Palestina. Il governo si riunisce a Gaza quale segnale di unità

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Per dare un segnale concreto di attuazione degli accordi di metà settembre, il governo palestinese si è riunito questa mattina a Gaza per la prima volta dopo 3 anni. Lo scorso 18 settembre il partito egemone a Gaza, Hamas, ha sciolto il suo apparato direttivo consentendo quindi ad Abu Mazen, leader palestinese e di al-Fatah, di assumere il controllo dell’amministrazione della Striscia. L’iniziativa dovrebbe portare a nuove elezioni unitarie e favorire il processo dei “Due popoli, due Stati”, auspicato dalla comunità internazionale entro i confini del 1967.
A fare pressioni su Hamas è il mondo arabo ed anche all’accordo con al-Fatah si è arrivati grazie alla mediazione dell’Egitto; già in maggio il partito aveva compiuto cambiamenti radicali rispetto anche al proprio statuto, ad esempio riconoscendo un eventuale Stato palestinese antro i confini del 1967 e quindi non su tutto il territorio israeliano, ovvero la ”creazione di uno Stato palestinese interamente sovrano e indipendente nelle frontiere del 4 giugno 1967, con Gerusalemme capitale”.
La parola d’ordine per Hamas è diventata “concretezza”, ed il portavoce del partito Fawzi Barhoum ha affermato più volte di recente che “la nostra gente sta cercando una risposta pratica e reale per raggiungere le sue ambizioni di unità nazionale e di sincero partenariato”. Tradotto significa stabilire confini chiari che Israele viene ad essere obbligato a rispettare, nonostante il governo Netanyahu utilizzi le tensioni con i palestinesi proprio per favorire insediamenti e allargamenti territoriali ben oltre i confini del 1967, anche perché tra i sostenitori della sua leadership vi sono i coloni e le lobby dei palazzinari.