Rep. Ceca. La Banca centrale sgancia la corona dall’euro. E si teme la “Czexit”

di C. Alessandro Mauceri –

L’Euro e l’Unione Europea somigliano ogni giorno che passa sempre di più ad un muro che si sgretola, con i singoli mattoni che pezzo dopo pezzo si staccano e cadono.
Dopo la Brexit, con il Regno Unito che ha fatto ricorso all’art. 50 del trattato di Lisbona, è la volta della Repubblica Ceca, la quale ha deciso di uscire non dall’Ue (almeno per ora), ma dal legame che aggancia la moneta nazionale all’euro. Lo ha fatto dicendo addio al peg, cioè al tasso di cambio “ancorato” che consente accurata prevedibilità a lungo termine per la pianificazione di business. Il peg con l’euro era stato adottato in origine per evitare l’eccessivo apprezzamento o deprezzamento della moneta. La CNB (Czech National Bank), la Banca Nazionale Ceca, ha deciso di non restare legata all’euro e di essere libera di fluttuare sui mercati finanziari.  La decisione era già stata annunciata da molto tempo inaugurata ma non era mai stata concretizzata né era mai stata fornita una tempistica realistica.
Una scelta, quella di non restare uniti all’euro che, come per la Brexit, aveva scatenato previsioni da parte di esperti e analisti (veri o presunti) e speculazioni finanziarie. Mesi fa i trader si erano messi in azione, quando era stata preannunciata la misura scommettendo contro il cambio eur-czk. Era stato dato il via a una serie di manovre speculative, stimata in ben 65 miliardi di dollari: gli asset cechi erano stati inondanti da una serie di “buy” che aveva creato un vero e proprio boom di flussi stranieri in entrata nei mercati di Praga. Cosa che aveva fatto schizzare la volatilità sulla corona ceca a livelli mai visti.
Le speculazioni avevano poi subito un rallentamento dopo che la Banca centrale ceca, nella riunione di marzo, non aveva voluto fornire indicazioni sulla data in cui sarebbe avvenuto il passaggio alla valuta libera. Ma appena l’annuncio è diventato ufficiale, cioè è stato pubblicato sul sito della banca centrale ceca, la reazione dei mercati non si è fatta attendere. 
Come previsto si è avuto il crollo: non della corona nei confronti dell’euro, ma al contrario della moneta comune europea nei confronti della valuta ceca, che si è avvicinata a livelli record dal novembre del 2013. Viktor Zeisel, economista presso la banca Komercni Banka, ha detto che “ora la corona è libera e potrebbe iniziare ad apprezzarsi, sostenuta da una forte economia”. E questo nonostante l’impatto, nei primi mesi, “delle forti posizioni speculative”. 
L’opzione Czexit, come è stata subito definita la decisione della Banca centrale ceca, secondo molti è solo il primo passo in vista dell’uscita della Repubblica Ceca dall’Unione Europea.  Lo scorso anno, prima del voto sulla Brexit del 23 giugno, Tomas Prouza, segretario agli Affari Ue della Repubblica Ceca, aveva avvertito che se Londra avesse detto addio a Bruxelles, altrettanto avrebbe potuto fare Praga, in quanto una eventuale decisione in tale senso sarebbe apparsa “molto più accettabile da un punto di vista politico”. Una possibilità presentata anche dallo stesso presidente Milos Zeman che aveva auspicato un referendum sull’appartenenza all’Ue.
Un altro mattone, quello della Czexit, che cade dal muro della Ue, un muro che, al di là delle dichiarazioni e degli inviti di Juncker dei giorni scorsi (quando è stata ufficializzata la Brexit), appare sempre più fragile.