Repubblica Democratica del Congo. Paese sull’orlo del baratro di una nuova crisi politica

di Valentino De Bernardis –

badibanga-samyL’instabilità politica è una costante della Repubblica Democratica del Congo a cui nessuno sembra voler far caso. Evitare di impantanarsi in una palude con troppi interessi geopolitici e geoeconomici in gioco è la principale strategia adottata dalla comunità internazionale, in tutte le sue forme ed organizzazioni.
L’ennesimo evento che sta rischiando di spingere Kinshasa nel baratro di una nuova crisi politica, e fors’anche di una nuova ondata di violenze è rappresentato dal disegno politico del presidente Joseph Kabila di non voler indire le elezioni presidenziali previste per fine 2016, e di prolungare il suo mandato per almeno un altro anno. Il nodo della discordia è rappresentato dal limite costituzionale di due mandati consecutivi alla carica presidenziale, e prolungare l’attuale mandato potrebbe rappresentare per Kabila una opportunità temporale ragionevole per far approvare le necessarie riforme costituzionali per legalizzare una sua nuova candidatura.
Un preciso piano politico comune alla quasi totalità dei paesi africani, ma che nella variante congolese rischia di gettare il paese in una nuova stagione di guerriglia civile. Adducendo motivazioni di facciata, quali la impossibilità di procedere alla registrazione dei votanti, e la pesante crisi economica che attanaglia il paese, e che non permette di spendere altri fondi da dedicare all’evento elettorale, e sotto la costante pressione di scioperi e manifestazioni, lo scorso mese di ottobre si è giunti ad un controverso accordo tra maggioranza e una parte dell’opposizione, per cui in caso di una maggiore condivisione di potere, si sarebbe potuto valutare la possibilità di procrastinare le elezioni presidenziali a data da definirsi.
In linea con quanto concordato nella settimana testé conclusa, si è proceduto alla nomina di Samy Badibanga, ex membro dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), alla carica di primo ministro. Una scelta non attesa, e meno conciliativa di quella che sarebbe stato logico augurarsi, dato che il candidato più papabile era Vital Kamerhe, dell’Unione per la Nazione Congolese, giunto terzo alla competizione elettorale del 2011, che con il suo nome poteva realmente dare un respiro maggiore ad un esecutivo realmente di unità nazionale. Vengono cosi aperti nuovi scenari alla futura stabilità politica del paese, e le violenze di piazza di settembre e la dura repressione attuata dalle forze regolari potrebbero presto essere seguite da violenze ben più importanti.
La via di uscita che Kabila sembra intenzionato a percorrere rimane quella di spaccare il fronte dell’opposizione, cooptare più parlamentari possibili e procedere nel 2017 con la riforma costituzionale, per ottenere un terzo mandato. Se questo piano dovesse fallire, con la cooptazione di importanti personalità dell’opposizione, come è stato per Badibanga, ottenere una giustificazione politica per zittire, anche con l’uso della forza, le opposizioni che dovessero continuare a chiedere nuove elezioni, o si dovessero opporre alla modifica della costituzione.
Al netto delle considerazioni della prima ora, sebbene la scelta di Badibanga rappresenta una scelta meno di rottura di quanto ci si potesse augurare, il suo gabinetto sarà chiamato a dare vita ad una serie di misure impopolari per provare a sanare le casse dello Stato, messe a dura prova dal crollo delle materie prime sui mercati internazionali, in particolare del rame, la cui produzione rappresenta oltre il 20% del PIL nazionale. Congiuntura economica sfavorevole come stimato anche dalle proiezioni del Fondo Monetario Internazionale di Ottobre, per cui la crescita del paese sta subendo una brusca riduzione (dal 9,4% del 2014 al 6,9% del 2015, al 3,9% del 2016) e il debito pubblico una rapida crescita, senza contare la penuria di riserve in valuta estera.
CI sarà bisogno di un esecutivo forte e stabile per attuare le necessarie riforme strutturali di cui il paese ha bisogno, e al momento Badibanga non sembra avere un seguito necessario per portare a termine il compito, e di certo non con un presidente della repubblica interessato solamente alla sua rielezione.

Nella foto: il premier Samy Badibanga.

@debernardisv
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