Ricollocamento dei migranti: un ennesimo fallimento europeo

di C. Alessandro Mauceri – 

Ennesima scadenza, il 26 settembre, ed ennesimo fallimento degli accordi europei per il ricollocamento dei migranti e dei rifugiati. Ad affermarlo è Amnesty International, che ha definito il programma di ridistribuzione europeo dei richiedenti asilo un buco nell’acqua. Difficile negarlo: solo il 18% dei profughi da ricollocare (28.000 su 160.000) ha trovato un paese ospitante. Di tutti gli stati che avevano sottoscritto l’accordo solo Malta ha rispettato le quote (seguita da Finlandia e Irlanda e da due nazioni non Ue, Norvegia e Liechtenstein, che avevano aderito volontariamente al progetto), per il resto si è trattato di una completa debacle; un fallimento che, in alcuni casi, somiglia quasi ad una presa in giro, come per Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria: quest’ultima ad esempio non solo si è rifiutata di ospitare i profughi assegnatele ma ha anche fatto ricorso alla Corte di giustizia europea contro il programma di ricollocamento; a seguirla su questa strad è stata poi la Slovacchia.
Inutile la sentenza che lo scorso 6 settembre ha respinto il loro ricorso: la Slovacchia ha accettato solo 16 dei 902 richiedenti asilo che le erano stati assegnati, la Repubblica Ceca invece solo 12 su 2691, la Spagna soltanto il 13,7% della quota stabilita, il Belgio il 25,6%, l’Olanda il 39,6% e il Portogallo il 49,1%.
Esemplare anche il caso della Germania che, dopo aver accolto trionfalmente alcuni rifugiati (al suono di fanfare inneggianti l’inno europeo), li ha rispediti in Grecia affermando che l’accoglienza spettava al paese di primo ingresso (violando in questo modo la direttiva 2001/55/CE del Consiglio dell’Unione Europea del 20 luglio 2001).
“Quando la volontà c‘è il modo si trova: quando le banche hanno fatto fallimento sono stati trovati miliardi di euro; per altre crisi umanitarie, anche in altri paesi, le risorse si trovano. Qui si tratta chiaramente di volontà politica nel non aiutare persone in disperato bisogno”, ha dichiarato Iverna McGowan, dell’Amnesty International European Institutions Office. “Chiunque sia arrivato in Grecia e in Italia prima della scadenza dovrebbe essere inserito nello schema di ricollocamento. Se ciò fosse già stato fatto, oltre a consentire ai richiedenti asilo di vivere in sicurezza e dignità, avrebbe alleviato la pressione e migliorato la situazione sulle isole greche, dove nei mesi estivi gli arrivi sono aumentati“, ha aggiunto.
Invece, mentre in Italia si discute di Ius Soli, decine di migliaia di richiedenti asilo restano intrappolati entro i confini nazionali e in Grecia nei centri di prima accoglienza, in attesa che i paesi europei si ricordino di aver firmato un accordo, una delle poche speranze di molte delle persone sopravvissute alla guerra, alla persecuzione e a un viaggio estremamente pericoloso, che vogliono ricostruire le proprie vite in condizioni di sicurezza in un’Europa che molti vedono ancora come la Terra Promessa ma che si rivela, ogni giorno sempre di più, un mero accordo commerciale, nel quale gli interessi sociali delle categorie più deboli sono posti in secondo piano.