Seminario a Mosca sul terrorismo e la guerra psicologica

di Guido Keller

Si è svolto il 24 ottobre a Mosca presso l’Accademia presidenziale russa dell’Economia nazionale e della Pubblica amministrazione (Ranepa) il seminario “Problemi del terrorismo internazionale e della guerra psicologica nel mondo contemporaneo”, organizzato dall’Accademia presidenziale con il supporto accademico dell’Associazione di studio, ricerca ed internazionalizzazione in Eurasia ed Africa (Asrie) ed il Centro internazionale per gli Studi socio-politici e consulenza (Icspsc).
Hanno preso parte al seminario in qualità di relatori Giuliano Bifolchi, socio fondatore e direttore della Osint Unit di Asrie ed analista geopolitico specializzato in sicurezza, relazioni internazionali e terrorismo nell’area mediorientale e nello spazio post-sovietico, Ilya S. Bronskiy, analista indipendente e vice direttore del dipartimento di strategia e marketing dell’organizzazione di alta formazione North-West Open Technical University, e Darya Y. Bazarkina, professoressa presso il dipartimento di studi di integrazione europea dell’Istituto per le Civiltà mondiale, associato presso il dipartimento di gestione della comunicazione, advertising e pr dell’Istituto per il Giornalismo, comunicazione e formazione nel mondo dei media dell’Università statale pedagogica di Mosca (Mspu) e coordinatrice della ricerca sulla comunicazione strategica presso Icspsc.
Il seminario ha voluto prendere in esame l’incidenza ed importanza della comunicazione strategica e della propaganda ideologica sia nell’attività dello Stato Islamico e delle organizzazioni terroristiche sia nella strategia anti-terrorismo e di difesa adottata dalle organizzazioni internazionali e dai singoli governi. Tale evento è stato organizzato all’interno dei una serie di incontri alla quale prendono parte gli studenti dell’Accademia presidenziale insieme ad esperti russi e stranieri del settore sicurezza e difesa.
Partendo dal concetto base che nella società dell’informazione in cui viviamo la componente di comunicazione dei processi socio-politici, delle trasformazioni economiche e dei conflitti politici si pone in primo piano, il seminario ha voluto focalizzare l’attenzione sulla relazione tra guerra psicologica, comunicazione strategica, geopolitica e terrorismo.
Come evidenziato durante il seminario, è di primaria importanza analizzare la definizione della parola terrorismo ed il modo in cui tale termine viene utilizzato nei processi di comunicazione: mancando infatti una definizione unica e comune di terrorismo, ogni governo ed istituzione ha quindi sviluppato una propria terminologia e relative attività di contrasto. Si impone quindi la necessità di migliorare l’approccio alla problematica del terrorismo partendo dalla concezione di cosa si intende per attività terroristica e sviluppando quindi opportune strategie di contrasto che possano però interessare tutti gli attori internazionali.
Durante le presentazioni dei singoli relatori è stato messo in evidenza come il clima di tensione esistente tra l’occidente e la Russia generato a seguito della crisi ucraina ha annullato la cooperazione tra la Federazione Russa, l’Unione Europea e la Nato nella lotta al terrorismo. Nello specifico, il confronto/scontro tra Mosca e Bruxelles inerente l’Ucraina rappresenta la minaccia principale per una eventuale futura cooperazione nel settore difesa e sicurezza tra le due parti, fattore che giova principalmente alle organizzazioni terroristiche. La comunicazione strategica in questo caso diventa un detrattore nella lotta al terrorismo se si pensa ad esempio come nella Carta Bianca dell’Unione Europea – un rapporto della Commissione Europea pubblicato il 1° marzo 2017 – Bruxelles definisce le relazioni con la Russia come una “sfida”, termine che ne connota quindi un aspetto negativo e influenza gli sviluppi futuri minando così la cooperazione in un settore fondamentale come quello della difesa e della lotta al terrorismo.
Entrambi i relatori hanno condiviso l’idea che la minaccia jihadista sia un fenomeno globale la cui incidenza interessa sia la Russia che l’Unione Europea, come dimostrato dai recenti attacchi terroristici e dalla propaganda dello Stato Islamico attraverso i propri Social Media ed i magazine Dabiq, Istok, Dar al-Islam e Kostantiniye. La possibilità quindi di scambiare informazioni e di operare congiuntamente per quel che riguarda il controllo delle frontiere, in modo da prevenire il ritorno di foreign fighters dall’Iraq e dalla Siria, è necessaria e fondamentale e deve essere coordinata tramite un lavoro di collaborazione russo-europeo il quale è invece ostacolato dalle sanzioni. In questo caso la guerra psicologica condotta da alcune agenzie di sicurezza ed organizzazioni internazionali unita alla propaganda dello Stato Islamico hanno avuto un effetto prorompente nelle dinamiche interne ed esterne dei paesi europei e dello spazio post-sovietico causando sul piano geopolitico l’allontanamento della Russia all’Europa e su quello sociale l’isolamento di una parte della popolazione dall’autorità centrale favorendo quindi la propagazione del messaggio jihadista ed il reclutamento tra le file dello Stato Islamico.