di Gianluca Vivacqua –
Un sassolino in meno sulla strada che conduce alla pace in Medio Oriente? L’Autorità nazionale palestinese ha deciso e annunciato che chiuderà il rubinetto delle sovvenzioni alle famiglie dei palestinesi morti in quanto kamikaze in attacchi contro Israele. Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha commentato la notizia affermando che “I palestinesi hanno modificato la loro politica”.
Dietro una decisione che promette di innescare una spirale di conseguenze storiche potrebbe profilarsi il primo vero successo diplomatico della politica internazionale di Trump: sul nodo spinoso degli “indennizzi di Stato” alle famiglie dei terroristi la Casa Bianca, per una volta, ha rinunziato a fare la voce grossa, ma ha preferito mandare un messaggio mirato al presidente palestinese Mahmud Abbas, noto come Abu Mazen. A differenza della Corea del Nord e dell’Iran di Ali Khamenei, il presidente Usa ha parlato a quattrocchi con il successore di Arafat, cosa che potrebbe aver sortito il giusto effetto in un’ottica di scioglimento dell’annosa crisi israelo-palestinese.
Tillerson ha infatti affermato che il tema “è stato affrontato in modo diretto quando Abbas è venuto in visita con la sua delegazione a Washington” in maggio, occasione in cui l’Autorità Nazionale Palestinese aveva mostrato spiragli incoraggianti sulla volontà di tornare a un ruolo costruttivo nella questione mediorientale.
Trump a fine mese aveva ricambiato la visita di Abu Mazen recandosi a Betlemme. E non era certo stato un passo indietro rispetto al primo incontro, tutt’altro: il presidente Anp si era spinto a dichiarare che il conflitto con Israele non rappresentava un problema religioso, ma solo di inopportunità dell’ingerenza israeliana nel territorio palestinese. Proprio per questo Trump sta lavorando, parallelamente, per convincere a ridurre la costruzione di colonie nei territori occupati.
Che l’elefante in cristalleria, in mezzo a tanti oggetti fieramente sfasciati, abbia trovato il modo di ripararne uno preziosissimo?
