Rohingya: il Marocco invia aiuti umanitari per i rifugiati. Aung San Suu Kyi rompe il silenzio e parlerà di ‘riconciliazione’

di Belkassem Yassine –

Su ordine di re Mohammed VI, il Marocco ha inviato aiuti umanitari d’urgenza al Bangladesh per affrontare il flusso massiccio dei rifugiati della minoranza musulmana dei Rohingya provenienti dalla Birmania. Lo si apprende da un comunicato del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, dove si legge che “Gli aiuti composti da tende, coperte, alimenti di base e medicine di prima necessità, sono stati spediti con volo aereo dalle Forze Armate Reali”.
Oltre 310mila Rohingya, minoranza musulmana perseguita nell’ovest della Birmania, si sono rifugiati in Bangladesh dalla fine di agosto. Questa marea umana scattata da un nuovo ciclo di violenze tra l’Esercito e una nuova ribellione rohingya, sta per ingrandire i ranghi dei 400mila membri della stessa comunità, resa apolide, che si trovavano già nei campi miserabili dei rifugiati nel sud est del Bangladesh.
L’Onu, che ha denunciato la “pulizia etnica” in corso, riunirà mercoledì il Consiglio di sicurezza per discutere della crisi dei Rohingya.
Il capo dei buddisti tibetani, il Dalai Lama, ha esortato ieri la dirigente birmana Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace come lui, a trovare una soluzione per i Rohingya, la più grande popolazione apolide nel monde con un totale di circa un milione di persone.
Ieri il Capo dell’esercito birmano ha affermato che “i Rohingya non fanno parte della storia del paese”.
La diplomazia birmana, diretta da Aung San Suu Kyi, ha divulgato un comunicato di sostegno all’Esercito in cui è stato garantito che “le forze di sicurezza hanno ricevuto l’ordine di evitare danni collaterali”, ed è stato ammesso che civili innocenti sono rimasti feriti nel ripristino della legalità e dell’ordine”.
Pressata, oltre che dal Dalai Lama e dall’Onu, anche dall’opinione internazionale, la leader birmana Aung San Suu Kyi “Parlerà il 19 settembre per la riconciliazione nazionale e la pace” in un discorso in televisione. Lo ha annunciato il suo portavoce, Zaw Htay.
L’atteggiamento della Premio Nobel sul massacro e la persecuzione dei Rohingya è stato fino ad oggi tiepido per non dire assente, tanto che nel suo intervento alla 21ma Conferenza delle minoranze etniche e dei gruppi armati separatisti svoltasi il 1 settembre dello scorso anno a Panglong ha ricordato, con i rispettivi rappresentanti, le 135 minoranze etniche riconosciute e i 17 gruppi separatisti su 20 che compongono il paese “dimenticandosi” tuttavia di citare i Rohingya.

Aung San Suu-kyi