Rom, convivenza impossibile. In Italia come in Bulgaria

di Guido Keller –

La natura delle cose ci insegna che vi sono elementi che fisiologicamente non possono scindersi mantenendo intatte le proprie caratteristiche: il contatto di sostanze diverse può provocare reazioni che determinano la lisi di uno o di entrambi gli elementi. Così avviene in materia di migrazione dei popoli, dove una società che si fonda sulla propria storia e sulla propria evoluzione fatta di esperienze plurisecolari entra in contatto con gruppi o con elementi estranei. Sarebbe un errore ritenere che determinate società o gruppi sociali siano incompatibili per motivi di carattere razziale: tutti gli uomini nascono uguali e di certo non esistono razze superiori o razze inferiori. Tuttavia la storia recente, fatta di migrazioni continue e veloci, ci sta ponendo il serio problema della compatibilità delle culture diverse specialmente se, uscendo dall’immaginario buonista, si pensa che a doversi integrare è l’immigrato che chiede ospitalità e non la società che lo ospita.Fatti drammatici riportano al caso del padre islamico-osservante che, in Lombardia, uccide la figlia solo per il fatto di avere una libera relazione sentimentale con il proprio partner e non con l’uomo a cui era stata promessa dal genitore; tuttavia, senza arrivare ad esempi così eclatanti, è sufficiente porre l’attenzione sull’annoso problema delle comunità rom le quali, pur trovandosi ospiti in una società con schemi prefissati e con leggi stabilite, vivono come se ciò che le circonda non esistesse: i figli non sono mandati a scuola nonostante l’obbligo, le madri sfruttano persino i neonati per chiedere l’elemosina a seno scoperto al di fuori delle stazioni (cosa che, se fatta da una madre italiana, ne causerebbe l’affido del minore ad altri), gli ambienti spesso messi a disposizione delle amministrazioni pubbliche vengono ridotti allo stato di degrado e via dicendo.L’Italia, si dice, è una Repubblica fondata sul lavoro, ma i furti, la ricettazione e l’accattonaggio rappresentano la forma di sostentamento (e a volte di ricchezza) di diversi gruppi rom la cui presenza, a differenza di altri gruppi etnici e di appartenenza, è ovunque ritenuta un problema.Si tratta quindi di culture diverse e soprattutto inconciliabili, le quali, venendo a contatto, generano una reazione evidente tanto più in periodi di crisi e di impoverimento generalizzato com’è quello attuale.Non serve a nulla, pertanto, cercare la quadratura del cerchio intervenendo con sonanti contributi pubblici (che qualcuno deve pagare e che a qualcuno poi mancano): semplicemente bisogna prendere atto che la convivenza con chi rifiuta l’impegno dell’integrazione è pura utopia.A Trento, per fare un esempio, la Provincia autonoma ha tolto alle poche famiglie rom presenti sul territorio il contributo di ben 70.000 euro all’anno per mandare i figli a scuola, perché comunque a scuola i bimbi non ci arrivavano, mentre i soldi nelle tasche dei genitori sì.La convivenza impossibile con i rom, tuttavia, sembra interessare non solo la nostra società, ma anche realtà che (erroneamente) venivano reputate più ‘abituate’ alla coesistenza in determinate aree geografiche: è notizia di questi giorni di importanti scontro che si sono svolti in Bulgaria a Katunitsa dove in scontri fra bulgari e rom sono rimaste ferite cinque persone ed uccisi due ragazzi, mentre la villa del capo tribale rom, Kiril Rachkov, conosciuto come ‘Re Kiro’, è stata data alle fiamme. La scintilla era scoppiata dopo che un pulmino carico di rom, uno di quelli che al mattino porta i mendicanti a raccogliere le elemosine agli angoli delle strade, aveva travolto ed ucciso un ragazzo bulgaro. Il veicolo era di proprietà appunto di ‘Re Kiro’, il quale è conosciuto in zona per la produzione illegale di superalcolici e per il traffico di prostitute. Il padre del giovane ucciso aveva dichiarato che  il figlio sarebbe stato ucciso per ordine di Re Kiro” poiché sul profilo Facebook del rom stava scritto che  “colui che è mio nemico dovrebbe morire in un incidente stradale!”. Il borgo di Katunitsa, il quale si trova a pochi passi dalla più grande Plovdiv, si è trasformato in uno scenario di violenza inquietante, dove centinai di bulgari, esausti per la situazione, sono venuti alle mani con i rom ed il centro abitato è stato da lì a breve presidiato da squadre di poliziotti in divisa antisommossa.Il governo di Sofia ha convocato il Consiglio nazionale di sicurezza, mentre sia il partito nazionalista Ataka che il movimento nazionalista Vmro, si sono adoperati in azioni di raccolta firme contro ”l’arbitrio zingaro che imperversa in Bulgaria” e in manifestazioni contro ”l’impunità dei rom”, al motto di ”La criminalità zingara, un pericolo per lo Stato” (Ansa, 1 ott 11).