Ritratto nordcoreano: tra (poche) eccellenze, (molte) carenze e ingenui pregiudizi occidentali

di Domenico Carbone –

Kim jong un grandeLe condizioni del clima politico internazionale attuale e anche certa sfrontatezza dell’opinione pubblica occidentale hanno permesso di annoverare la Corea del Nord tra i cosiddetti “stati canaglia”, ritraendola come una seria minaccia globale. 
Ad aizzare l’opinione pubblica contro la nazione asiatica sono soprattutto le frequenti minacce rivolte agli Usa da parte del regime del giovane leader Kim Jong-Un e la rivendicazione dello stesso a riconoscere la propria patria come una superpotenza nucleare. Prendono poi spesso piede anche notizie che il più delle volte si rivelano vere e proprie bufale create unicamente per screditare ulteriormente la già osteggiata Corea.
È quindi necessario tentare di dipingere un ritratto chiaro della situazione citando tutti quei fattori, sia positivi che negativi, che possano permettere un’analisi obiettiva della situazione vigente, sebbene ciò non sia per nulla semplice
Bisogna in primis evidenziare come fin dall’indipendenza dal Giappone, avvenuta nel 1945, lo Stato ai tempi guidato dall’eroe nazionale Kim Il-Sung si sia subito prodigato in una sorta di socialismo “reale”, molto attiguo all’ideologia “stalinista” e parecchio distante da quell’internazionalismo che ha sempre contraddistinto il più classico pensiero comunista. In particolare, in seguito alla Guerra di Corea (1950-’53) che ha attuato nei fatti una divisione parecchio netta tra lo stato nordcoreano filo-sovietico e quello meridionale filo-americano, il governo di Pyongyang si è riconosciuto nel cosiddetto “Juche”, pensiero ideologico ufficiale della patria. Secondo tale filosofia politica (generata dallo stesso Kim Il-Sung) lo sviluppo e la realizzazione sociale ed economica del paese devono essere condotte da un’attiva massa popolare ed una spregiudicata forza militare, volte a creare una nazione autosufficiente e politicamente autonoma. Ciò ha condotto la Corea del Nord nel corso dei decenni nel tunnel di un isolazionismo che non ha permesso un pieno sviluppo economico, impedendo la trasformazione in una vera potenza mondiale. Tale isolamento ha reso il paese come uno dei meno accessibili al mondo; non è un caso se ad esempio i turisti stranieri possano visitare il paese solamente in compagnia di apposite guide turistiche.
Bisogna comunque evidenziare come rispetto alla crisi economico-alimentare che colpì il paese negli anni ’90 una piccola ripresa, seppur non miracolosa, abbia avuto luogo. Secondo un articolo pubblicato lo scorso anno dal quotidiano britannico “The Guardian” da qualche tempo hanno preso piede nel paese cospicui investimenti privati, capaci di alimentare la crescita. Nonostante il controllo di ogni singola attività imprenditoriale (così come di qualunque altra attività nel paese) sia saldamente nelle mani dello Stato, hanno avuto luogo maggiori concessioni verso l’industria privata, impegnata soprattutto nel settore petrolifero, minerario e dell’autotrasporto. Significativo il fatto che, sempre secondo l’articolo, il settore privato contribuisca tra il 30 e il 50% del PIL nazionale. 
Inoltre alcuni servizi nazionali sembrano offrire un buon funzionamento. L’istruzione è pubblica e gratuita e permette al paese di classificarsi ai primi posti tra le nazioni più alfabetizzate al mondo. Al sistema didattico quotidiano si affianca la funzione del doposcuola che garantisce la specializzazione dei bambini nordcoreani in diverse attività (dall’apprendimento della musica alla funzione dello sport) tra le quali spicca quella della preparazione coreografica per le adunate nazionali. 
Inoltre uno dei fiori all’occhiello della capitale è la maestosa stazione metropolitana. Con i suoi centodieci metri di profondità, oltre a detenere il primato per essere la stazione più profonda del pianeta, può fungere da rifugio anti-aereo in caso di necessità. La stazione si riconosce per il suo stile architettonico e il costo di un singolo biglietto è di soli 5 won, corrispondente ovvero a pochi centesimi di euro, sebbene bisogna sottolineare come la rete cittadina si estenda per soli 22 chilometri.
Secondo molte organizzazioni internazionali (tra cui Amnesty International) il sistema sanitario si rivela invece molto scadente, sebbene sia pubblico e gratuito come il servizio scolastico. 
La criminalità comune sembra praticamente assente, a fronte di una corruzione dilagante, come testimonia un’analisi di “Transparency International” che pone la Corea del Nord al secondo posto tra le nazioni col più alto tasso di corruzione al mondo.
Per quanto riguarda le relazioni internazionali e l’isolazionismo già citato in precedenza, nei primi anni 2000 si è tentato un riavvicinamento alla Corea del Sud e ad alcuni dei paesi occidentali, soprattutto in seguito agli aiuti umanitari derivanti da questi ultimi in seguito alla crisi alimentare. La questione atomica e il cambio di guida al governo con la successione di Kim Jong-Un al padre Kim Jong-Il hanno però intaccato tale processo evolutivo, accentuando una rottura con il mondo esterno che sembra oramai insanabile. 
Bisogna però ammettere come tali distanze siano anche “incattivite” dall’occidentalismo più radicale che riesce ad instillare in noi profondi pregiudizi, spesso attraverso notizie riprese dal sistema mediatico che si rivelano alla fine soltanto montature o comunque verità corea-del-nord-hotel-ryugyongalquanto improbabili. Secondo i maggiori media internazionali, ad esempio, il leader nordcoreano avrebbe imposto il proprio taglio di capelli ai suoi connazionali, così come avrebbe convinto il popolo del raggiungimento della finale da parte della propria nazionale durante gli ultimi Mondiali di calcio, attraverso falsi filmati di propaganda. Se la prima notizia si è rivelata altamente improbabile (alcuni giornalisti che hanno visitato il paese hanno smentito), non vi è stata invece nessuna propaganda dittatoriale inerente i mondiali, in quanto i filmati in relazione facevano semplicemente parte di un finto reportage che è riuscito ad ingannare diverse testate giornalistiche.
Ancorché esistano certamente problematiche legate ai diritti umani e la nazione continui a sostenere un programma nucleare solido e pericoloso, è necessario non dare adito a tali montature se si vuole evitare di rendere il ritratto di una nazione già di per sé chiusa e lontana ancora più oscuro e misterioso. 
Una nazione il cui corso si può paragonare a quello dell’Hotel Ryugyong. La struttura alberghiera si pone come l’edificio più imponente dell’intero paese, superando i trecento metri di altezza. La costruzione cominciò nel 1987 per poi fermarsi solo cinque anni dopo in seguito alla disastrosa situazione economica nazionale. I lavori sono ripresi solamente nel 2008 ma a distanza di quasi trent’anni l’albergo non risulta ancora aperto. 
Una struttura che si innalza sopra tutte le altre ma che è presto diventata il simbolo dell’inefficienza. Un po’ come la stessa Corea del Nord, una terra che vuole erigersi a simbolo di imponenza ma che deve fare perennemente i difficili conti con se stessa, tra flebili eccellenze di facciata e persistenti carenze socio-economiche.