Perché i missili di Kim non vengono abbattuti?

di Giovanni Caprara –

Il contrasto all’implementazione nucleare della Corea del Nord è principalmente imperniato su esercitazioni militari congiunte. Sembrerebbe naturale supporre che la migliore risposta alle provocazioni missilistiche del governo asiatico potrebbe essere quella di colpire i razzi ogni volta che vengono lanciati. La prima risposta a tale quesito è nella dichiarazione del segretario del governo giapponese Yoshihide Suga, secondo cui “Non l’abbiamo intercettato perché non ci si aspettava alcun danno al territorio giapponese”. Effettivamente il missile lanciato il 15 settembre non costituiva una minaccia, in quanto ha sorvolato l’isola di Hokkaido ed è caduto a 3.700 km dal sito di lancio nei pressi alla capitale nordcoreana di Pyongyang. I dati da considerare sono però nella traiettoria e nell’apogeo del razzo: è passato a 770 Km sopra il Giappone, pertanto i sistemi di difesa avevano già calcolato la sua traiettoria, stimato il punto di massima elevazione e questo aveva fatto cessare l’allerta.
E’ possibile abbattere un vettore intercontinentale solo in due distinti momenti: quando è stato lanciato o quando è in fase terminale. Nel primo caso però la piattaforma da cui viene espulso il razzointercettore dovrebbe trovarsi abbastanza vicino al sito di lancio. Ad esempio, una unità di superficie con in dotazione il sistema avanzato AEGIS, potrebbe colpire il missile in fase di decollo, ma dovrebbe incrociare nelle acque nordcoreane e lanciare l’intercettore in un tempo massimo di due minuti. Azione difficile da compiere con un preavviso così breve, inoltre il razzo dovrebbe comunque inseguile l’ICBM con possibilità ridotte di colpirlo. Pertanto l’unica possibilità di neutralizzare un vettore intercontinentale è nella sua fase di rientro.
Diversi sono i sistemi di teatro per intercettare un ICBM. Il Patriot è progettato a difesa di basi aeree o portuali, mentre il THAAD, attualmente dispiegato in Corea del Sud e Guam, può sorvegliare spazi aerei più ampi. L’AEGIS resta dunque il miglior sistema antimissile, ma le unità di superficie dovrebbero navigare nelle zone del presunto obiettivo, pertanto l’AEGIS è adatto in teatri limitati, benché sia stato testato con successo, ma una sola volta, su bersagli a portata intermedia.
Ovviamente nel caso della crisi militare in atto con la Corea del Nord, a nulla varrebbe il sistema antibalistico GMD basato a terra, in quanto i vettori nordcoreani non sono in grado di raggiungere gli Stati Uniti, benché il Ground Based Midcourse Defence, basato in Alaska e California, abbia diverse mancanze. Sembra che sia in grado di colpire solo il 50% degli obiettivi.
Nel caso degli Hwasong-14 nordcoreani, con un adeguato pre allarme e con la testata di guerra che viene solitamente montata, potrebbero essere resi innocui attuando le ECM “jammando”, i sistemi elettronici di bordo, impedendo perciò al veicolo di rientro, RVs, di separarsi dal corpo principale del vettore, oppure di riorientare gli stabilizzatori dell’RVs stesso in modo da portarlo fuori rotta, o anche “ingannatolo” con falsi bersagli emettendo in aria nuvole di chaffs, ed infine abbatterli con una salva di quattro o cinque missili intercettori.