pubblicato dall’Unicef, Condizione dell’Infanzia nel Mondo 2017, sono aumentati i rischi “di contatto” via web, ovvero quelli che “si verificano quando un minorenne partecipa a una conversazione rischiosa, ad esempio, con un adulto che cerca un contatto inappropriato o che lo adesca per scopi sessuali o con individui che tentano di radicalizzare un bambino o persuaderlo ad assumere comportamenti malsani o pericolosi”.
A confermare che esistono questi rischi sarebbe una foto presa dalle telecamere a circuito chiuso che ritrae la bambina stuprata e uccisa in Pakistan mentre viene condotta via da uno sconosciuto senza segni di costrizione: i due si allontanano camminando come se già si conoscessero.
Nel 2013 in Pakistan sono stati denunciati oltre 3mila casi di violenza sui minori e in più di 1.400 di questi casi, l’aguzzino era un conoscente (uno straniero in 1.067 casi, un familiare per 85 casi, un vicino di casa in 74 casi, numerosi anche i casi di incesto, 70). Ma la portata reale del problema potrebbe essere ben maggiore dato che sono molti i casi non documentati o le violenze sottaciute, per vergogna o paura. Basti pensare che oltre 1,5 milioni di bambini vivono per strada e, secondo alcuni dati, il 90% è soggetto a violenze. Il Pakistan ha sottoscritto la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, ma praticamente non esistono leggi serie e politiche attive di tutela, protezione e salvaguardia dei bambini.
Secondo i dati della Commissione Nazionale Giustizia e Pace del Pakistan (NCJP) il Pakistan occupa l’undicesimo posto nella classifica dei paesi per abusi sui minori o violenza sessuale: solo nel 2017 sono stati 1.764 i casi di pedofilia registrati. Epicentro del fenomeno sarebbe Kasur, adiacente alla capitale provinciale della provincia del Punjab. Prorpio dove è stata rapita, violentata e uccisa la piccola Zainab Ansari.