Roma. 8 marzo, manifestazione della comunità ucraina

Il 8 marzo 2018 alle ore 14.30 in piazza di Montecitorio a Roma (davanti al Parlamento Italiano), la Comunità Ucraina organizza una manifestazione a sostegno del militare ucraino Vitaliy Markiv, che si trova ingiustamente in carcere a Milano senza alcuna prova oggettiva.
Il 30 giugno scorso, a Bologna è stato arrestato il sergente maggiore della Guardia Nazionale Ucraina Vitaliy Markiv.
Il Markiv è accusato in concorso con altri soggetti presenti sulla collina di avere “volontariamente cagionato la morte di Andrea Rocchelli indirizzando contro quest’ultimo (fotoreporter che stava effettuando un servizio fotografico) dapprima varie raffiche di colpi esplosi da diverse armi da fuoco e successivamente circa 20 colpi di mortaio ”, in data 24/05/2014.
Nel corso delle indagini protrattesi per oltre tre anni non è stata raggiunta alcuna prova oggettiva che confermi la tesi dell’accusa, nessun fatto preciso provato e circostanziato che permetta di incolpare personalmente il Markiv.
Non solo: l’autorità inquirente Italiana ha del tutto ignorato la proposta della Procura generale dell’Ucraina e del Governo Ucraino di collaborare nelle indagini , offrendosi di effettuare in concorso con l’autorità giudiziaria Italiana i sopralluoghi necessari e sentire le testimonianze indicate dall’indagato.
Ci stupisce, peraltro, che tutta l’accusa in esame si muova sulla soggettiva interpretazione di una conversazione telefonica neppure oggetto di intercettazioni e i cui contorni appaiono alquanto confusi ed incerti. L’interpretazione di una giornalista che ha ascoltato la telefonata in viva voce, non essendo l’interlocutrice diretta, non è certa neanche in che lingua si fosse svolta e non riporta le domande /risposte di tutta l’intera conversazione ma solo una parte: ebbene, questo elemento è stranamente diventata la chiave delle accuse che hanno condotto una persona innocente in carcere dove si trova tutt’ora per lunghi otto mesi. Peraltro, tutti tre i partecipanti presenti alla conversazione telefonica hanno percepito in modo diverso il contenuto e il significato del dialogo, il che conferma la difficoltà di avere le certezze su cosa Vitaliy Markiv intendesse veramente dire: egli infatti, pur conoscendo bene l’italiano è sempre di lingua madre ucraina e si trovava nel momento della telefonata in un momento di guerra e di stress.
Nella Guardia Nazionale dove prestava il servizio Markiv non c’erano in dotazione i mortai e questo fatto esclude la possibilità che Markiv potesse materialmente uccidere Rocchelli che invece è morto proprio a causa del colpo di mortaio (secondo la tesi di accusa). Non poteva neanche colpirlo col kalashnikov in quanto si trovava troppo lontano dal luogo della tragedia.
Nonostante il fatto che l’indagato nel corso dell’istruttoria avesse depositato le indagini difensive atte ed idonee a dimostrare la sua estraneità ai fatti, l’autorità giudiziaria Italiana non ha ritenuto di revocare il provvedimento di custodia cautelare e/o quantomeno di concedere gli arresti domiciliari limitandosi a modificare la condotta attribuita al Markiv consistente questa volta “nel fornire un contributo materiale determinante il cagionamento della morte del cittadino italiano Rocchelli”. Un “contributo materiale determinante” che non trova nei documenti da parte dell accusa nessuna prova certa.
Inoltre, non c’è nessuna certezza neanche del fatto da quale parte provenissero i colpi di mortaio, perchè le dichiarazioni del giornalista francese sono contraddittori e se veramente sparavano dalla parte di Karaciun, come mai non hanno continuato a sparare contro i separatisti che si trovavano nelle vicinanze e come spiegare i colpi di kalashnikov (sentiti dai testimoni e visibili sulla macchina dei giornalisti) se la distanza da Karaciun era irraggiungibile da tale arma.
A tutt’oggi non c è una prova certa che il povero giornalista sia stato attinto da colpi esplosi da chi era posizionato sulla collina né è dato sapere con certezza quale sia arma sia stata utilizzata tanto più in quei giorni diversi tipi di armi erano utilizzati sia dallo esercito che dai separatisti terroristi allegati nei pressi della fabbrica Zeus. I dati certi sono: Markiv aveva in dotazione un fucile portata massima di tiro 500 metri ; la sua postazione gli impediva di vedere la zona ove sono avvenuti i fatti; era un semplice soldato della Guardia Nazionale con compiti specifici di controllare una zona del tutto differente da quella ove sono avvenuti i fatti.
E molto preoccupante l’uso da parte di accusa delle espressioni del tipo “il nuovo governo centrale ucraino … con presa di potere della fazione nazionalista”, la negazione da parte della accusa delle circostanze di guerra, per tanto chiaramente confermate da parte dell’Ambasciata Italiana in Ucraina, la definizione della Guardia Nazionale Ucraina come “corpo paramilitare ausiliario, denominato Guardia nazionale, composto da volontari di varie nazionalità”. Tali espressioni fanno dubitare nella apoliticità degli inquirenti e quindi nella loro oggettività.
Nel frattempo dalla stampa italiana Markiv è stato già descritto come un feroce assassino, come persona violenta e crudele, creando nella opinione pubblica una visione assai unilaterale, distorta, scorretta , ma sopratutto non oggettiva e quindi falsa.
Pur confidando nella giustizia italiana ed esprimendo la fiducia nello Stato di Diritto che è l’Italia, la Comunità Ucraina con la promossa manifestazione vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sul “caso Markiv”, sollecitare agli inquirenti italiani di riconoscere l’autorevolezza e l’affidabilità delle indagini compiute dalla procura generale ucraina e la validità delle indagini difensive tutte protese unicamente alla ricerca della verità, ed evitare la politicizzazione di questo procedimento penale nonché le facili gratuite affrettate conclusioni. Si chiede inoltre di trasmettere a chi di dovere la nostra richiesta di prestare la massima attenzione al “Caso Markiv” per evitare che una persona estranea ai fatti a lui atribuiti venga punita senza colpa alcuna.
Questa manifestazione è internazionale! Nella settimana corrente si svolgeranno le azioni simili sotto le ambasciate italiane in seguenti paesi: USA, Gran Bretania, Francia, Portogallo, Spania, Grecia, Ungheria, Australia, Ucraina e altri paesi.