Palestina. Militari israeliani distruggono impianto solare donato a un villaggio dall’Olanda

di C. Alessandro Mauceri –

Jubbet Adh Dhib è un piccolo villaggio sulle montagne non lontano da Betlemme, in Cisgiordania, Abitato da poche decine di famiglie che vivono principalmente di agricoltura, finora il suo nome non era mai apparso sui media internazionali se non per il fatto di aver ricevuto in dono dai Paesi Bassi un piccolo impianto per la produzione dell’elettricità costituito da un sistema ibrido diesel-solare.
Nei giorni scorsi però si è tornato a parlare di questo villaggio: l’impianto fotovoltaico che consentiva ai 150 abitanti di sopravvivere dignitosamente è stato confiscato e distrutto dalle autorità israeliane. A dare la notizia è stato lo stesso sindaco del villaggio. La motivazione ufficiale è che prima della costruzione non erano state seguite le procedure previste dalla legge. Autorizzazioni però che secondo alcuni sono quasi impossibili da ottenere, così come i permessi di costruzione di nuove case e infrastrutture palestinesi.
Le autorità del governo israeliano sulla sponda occidentale del Giordano e la striscia di Gaza hanno comunicato che i pannelli solari olandesi erano “illegali”: “Il 28 giugno 2017 sono stati individuati a Jubb Adh Dhib pannelli solari ed elettrici illegali”. “I permessi necessari mancavano: è stato imposto un divieto di costruire pannelli solari nel villaggio e sottolineiamo che il villaggio ha altre fonti di energia”.
Di diversa opinione la Comet-Me, un’organizzazione umanitaria israeliano-palestinese che realizza progetti per fornire energia sostenibile e acqua pulita alle comunità più disagiate con cui i Paesi Bassi hanno collaborato per installare i pannelli solari: “Grazie all’impianto solare installato dal novembre 2016, per la prima volta nella sua storia la comunità ha avuto una fonte affidabile e coerente – per non parlare di una fonte pulita e sicura – di elettricità”, ha detto un portavoce dell’organizzazione. Michael Sfard, consigliere legale di Comet-Me, in una intervista a IBTimes Uk, ha detto che la confisca costituisce una violazione del “diritto internazionale umanitario e soprattutto le leggi internazionali di occupazione” che “impongono un dovere al potere occupante, Israele, per fornire alle comunità occupate le loro necessità umanitarie”. E “l’elettricità è considerata oggi da tutti gli esperti legali un’esigenza umanitaria: consente la refrigerazione di alimenti e medicinali, fornisce luce e energia per il trattamento medico e consente il mantenimento della vita sociale” E come tale “Israele ha l’obbligo legale di consentirla”. “Colpendo i pannelli solare e danneggiandogli impianti, Israele ha ulteriormente violato anche un altro principio del diritto internazionale: il divieto di danneggiare gli oggetti umanitari. Questa è una grave violazione e non ha alcuna giustificazione”, ha concluso Sfard.
Secondo Comet-Me, la stragrande maggioranza dei 96 pannelli avrebbe potuto essere smontata senza essere danneggiata. Invece molti potrebbero essere stati danneggiati come del resto tutto il resto: “I soldati israeliani hanno anche cercato di allontanare le batterie, ma erano apparentemente troppo pesanti e sono state danneggiate”, ha dichiarato Tamar Cohen, responsabile dello sviluppo organizzativo di Comet-Me. “Questa è la prima volta che i soldati hanno sequestrato merci senza preavviso”, ha aggiunto Cohen in una intervista. Gli abitanti di Jubbet Adh Dhib hanno chiesto più volte dal 1988 di potersi allacciare “all’elettricità israeliana”, ma tutte le richieste sono state respinte, come confermerebbe una relazione del 2010 di Human Rights Watch.
Gli impianti che erano costato mezzo milione di euro erano stati donati dal governo dei paesi bassi che appena informato della notizia ha suscitato le proteste del governo olandese e ha presentato una denuncia formale al governo israeliano. “Abbiamo subito protestato seriamente con le autorità israeliane e abbiamo chiesto la restituzione delle merci. Stiamo attualmente indagando sui danni esatti e sui prossimi passi da prendere”, ha detto il portavoce degli Affari esteri Chris Bakker.
Non è la prima volta che Israele decide di distruggere opere finanziate dai Paesi Bassi: nel 2000, nella striscia di Gaza, carri armati israeliani avevano bombardato un porto in costruzione cofinanziato dal governo olandese con 23 milioni di euro; nel 2015 invece, truppe israeliane avevano sequestrato macchine agricole destinate agli agricoltori palestinesi del villaggio di Kusra donate grazie agli aiuti olandesi.
Tute diatribe che serviranno a poco e certamente non portare energia elettrica e acqua agli abitanti del villaggio di Jubbet Adh Dhib.